ROMA 19 APRILE 2008:IL COORDINAMENTO ASSISTENTI SOCIALI GIUSTIZIA INCONTRA I SINDACATI E L'ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI
RELAZIONE INTRODUTTIVA SEGRETARIA NAZIONALE ANNA MUSCHITIELLO
Per avviare la nostra riflessione risaliamo al VII ° convegno CASG, tenutosi a Pescara nel marzo 2007, che per noi è stato un momento topico della nostra attività dell’anno passato perché ha dato l’avvio alla massiccia mobilitazione contro l’inserimento della polizia penitenziaria negli UEPE. Mobilitazione promossa dal Coordinamento e che ha avuto una grande risonanza sia all’interno che all’esterno della professione nell’ambito del settore della giustizia.
Un forte contributo lo ha fornito il blog di solidarietà degli assistenti sociali di Milano che ha rappresentato un formidabile strumento di comunicazione, dando forza alle argomentazioni, agendo da cassa di risonanza e moltiplicando le occasioni di visibilità e favorendo quel lavoro di sinergia tra il CASG, Ordini regionali e nazionale assistenti sociali, associazioni del volontariato, sindacati e parte del mondo politico. Tutti assieme siamo riusciti a bloccare se pur temporaneamente un progetto che sappiamo potrebbe significativamente e negativamente modificare la natura dei nostri uffici.
Tale pericolo non è affatto scongiurato, soprattutto nella situazione attuale, anche perché i vertici del DAP non perdono occasione per ribadire la volontà di dar corso a quel progetto tutte le volte che emergono le gravi problematiche che riguardano la polizia penitenziaria. Quasi ad usarlo come uno specchietto per allodole, ben sapendo che altri sono i problemi e ben più complicate le soluzioni.
La situazione del settore penitenziario permane complessa e preoccupante perché permangono in vigore leggi che influenzano pesantemente le condizioni di vita dei soggetti detenuti, da tempo in molti (casg, magistrati, mondo del volontariato..) auspicavamo fossero modificate se non del tutto abrogate e molto probabilmente con il nuovo corso politico anzicchè migliorare la situazione potrebbe verosimilmente peggiorare.
Riteniamo comunque che le politiche di gestione del sistema giustizia in generale e delle esecuzioni delle pene in particolare, dovrà necessariamente confrontarsi con la necessità di governare il sovraffollamento carcerario che secondo facili previsioni raggiungerà presto i livelli di guardia pre indulto. Oggi c’è l’aggravante di non poter fare ricorso per molto tempo ad altri provvedimenti della stessa natura, quindi per quanto si dichiari di voler risolvere il problema soprattutto investendo in edilizia penitenziaria non può questa ragionevolmente da sola rappresentare una soluzione, almeno a breve termine, perché tutti conosciamo i tempi per la costruzione di nuove carceri.
Abbiamo potuto vedere nella trascorsa campagna elettorale che la politica sia di destra che di sinistra non si differenzia più di tanto in tema di sicurezza, le soluzioni prospettate sono molto simili e quindi riteniamo che chiunque governi debba necessariamente trovare soluzioni alternative e differenziate. Leggevo qualche giorno fa che anche negli Stati Uniti dove i livelli di carcerizzazione sono i più alti del mondo occidentale stanno ora ricorrendo alle libertà vigilate per le pene minori, perché il sistema non è più sostenibile dal punto di vista economico.
Le contraddizioni emergono in tutte le aree politiche, infatti già in passato con al governo la destra erano state prospettate riforme del codice penale che andassero nella direzione dell’aumento di misure alternative al carcere, anche se contemporaneamente si interveniva su fenomeni sociali quali l’immigrazione e l’uso delle droghe con leggi tese ad aumentare e incrementare la penalità.
Di conseguenza è necessario mantenersi attenti e vigili per capire gli orientamenti, gli spazi di discussione, le possibilità di comunicazione....
Nel convegno di Pescara avevamo cercato di riflettere sulla possibilità di modificare il nostro intervento all’interno di nuovi scenari e la costituzione delle commissioni per le riforme dei codici penale e di procedura penale (Pisapia e Riccio) ci avevano dato spunti per la nostra riflessione, tanto che avevamo elaborato un documento inviato direttamente al Presidente della Commissione, avv. Pisapia.
Non sappiamo se ci saranno nuove occasioni per riprendere quel dibattito, in ogni caso ci auguriamo che non si proceda come nel passato con l’archiviare le proposte formulate dalle diverse commissioni ricominciando sempre da capo.
Per quanto ci riguarda dobbiamo continuare quella riflessione per capire come possiamo modificare il nostro modo di operare e come possiamo rappresentare una risorsa per la giustizia.
L’intervento del servizio sociale nel settore minorile, avevamo già individuato a Pescara, può rappresentare un’utile traccia per l’intervento nel settore adulti e non è un caso se sia a destra sia a sinistra ci sono state ipotesi di introduzione della “messa alla prova” anche nel settore rivolto agli adulti.
Così come nella legge Fini-Giovanardi è stato introdotto il lavoro di pubblica utilità nella fase processuale.
Si tratta di continuare ad approfondire queste tematiche e cercare d’intervenire nel dibattito che eventualmente si aprirà su questi temi.
Volendo ipotizzare quale sarà la situazione dei nostri servizi nell'immediato futuro riteniamo che questo sarà caratterizzato da:
un aumento del nostro lavoro prevalentemente rivolto a soggetti detenuti, più che a soggetti in esecuzione penale esterna, e questo in carceri sempre più affollate di soggetti “difficili” e “marginali” soprattutto stranieri, con i quali sarà complicato effettuare programmi di reinserimento ed inclusione.
Questo scenario modifica necessariamente il nostro modo di lavorare perché il target di utenza ci costringe ad interrogarci sul nostro tradizionale modo di lavorare e a trovare nuove modalità d’intervento e di collaborazione con i servizi della rete sociale presenti dentro e fuori degl’istituti. Inoltre rende ancora più difficile il clima degl’istituti penitenziari perché, gli ormai tradizionali strumenti di governo del comportamento carcerario, introdotti dalla Riforma penitenziaria del 1975 prima e della Legge Gozzini poi, si rivelano del tutto inefficaci. Non è un caso che da più parti si rilevano episodi di violenza nei confronti degli operatori del trattamento e un generalizzato restringimento degli spazi di operatività di questi ultimi da parte degli addetti alla sicurezza.
Un altro argomento con cui saremo costretti a confrontarci è l’organizzazione del DAP e degli UEPE, così come sono stati definiti a seguito dell’applicazione della legge Meduri. Deve ancora essere definito il regolamento degli UEPE come previsto dall’art. 3 della Meduri e non sappiamo che fine farà la proposta della sperimentazione dell’utilizzo della Polizia penitenziaria negli UEPE. Tutti speriamo che la grave situazione che si sta creando all’interno degl’istituti sconsigli chiunque a sostenere di distogliere ancora altro personale dai compiti istituzionali, per prevedere un ampliamento delle funzioni della polizia penitenziaria all’esterno del carcere, peggiorando le condizioni di coloro che sono costretti a rimanere all’interno. Ma dubitiamo che questa semplice constatazione verrà fatta da chi di dovere.
Numerosi interventi fatti nel dibattito sull’utilizzo della polizia penitenziaria negli UEPE e non solo da parte degli assistenti sociali, “impegnati a difendere il proprio territorio”, già paventavano questo rischio e denunciavano questa decisione di portare la pol. Pen negli UEPE come un diversivo o un “contentino” per distogliere dai problemi reali che attanagliano questi operatori.
Le morti per suicidio che si stanno susseguendo all’interno del corpo della Pol. Penitenziaria, sintomo di un disagio che non può essere né ignorato né sottovalutato, lascia sgomenti anche noi assistenti sociali, consapevoli da sempre che il carcere fa male e non solo a chi vi è ristretto…..
Forse a breve sarà portata a compimento la riorganizzazione del DAP e si arriverà alla tanto agognata assegnazione dei posti di dirigenza, sempre che il nuovo corso politico non blocchi nuovamente il lungo e complesso iter per la sua definizione e speriamo che sia in dirittura di arrivo, perché non è possibile vivere ancora a lungo in questa fase d’incertezza.
Questo processo sta mettendo in evidenza come gli effetti della legge Meduri, siano nefasti per l’esecuzione penale esterna, tanto che gli stessi dirigenti ne stanno oggi temendo le conseguenze e si chiedono come ridurne gli effetti, naturalmente, dopo aver intascato il consistente gruzzolo che ne è derivato.
· A fronte, infatti, di un numero elevatissimo di dirigenti della carriera dei direttori penitenziari, solo uno sparuto gruppo di ex direttori di servizio sociale ha beneficiato del passaggio agevolato alla dirigenza, un numero certamente inferiore alle esigenze reali, tanto che diverse sedi dell’esecuzione penale esterna sia a livello regionale sia a livello locale rischiano o di restare vuote o di essere assegnate ad altre professionalità.
· Gli UEPE sono ormai terra di conquista di chiunque, tranne che degli assistenti sociali che li hanno abitati per oltre un trentennio. Nulla infatti è previsto per coloro che lavorano e dirigono attualmente gli UEPE senza essere dirigenti e senza avere nessuna possibilità per diventarlo.
· Le funzioni dirigenziali sono così importanti che gli uffici EPE che non sono sedi dirigenziali, semplicemente non vengono più menzionati pur avendo sedi, risorse strumentali e umane oltre ad un cospicuo carico di soggetti in esecuzione penale.
Un altro grave problema è che ci sono ben quattro diversi riferimenti contrattuali per il personale, infatti: oltre alla Polizia Penitenziaria che ha sempre avuto un contratto di lavoro di natura pubblica con la cosiddetta legge Meduri e il conseguente decreto D.L. n. 63 del 15.02.2006 anche per la dirigenza penitenziaria è prevista la ricollocazione nell’alveo del rapporto di lavoro di diritto pubblico. Recentemente sono stati inoltre nominati dirigenti con contratto privatistico, riferiti ai profili di educatore, mentre la maggioranza del personale educativo e di servizio sociale rimane inquadrato nel Comparto Ministeri. Per non parlare del personale sanitario, infermieristico ed esperti in psicologia in ruolo che stanno per transitare al servizio sanitario nazionale, mentre rimane del tutto indefinita la sorte degli esperti ex art. 80, che sono la maggioranza e che hanno visto un decurtamento consistente delle ore messe a loro disposizione.
Appare superfluo considerare che il governo di questa diversità è oltremodo complessa oltre che disfunzionale al buon andamento dell’Organizzazione. Situazione questa particolarmente rilevante nell’esecuzione penale esterna, alla quale siamo direttamente interessati, ad esempio ben 21 assistenti sociali ricoprono, senza alcun riconoscimento economico (che giustifichi il rischio e le responsabilità ricoperte, del tutto simili a quelle dei colleghi che occupano sedi dirigenziali), gli incarichi di direttore reggente degli UEPE.
Non molto diversa è la situazione dell’area educativa, con la quale siamo accomunati da una condizione di marginalità destinata ad aumentare sempre di più.
Nei 13 anni di attività CASG ci siamo sempre interrogati sui cambiamenti che sono man mano intervenuti nel corso degli anni e sugli scenari che si sono delineati alla luce delle scelte legislative e politiche. Non sempre siamo stati ascoltati, capiti e sostenuti, anzi siamo stati accusati spesso di fare facili allarmismi. In questo periodo abbiamo però potuto dimostrare che si può modificare l’ordine delle cose purché lo si voglia. E qui qualcuno ci ha ascoltato o semplicemente siamo riusciti ad entrare nella discussione in modo non marginale.
Quindi poiché Il governo che a breve si insedierà dovrà necessariamente sciogliere i nodi rimasti irrisolti sia sotto l'aspetto legislativo sia sotto l'aspetto organizzativo degli uffici, nell’attesa che ciò si compia e per non rischiare di intervenire sempre quando le cose sono già state decise, è necessario farsi sentire. Occorre prendere in considerazione anche i non trascurabili e non secondari aspetti contrattuali e quelli legati allo specifico della professione e vista la nostra costante attenzione ai temi di politica più generale, non temiamo di apparire corporativi e centrati troppo sulle nostre problematiche se in considerazione che:
- le risorse…si sono ulteriormente ridotte.
- in due anni non si è riusciti a concludere la fase riorganizzativa del DAP con la definizione delle funzioni dirigenziali e quindi tutto il sistema vive ancora oggi nella più completa incertezza.
- assistiamo ad un sistema del tutto sperequato con la presenza di attribuzioni e competenze uniche sotto il profilo normativo dei vari uffici e contemporaneamente con un diverso inquadramento contrattuale di chi vi opera.
Facciamo doverosamente alcune domande alle OO.SS. oggi qui intervenute e cioè:
Ø non sarebbe opportuno che per gli assistenti sociali che ricoprono l'incarico di direttore reggente negli UEPE siano anche previsti adeguati trattamenti economici ?
Ø non sarebbe opportuno prevedere anche per gli assistenti sociali possibilità di carriera?
Ø gli incarichi di Capo Area, responsabili di Sede di Servizio, di referenti/coordinatori di zona…non dovrebbero avere anche un riconoscimento economico?
Quello che emerge dall’attuale realtà è:
· una netta frattura a livello contrattuale tra gli operatori dei servizi e chi li dirige;
· la necessità di individuare risposte adeguate a quanto sopra esposto all’interno del contratto integrativo di Ministero;
· la necessità di prevedere l'accesso alla funzione dirigenziale anche da parte degli operatori che acquisiscono professionalità ed esperienza all’interno degli uffici.
· La necessità di salvaguardare la specificità di servizio sociale per le direzioni degli uffici di esecuzione penale esterna a livello locale, regionale e dipartimentale.
Ora ci attendono alcune scadenze durante le quali dobbiamo cercare di far sentire anche la nostra voce e su questo è indispensabile il supporto dell’Ordine Nazionale e delle OO.SS. che ci vogliono rappresentare:
chiedere di non coprire i posti vacanti con dirigenti di altre professionalità
bandire i concorsi per la copertura dei posti dei dirigente presso gli UEPE con la riserva di posti per gl’interni
approvare un contratto integrativo che valorizzi le professionalità spese e riconosca le responsabilità che gli operatori sono chiamati ad assumersi per lo svolgimento del loro lavoro.
valutare la possibilità/opportunità di essere inseriti nell’area dei professionisti dipendenti.
Il CASG continuerà a seguire l’evoluzione degli eventi, partecipando attivamente come ha sempre fatto sollecitando istituzioni, organizzazioni professionali e sindacali ad intervenire in tutte le occasioni e i luoghi dove si prendono decisioni su tutti questi temi da quelli più generali a quelli più strettamente professionali.
Si chiede ai colleghi di dare forza e sostegno al Coordinamento attraverso una partecipazione attiva che metta in comune le competenze e le sensibilità di ciascuno per far emergere proposte e iniziative.
Si chiede ai soggetti del mondo associativo e del volontariato di sostenere gli operatori del trattamento e gli assistenti sociali in particolare, perché rappresentativi di quell’area del sistema penitenziario che ha a cuore, come loro, una pena non solo più umana ma anche utile.
Apro il dibattito ed invito sia i colleghi sia gl’intervenuti a prospettare il loro punto di vista sui temi che ho semplicemente accennato e aprire ad una discussione ma soprattutto ad idee e proposte per continuare una battaglia comune e possibilmente vincente.
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