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mercoledì 19 marzo 2008

Giustizia/Carcere- Un "patto nazionale" per l’inclusione dei detenuti

Ristretti Orizzonti, 19 marzo 2008

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Un "patto nazionale" per l’inclusione dei detenuti: è quello contenuto nelle linee guida presentate stasera dai Ministri della Giustizia e della Solidarietà Sociale. Non prescrizioni vincolanti, ma indicazioni per sistematizzare prassi già sperimentate. Si mira a sensibilizzare la collettività.
Il documento era stato approvato all’unanimità nel corso della riunione del gruppo tecnico di studio ed ipotizza un patto per l’inclusione sociale delle persone (adulte e minori) entrate nel circuito penale. Non si tratta di prescrizioni vincolanti ma di indicazioni sviluppate per sistematizzare prassi già sperimentate.
Quanto ai contenuti fondamentali il documento richiama nella premessa i principi costituzionali, la riforma penitenziaria e le regole penitenziarie europee; dà particolare rilevanza alla specificità dell’esecuzione penale esterna e al settore della giustizia minorile; fa riferimento alla gestione dell’esecuzione delle pene attraverso un’azione multilivello, che investa tutte le componenti sociali; sottolinea il ruolo delle regioni, degli enti locali e della società civile organizzata.
Si fa riferimento, inoltre, ad un Patto tra tutte le componenti, finalizzato a favorire lo sviluppo di una rete integrata, estesa, qualificata e differenziata sul territorio nazionale, di percorsi di inclusione sociale per le persone entrate nel circuito penale.
Tale Patto, in virtù del principio di sussidiarietà, prevede accordi a livello locale tra i vari livelli di governo, anche in merito alla destinazione delle risorse. Particolare risalto viene dato al ruolo del Terzo settore.
Gli obiettivi. Le finalità generali del patto sono le seguenti: riservare, nell’ambito dei piani nazionali, regionali e locali, uno specifico impegno alle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, con attenzione particolare ai minori, agli stranieri e alle donne; implementare e rendere permanente la sinergia tra tutti i soggetti coinvolti; costruire percorsi condivisi e integrati; potenziare la cooperazione tra i diversi livelli di governo; costruire una visione strategica comune e l’integrazione professionale, anche attraverso occasioni di formazione congiunta; rafforzare il coinvolgimento del settore produttivo nel sistema di rete, favorendo la responsabilità sociale d’impresa. A partire da questi obiettivi, ecco le indicazioni rivolte in modo complementare e non alternativo alle buoni prassi locali che, come detto, costituiscono il riferimento centrale.
Azioni. Il Patto si declina in diverse "macro-azioni", che vanno dalla sensibilizzazione della collettività per attivare nella popolazione (a partire da quella scolastica), la conoscenza delle tematiche della legalità, della mediazione dei conflitti e della sicurezza sociale, al miglioramento della qualità della vita in carcere, al sostegno e all’accompagnamento nei percorsi di reinserimento, ad azioni specifiche per l’esecuzione penale esterna, quella minorile e quella di adulti e stranieri.
Il documento, presentato questo pomeriggio al ministero della Giustizia, mira al consolidamento delle iniziative già strutturate e all’adozione in ogni regione di almeno uno degli strumenti individuati; alla ricezione da parte degli enti locali degli accordi, ampliamento del partenariato al mondo produttivo; la diffusione delle buone prassi, anche attraverso la redazione di un rapporto triennale.
Il documento effettua un forte richiamo alla coerenza programmatica dei vari livelli di governance. In questo quadro, il ruolo di coordinamento a livello nazionale viene individuato nel ruolo della Commissione nazionale consultiva e di coordinamento per i rapporti con le Regioni, gli enti locali e il volontariato del Ministero della Giustizia, allargata anche ai componenti del sistema produttivo.
Per svolgere questa funzione, si ipotizza che la Commissione possa svolgere anche altre funzioni oltre a quelle individuate dal decreto istitutivo. E in particolare: indire ogni tre anni una Conferenza nazionale sull’esecuzione penale; definire le metodologie operative; definire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione del patto proponendo che questa previsione (con finanziamento aggiuntivo) confluisca nella programmazione economica e finanziaria nazionale (quale parte integrante della strategia di governo per l’inclusione e la protezione sociale). Analoghi compiti avranno poi gli organismi di concertazione situati a livello regionale e locale.
Infine, gli elementi da prendere in considerazione nella programmazione degli interventi a livello territoriale. Sistemi informativi, ma anche l’utilizzo di strumenti quali: metodologia di programmazione strategica e progettazione partecipata; accordi di programma; tavoli di coordinamento. È prevista la garanzia della partecipazione, a questi organismi, di referenti del Ministero della Giustizia a livello regionale e locale. Ed è possibile accedere, tramite le regioni, ai finanziamenti dell’Unione Europea. I piani di zona sono considerati il primo ed importante livello di reti di coordinamento.