L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 24 gennaio 2008

ITALIA OGGI

"Braccialetti elettronici", ecco che ci riprovano...
di Patrizio Gonnella (Presidente Associazione Antigone)

24 gennaio 2008

Si riparte con la sperimentazione del controllo a distanza e dei braccialetti elettronici, dopo il fallimento della prima esperienza. L’ex guardasigilli Clemente Mastella, nella sua relazione annuale sullo stato della giustizia italiana, scrive: "In materia di custodia domiciliare, sia a titolo cautelare che di espiazione di pena, sta partendo in questi giorni la sperimentazione di 400 braccialetti elettronici, che assicureranno continuativamente la localizzazione della persona interessata sul luogo di detenzione e renderanno impossibili i comportamenti elusivi.
La garanzia di efficacia derivante da questo controllo permanente consentirà alla magistratura di utilizzare con maggiore fiducia, e migliore profitto per le esigenze di tutela della collettività, le misure alternative alla detenzione in carcere". Si riparte dalla Lombardia affermando che i costi, rispetto al passato, sarebbero stati abbattuti. Tutto ebbe inizio con il pacchetto sicurezza. Non quello dell’ottobre 2007 bensì quello di sette anni fa, quando ministro della giustizia era Piero Fassino. Con il decreto legge 341 del 24 novembre 2000 recante disposizioni urgenti per l’efficacia e l’efficienza dell’amministrazione della giustizia fu introdotto nel codice di procedura penale l’articolo 275-bis il quale prevedeva che "nel disporre la misura degli arresti domiciliari anche in sostituzione della custodia cautelare in carcere, il giudice, se lo ritiene necessario in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto, prescrive procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, quando ne abbia accertato la disponibilità da parte della polizia giudiziaria.
Con lo stesso provvedimento il giudice prevede l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere qualora l’imputato neghi il consenso all’adozione dei mezzi e strumenti anzidetti". Si partì poi sette mesi dopo, il 2 maggio 2001, con 350 cavigliere elettroniche a disposizione di procuratori e poliziotti di cinque città: Roma, Milano, Napoli, Catania e Torino.
Il primo detenuto sorvegliato elettronicamente risiedeva a Napoli. Dichiarò l’allora ministro degli interni Enzo Bianco: "Tra 45 giorni faremo una prima valutazione della sperimentazione, e decideremo se allargarne l’applicazione ad altre città. Dal braccialetto ci attendiamo maggiore sicurezza e la ragionevole certezza che chi è agli arresti domiciliari non vada per la strada a commettere altri reati".
Il braccialetto di allora era nero, costruito con materiale antiallergico e munito di un cinturino a prova di manomissione e a tenuta stagna; andava applicato alla caviglia e avrebbe dovuto far scattare l’allarme se il detenuto che lo indossava si fosse allontanato dal raggio di azione prestabilito o avesse tentato di manometterlo. A poche settimane dall’entrata in vigore della legge un colombiano agli arresti domiciliari si diede alla fuga.
Il 21 luglio 2002 un boss della mafia siciliana, malato di Aids, riuscì a fuggire insieme al proprio braccialetto elettronico dall’ospedale Sacco di Milano, dove era ricoverato agli arresti domiciliari.
I costi si aggiravano sui 3 milioni di euro. Il noleggio del ministero degli interni aveva un prezzo altissimo: 30 euro al giorno a favore delle cinque ditte produttrici. Alla questura catanese, che avrebbe voluto usarlo nel 2002, una di queste ditte, l’inglese On Guard Plus, responsabile per l’Italia della fornitura dei braccialetti, rappresentò l’impossibilità a fornire l’apparecchio in quanto la stipula della convenzione con il ministero dell’interno era stata sospesa, visti i mancati pagamenti. Adesso si riparte. Dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dicono che il ministero degli interni avrebbe ridotto drasticamente i costi rispetto al passato. Grande soddisfazione è espressa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe, per il riavvio della sperimentazione, questa volta nella sola Milano.