Giustizia/Sicurezza: "sicurezza" a passo di carica, ma poi funzionerà?
di Carlo Federico Grosso (Ordinario di Diritto penale all'Università di Torino)
La Stampa, 12 maggio 2008
Se riuscirà ad approvare, a metà settimana, il ventilato provvedimento lampo in materia di sicurezza il governo Berlusconi avrà fatto tombola, dimostrando, almeno su questo punto, un’efficienza davvero stupefacente. Unica incognita è se il Presidente della Repubblica, al quale compete controfirmare i Decreti Legge, sarà d’accordo nel riconoscere l’esistenza dei motivi d’urgenza.
Al di là della forma del provvedimento, importante per chi, iniziando a governare, vuole dimostrare rapidità ed efficienza, la riforma del sistema sicurezza risponde a esigenze sentite da molta gente. Non è in effetti tollerabile che delinquenti pericolosi, arrestati dalla polizia, siano immediatamente scarcerati dai giudici, che i processi vengano celebrati dopo mesi anche quando vi è flagranza di reato, che i condannati non vadano in carcere perché coperti da troppi premi e benefici. Ben vengano, pertanto, giudizi immediati, razionali restrizioni della legislazione premiale, limitazioni nell’impiego della sospensione condizionale della pena.
Semmai, possono preoccupare altri aspetti. Di fronte alla prospettiva delle menzionate riforme, ci si deve domandare se il sistema carcerario sarà in grado di reggere all’impatto di tante contemporanee novità. È stata compiuta, ad esempio, una seria previsione di quanto potranno incidere sulla popolazione carceraria, e pertanto sulla tenuta delle strutture penitenziarie, i provvedimenti prossimi venturi? Sono stati calcolati quanti nuovi posti carcere saranno necessari? Si sono ipotizzate le misure idonee a fronteggiare eventuali rivolte dei detenuti?
Ed ancora. Si è valutato quanto i nostri Tribunali, che già oggi, molte volte, arrancano inseguendo gli arretrati, potranno reggere all’urto dell’accelerazione di molti processi? Si è pensato a come affrontare in tempi rapidi i nuovi, inevitabili, problemi di organizzazione degli uffici? Non vorrei che, come molte volte è accaduto nel passato, l’ansia di approvare rapidamente una riforma inducesse a trascurare le sue ricadute pratiche, determinando, quantomeno nell’immediato, il suo fallimento.
Si ipotizza, inoltre, di aumentare le sanzioni per i reati di allarme sociale. Dati i tempi, può essere una strada percorribile, anche se raramente in passato misure di questo tipo sono risultate utili. Si deve in ogni caso ricordare che, cambiando le pene, occorre essere attenti a non sbagliare le loro dimensioni. Se si sbaglia, l’aumento anziché disincentivare i delinquenti può diventare criminogeno. Se, per esempio, la sanzione prevista per il sequestro di persona o per la violenza carnale diventa troppo simile a quella dell’omicidio, al delinquente potrebbe risultare indifferente sequestrare e violentare ma poi anche uccidere.
Che dire, infine, delle misure previste in tema di immigrazione ed espulsione degli stranieri? Le novità sembrano di una durezza mai vista. Si parla di introdurre il reato di ingresso abusivo, di concedere la residenza soltanto allo straniero che dispone di uno stipendio lecito e di una casa, di espellere chiunque si trovi in Italia illegalmente, di confiscare l’alloggio a chi affitta ai clandestini, addirittura di sospendere Schengen.
Bloccare gli sbarchi illegali costituisce una priorità. Può darsi che di fronte al dilagare della delinquenza, alla conseguente insicurezza dei cittadini, all’efferatezza di taluni crimini, i provvedimenti ipotizzati corrispondano a sentimenti diffusi. Il problema, come sempre, è peraltro trovare un equilibrio fra le esigenze contrapposte: tutela dei cittadini ed istanze umanitarie, difesa sociale e necessità di coprire i posti di lavoro non occupati dagli italiani, tutela della cittadinanza e globalizzazione dei rapporti economici, politici e sociali, controllo degli stranieri ma rigorosa salvaguardia dei diritti fondamentali della persona e nessuna compressione delle garanzie costituzionali. Quest’ultimo profilo è irrinunciabile. Mai, ad esempio, controllo coatto del Dna per gli stranieri che chiedono il ricongiungimento familiare, una vecchia ma sciagurata idea della Cdl.
Berlusconi sta puntando in alto. Vuole farcela velocemente dove il governo di Centrosinistra, che ha dimenticato per strada l’ottimo pacchetto sicurezza elaborato fra mille difficoltà dal ministro Amato e per responsabilità della sinistra radicale non è riuscito a convertire in legge un suo importante decreto sull’espulsione degli stranieri, ha clamorosamente fallito.
Il tempo ci dirà se le misure che la destra sta predisponendo risolveranno quantomeno alcuni dei problemi del Paese. Se nel primo Consiglio dei Ministri il nuovo esecutivo riuscirà davvero ad approvare il provvedimento attorno al quale sta lavorando, si dovrà comunque riconoscere che il passo di chi ora governa è, per il momento, ampiamente accelerato rispetto al passato. Il Partito Democratico si appresti pertanto, con la dovuta umiltà, a una lunga traversata del deserto.
La Stampa, 12 maggio 2008
Se riuscirà ad approvare, a metà settimana, il ventilato provvedimento lampo in materia di sicurezza il governo Berlusconi avrà fatto tombola, dimostrando, almeno su questo punto, un’efficienza davvero stupefacente. Unica incognita è se il Presidente della Repubblica, al quale compete controfirmare i Decreti Legge, sarà d’accordo nel riconoscere l’esistenza dei motivi d’urgenza.
Al di là della forma del provvedimento, importante per chi, iniziando a governare, vuole dimostrare rapidità ed efficienza, la riforma del sistema sicurezza risponde a esigenze sentite da molta gente. Non è in effetti tollerabile che delinquenti pericolosi, arrestati dalla polizia, siano immediatamente scarcerati dai giudici, che i processi vengano celebrati dopo mesi anche quando vi è flagranza di reato, che i condannati non vadano in carcere perché coperti da troppi premi e benefici. Ben vengano, pertanto, giudizi immediati, razionali restrizioni della legislazione premiale, limitazioni nell’impiego della sospensione condizionale della pena.
Semmai, possono preoccupare altri aspetti. Di fronte alla prospettiva delle menzionate riforme, ci si deve domandare se il sistema carcerario sarà in grado di reggere all’impatto di tante contemporanee novità. È stata compiuta, ad esempio, una seria previsione di quanto potranno incidere sulla popolazione carceraria, e pertanto sulla tenuta delle strutture penitenziarie, i provvedimenti prossimi venturi? Sono stati calcolati quanti nuovi posti carcere saranno necessari? Si sono ipotizzate le misure idonee a fronteggiare eventuali rivolte dei detenuti?
Ed ancora. Si è valutato quanto i nostri Tribunali, che già oggi, molte volte, arrancano inseguendo gli arretrati, potranno reggere all’urto dell’accelerazione di molti processi? Si è pensato a come affrontare in tempi rapidi i nuovi, inevitabili, problemi di organizzazione degli uffici? Non vorrei che, come molte volte è accaduto nel passato, l’ansia di approvare rapidamente una riforma inducesse a trascurare le sue ricadute pratiche, determinando, quantomeno nell’immediato, il suo fallimento.
Si ipotizza, inoltre, di aumentare le sanzioni per i reati di allarme sociale. Dati i tempi, può essere una strada percorribile, anche se raramente in passato misure di questo tipo sono risultate utili. Si deve in ogni caso ricordare che, cambiando le pene, occorre essere attenti a non sbagliare le loro dimensioni. Se si sbaglia, l’aumento anziché disincentivare i delinquenti può diventare criminogeno. Se, per esempio, la sanzione prevista per il sequestro di persona o per la violenza carnale diventa troppo simile a quella dell’omicidio, al delinquente potrebbe risultare indifferente sequestrare e violentare ma poi anche uccidere.
Che dire, infine, delle misure previste in tema di immigrazione ed espulsione degli stranieri? Le novità sembrano di una durezza mai vista. Si parla di introdurre il reato di ingresso abusivo, di concedere la residenza soltanto allo straniero che dispone di uno stipendio lecito e di una casa, di espellere chiunque si trovi in Italia illegalmente, di confiscare l’alloggio a chi affitta ai clandestini, addirittura di sospendere Schengen.
Bloccare gli sbarchi illegali costituisce una priorità. Può darsi che di fronte al dilagare della delinquenza, alla conseguente insicurezza dei cittadini, all’efferatezza di taluni crimini, i provvedimenti ipotizzati corrispondano a sentimenti diffusi. Il problema, come sempre, è peraltro trovare un equilibrio fra le esigenze contrapposte: tutela dei cittadini ed istanze umanitarie, difesa sociale e necessità di coprire i posti di lavoro non occupati dagli italiani, tutela della cittadinanza e globalizzazione dei rapporti economici, politici e sociali, controllo degli stranieri ma rigorosa salvaguardia dei diritti fondamentali della persona e nessuna compressione delle garanzie costituzionali. Quest’ultimo profilo è irrinunciabile. Mai, ad esempio, controllo coatto del Dna per gli stranieri che chiedono il ricongiungimento familiare, una vecchia ma sciagurata idea della Cdl.
Berlusconi sta puntando in alto. Vuole farcela velocemente dove il governo di Centrosinistra, che ha dimenticato per strada l’ottimo pacchetto sicurezza elaborato fra mille difficoltà dal ministro Amato e per responsabilità della sinistra radicale non è riuscito a convertire in legge un suo importante decreto sull’espulsione degli stranieri, ha clamorosamente fallito.
Il tempo ci dirà se le misure che la destra sta predisponendo risolveranno quantomeno alcuni dei problemi del Paese. Se nel primo Consiglio dei Ministri il nuovo esecutivo riuscirà davvero ad approvare il provvedimento attorno al quale sta lavorando, si dovrà comunque riconoscere che il passo di chi ora governa è, per il momento, ampiamente accelerato rispetto al passato. Il Partito Democratico si appresti pertanto, con la dovuta umiltà, a una lunga traversata del deserto.
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