QUESTION TIME CAMERA 17/10/2007
D'ELIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: nel nome della «certezza della pena», è in atto una campagna allarmistica sull'aumento dei reati in Italia volta a rimettere in discussione la stessa «legge Gozzini» -: quali siano i dati sulla recidiva relativi ai beneficiari dell'indulto, quanti siano i detenuti ammessi alle misure alternative e ai benefici penitenziari (semilibertà, lavoro esterno, liberazione condizionale, permesso premio) e quali siano i dati relativi alla recidiva e alla revoca di misure e benefici per commissione di nuovi reati e/o in ottemperanza agli obblighi, rapportati ai dati della cosiddetta «recidiva ordinaria», cioè dei detenuti usciti dal carcere senza aver usufruito di misure e benefici penitenziari, tutto ciò comparato ai dati registrati in altri Paesi europei. (3-01346) (16 ottobre 2007)
Il Ministro Mastella Risponde -
All'On.DELIA
Fare chiarezza su tutto ciò che è artatamente distorto è un privilegio che spetta a pochi. In questa occasione intendo esercitare questa facoltà perché ritengo quasi doveroso per un Ministro della Giustizia recidere le connessioni, a mio parere ingiustificate, che ultimamente abbinano la legge Gozzini all’indulto ed alla recidiva.
La legge n. 663 del 1986 che ha riformato l'ordinamento penitenziario e che tutti conosciamo come legge Gozzini è stata introdotta con il chiaro fine di umanizzare le pene nei confronti dei condannati a una pena non superiore ai tre anni. Si tratta di una finalità perseguita anche dalla Costituzione all’art. 27, per cui non credo che si possa discutere della sua attualità o della sua efficacia senza che tutte le forze politiche abbiano avuto la possibilità di esprimersi nel comune interesse della tutela dei cittadini.
Per quanto mi riguarda, non credo che la sola repressione possa garantire la sicurezza, ma ciò non significa che io non sia aperto al dibattito o che non voglia farmene promotore.
Quanto all’indulto ed alla recidiva ritengo di non esasperare i toni del mio discorso se pongo
l’accento sulla arbitraria ed ossessiva correlazione che ultimamente viene fatta tra i due istituti.
Anche in questo caso si è cercato di legare cose, fatti o persone a fenomeni o ad eventi, ed anche in questo caso il risultato è stato quello di determinare l’assimilazione tra i concetti, indipendentemente dalla veridicità o meno del collegamento. Ricordo a tutti ed anche a me stesso, che l’indulto è un atto di clemenza di carattere generale, mentre la recidiva è una circostanza di carattere strettamente personale che non determina un beneficio, bensì un aumento della pena per chi, dopo essere stato condannato, commetta un altro reato.
Sulla base di queste premesse non credo che si possa stabilire un rapporto di causa ed effetto tra la concessione dell’indulto o delle misure alternative al carcere ed il rischio di ricaduta nel reato.
Si tratta di una equivalenza che non trova supporto né sul piano giuridico né su quello sociologico
visto che l’uscita prematura dal circuito penitenziario dovrebbe favorire, soprattutto per i soggetti con un basso numero di esperienze detentive, il reingresso progressivo nella società attiva.
Detto questo, rappresento che in considerazione del breve tempo a disposizione e, soprattutto della complessità dei dati da rilevare, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non ha potuto raccogliere tutte le informazioni richieste.
Risulta, invero, che dei 26 mila circa soggetti beneficiari dell’indulto, soltanto circa 6 mila sono rientrati in carcere in un arco di tempo di un anno e tre mesi. La recidiva si assestava al 48% prima dell’indulto, mentre un anno dopo la presenza di recidivi in carcere era pari al 42% del totale, inclusi in tale dato i detenuti usciti dal carcere a seguito dell’indulto e poi nuovamente arrestati. Non è stato, invece, possibile acquisire i dati relativi alla recidiva ed alla revoca delle misure e benefici per commissione di nuovi reati, né, ovviamente, è stato possibile compararli con quelli di altri paesi europei. Su questi punti mi riservo di riferire in prosieguo a rilevazione ultimata.
ALL' ON. PISICCHIO
In risposta all’interrogazione dell’On. Pisicchio, preciso che dei 25 istituti cui l’interrogante si riferisce, la gran parte è costituita da case mandamentali.
Questa tipologia di istituti (350 in totale), costituita da immobili di proprietà dei Comuni, è stata soppressa, e i relativi edifici, in numero di 329, sono stati restituiti ai Comuni proprietari, mentre per i rimanenti 21 è stata mantenuta la destinazione penitenziaria. Tra gli istituti soppressi, e restituiti ai Comuni proprietari degli edifici, vi sono quelli di Pescia, Villalba, Monopoli, Minervino
Murge, Accadìa, Castelnuovo della Daunia, Volturara Appula, Rotondella, Lagonegro, Avigliano, Chiaromonte, ai quali l’interrogante fa riferimento.
Quanto agli altri 21, quello di Gela è stato oggetto di lavori da parte del Comune proprietario, completatisi in questi i giorni e per il quale la riconsegna all’Amministrazione penitenziaria è prevista per il 26 novembre prossimo.
Gli altri sono regolarmente aperti e funzionanti, fatta eccezione per quello di Pontremoli, solo temporaneamente chiuso per destinarlo a una nuova e diversa tipologia di detenuti, e quelli di Bovino, Codigoro, Mileto, Revere, San Valentino in Abruzzo, Morcone ai quali pure si riferisce l’interrogazione. Per questi istituti si previde nel 2003 la dismissione mediante il ricorso allo strumento della permuta, ma è mia intenzione procedere alla riapertura di tutti questi istituti, malgrado il non ottimale rapporto tra la loro capienza e il loro costo.
Ritengo infatti che in questa materia il criterio meramente economico non possa essere la sola guida delle decisioni del Ministro.
Quanto alle case circondariali di Capanne (Perugia) Gragnano e Tempio Pausania, la prima risulta funzionante; mentre la seconda, realizzata dal Comune, fu soppressa nel 2003 perché pericolante, in quanto edificata su suolo cavernoso; la terza è stata ristrutturata dal Comune di Tempio e, in attesa del collaudo, il D.A.P. ha avviato le procedure per l’assegnazione del personale.
Devo comunque sottolineare che i tagli alla spesa pubblica hanno reso esigui i fondi utilizzabili per procedere a interventi di ampliamento e ristrutturazione (nel periodo 2001/2006 i fondi per la manutenzione ordinaria si sono ridotti ad un terzo, mentre quelli per le ristrutturazioni ed ampliamenti si sono ridotti del 50%).
Quanto poi alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, la competenza è del Ministero delle Infrastrutture, e pertanto qualsiasi rilievo sui tempi di realizzazione ex novo di istituti penitenziari non può essere mosso alla mia amministrazione.
In ordine alle iniziative intraprese da questo Ministero, è stato già varato ed è in via di attuazione un ampio programma di recupero e ristrutturazione di tutti gli istituti, precedentemente del tutto o parzialmente inutilizzati, o comunque suscettibili di ampliamento.
Più in particolare, mentre sono già in corso di esecuzione o di appalto interventi per la realizzazione di circa 3.300 posti di detenzione, il programma per l’edilizia penitenziaria elaborato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria prevede, per il triennio 2007/2009, la realizzazione di circa ulteriori 4.000 nuovi posti, tutti a norma con le prescrizioni del regolamento penitenziario vigente, con interventi di esclusiva competenza di questo Ministero.
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