L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 20 marzo 2008

Giustizia/Carcere- Carceri strapiene... pur con tutto l’indulto possibile

www.dazebao.org, 20 marzo 2008

Correva l’anno 2002, quando gli esperti in materia giudiziaria vivevano nell’illusione che la stagione in questione, con 56.000 detenuti - circa 13 mila in più di quelli previsti da regolamento - avrebbe rappresentato l’annus horribilis della giustizia italiana, superato il quale non ci sarebbe stato che da risalire.
La risalita arrivò puntuale, ma in un altro, amarissimo senso: il numero di detenuti, grazie anche a qualche legge scriteriata in materia di immigrazione (Bossi-Fini su tutte) sarebbe cresciuto esponenzialmente, fino a oltrepassare l’incredibile e disumana quota 60.000 nel 2006. Il rimedio a tale stato di cose sarebbe arrivato nel luglio dello stesso anno, non cercando di correggere - come eticamente e logicamente auspicabile - qualche obbrobrio in essere in forma di legge, bensì con il tanto discusso e vituperato indulto, fortemente a trasversalmente voluto dal quasi intero arco costituzionale: se ne dissociarono An e Lega.
Oggi, dopo circa un anno e mezzo di somme tirate, emerge in tutta la sua avvilente miseria il fallimento di tale soluzione. I numeri innanzitutto: dei 26.722 detenuti beneficiari dell’intervento nel luglio 2006 - cifre che avevano più che dimezzato la popolazione carceraria -, 6.049 avevano esperito tale misura come una sorta d’ora d’aria prolungata, facendo ritorno al carcere già nel settembre successivo: cruda e lampante dimostrazione di come una simile misura non si possa mettere in atto senza creare le adeguate condizioni per il reintegro dei beneficiari nella società civile.
Reintegro che quasi sempre si mostra particolarmente difficile, considerato che la carenza assoluta di strutture deputate al reinserimento sociale e al recupero (se ne contano poche e spesso inadeguate, tra cui quelle gestite da ex detenuti che rischiano di diventare una sorta di ghetto) s’accompagna ai pregiudizi e alla chiusura della popolazione nei confronti degli ex detenuti.
Tali condizioni, unite alla cecità assoluta con cui è stato varato il provvedimento del luglio 2006, hanno fatto sì che a un anno esatto di distanza dallo stesso il 23,8% dei beneficiari d’indulto sia tornato direttamente in cella. A questi s’è poi aggiunta una percentuale di nuovi ingressi che ha portato, a settembre 2007, a superare quota 45.000; in parole povere, dodici mesi più tardi la popolazione carceraria era nuovamente in esubero - duemila unità - sulla soglia massima prevista da regolamento. Tutto ciò per quanto concerne l’inefficacia del provvedimento e le sue carenza strutturale.
Tornando invece al tema degli obbrobri giudiziari, va segnalata l’attuale normativa in merito all’immigrazione che ha colpito una massa ragguardevole di cittadini extracomunitari per reati legati a questa, riversando di fatto nelle carceri un numero impressionate di stranieri che per via della legge Bossi-Fini si trovano impossibilitati a vivere in condizioni dignitose. Le cifre attuali, a riguardo, parlano del 37% della popolazione carceraria composta da cittadini stranieri - non a caso più che raddoppiata rispetto agli anni Novanta - provenienti da 144 Paesi.
A questo s’aggiungono i tempi fisiologicamente biblici della giustizia, la non trascurabile porzione di detenuti in attesa di giudizio e la lungaggine dei processi penali, a sovraccaricare una situazione già di per sé penosa. Le ultime soluzioni proposte dall’ex ministro Mastella parlavano di una nuova frontiera di lotta al sovraffollamento.
Riconosciuto il clamoroso fallimento dell’indulto, si è proposto di agire sulla vera causa del fenomeno, partendo stavolta con l’abbattere le carenza strutturali: i posti letto sono pochi, quindi aumentiamoli. L’obiettivo era di costruirne ex novo oltre 5.800, ai quali aggiungerne altri mille circa nel corso del 2008. A tale progetto ha fatto eco l’ex ministro delle Infrastrutture Antonio di Pietro, che ha parlato di ampliamento di strutture penitenziarie al fine di recuperare 3.300 posti letto per l’immediato e ulteriori 4.000 entro il 2009.
A oggi e a seguito della caduta del governo Prodi, nessuno immagina o sa a quali fondi attingere - si parla di settanta milioni di euro circa - per finanziare tali provvedimenti infrastrutturali e soprattutto con quali danari pagare il nuovo personale da assumere per gestire i nuovi spazi. Ad avere occhi per guardare, tutto lascerebbe pensare a una bella soluzione all’italiana, una patata bollente da lasciare in dote al nuovo esecutivo che s’insedierà nella prossima primavera. E chissà che chi si accinge a governare non stia già pensando a una qualche nuova forma di amnistia.