L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 13 maggio 2008

Giustizia/Sicurezza:Maggioranza ed Opposizione in tema sicurezza

Giustizia: Pecorella (Pdl); il "pacchetto sicurezza" è un errore- La Stampa
Guardi, è un errore pensare di prendere la gente e ficcarla in carcere gettando la chiave. Un errore rinunciare a un percorso serio di riabilitazione del detenuto e di reingresso nella società. Perché tanto, prima o poi, tutti escono. E allora sarà anche peggio perché sono incattiviti". Gaetano Pecorella, avvocato, professore universitario e deputato Pdl, garantista a tutto tondo, non teme di andare controcorrente. Sente parlare di insicurezza dei cittadini, di inasprimento di pene, di riscrittura della Gozzini. E mette in guardia dalle soluzioni semplicistiche.

Onorevole Pecorella, ha sentito? Il suo nuovo governo si appresta a riscrivere la Gozzini. È d’accordo?
"Premesso che una svolta in tema di sicurezza ci vuole, ed è un bene che le pene vengano scontate, il discorso non può essere a senso unico. Mi spiego: la via non può essere nel senso di incrudelire il sistema carcerario, che è già al limite di sopportazione per eccesso di detenuti e per lo stato miserevole dei penitenziari. Farebbero un grave errore".

Ma è quanto sembra chiedere l’Italia: tutti dentro e buttare la chiave...
"Bisogna trovare un punto di equilibrio tra l’esecuzione della pena e il rispetto della persona. Sono contrario ad eliminare i benefici della Gozzini. Non si dimentichi che le carceri sono state gestite in tutti questi anni grazie al sistema dei premi. Difficile vivere peggio di così, in cella. Ma almeno la prospettiva del premio ha garantito la buona condotta. Io dico che qualcosa va fatto, ma nel senso di accordare i benefici a una reale maturazione del soggetto. Per far ciò, però, occorre che in carcere non si venga gettati 24 ore in cella ma si possa lavorare, e che poi, come accade in Svizzera, ogni detenuto sia seguito da un’equipe, che possa verificare il reale processo di riabilitazione".

Non è convinto di quel che sente, eh?
"Non mi piace questo passare dal permissivismo astratto a un rigorismo altrettanto astratto. Non mi convince che si possano eliminare i benefici della Gozzini solo ad alcuni reati e ad altri no, in maniera rigida. Mi domando: è giusto che a un detenuto che sia veramente cambiato si neghi l’affidamento in prova solo perché è stato condannato per un reato incluso nella lista e al vicino, che magari riabilitato non lo è affatto, si dia tutto perché il suo reato è fuori dal numero chiuso? No, non è giusto".

Insomma lei difende lo spirito della Gozzini...
"Non è sbagliata la legge, ma semmai s’è finito per applicarla con troppo automatismo".

A proposito di automatismi, il governo si appresta a ritoccare anche la sospensione condizionale della pena...
"Ma solo per i reati con pena fino ai tre anni... Non mi pare che siano reati di tale allarme... Certo non sono reati gravissimi".

Onorevole, i ministri stanno lavorando a una stretta molto severa. Una sua qualche modesta proposta?
"Si potrebbero togliere le decisioni a proposito delle pene alternative al giudice dell’esecuzione e affidarle al giudice del dibattimento: conosce gli atti di un processo e si è fatto un’idea corretta del soggetto. Io sogno una vera rivoluzione del sistema. Capisco l’emergenza. Capisco l’esigenza di dare una risposta immediata. Ma non è che cambino le cose alzando lì quel tetto di pena o togliendo là quel beneficio carcerario. Ci vuole una riforma complessiva. Non si fa in due giorni".
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Ghedini (Pdl); obiettivo è deterrenza per criminalità- Il Sole 24 Ore
"Tutti i punti del pacchetto sicurezza, compreso il reato di immigrazione clandestina, li ha voluti il presidente Berlusconi e sono stati poi discussi con gli alleati. Così è nata questa bozza, su cui non mi risultano obiezioni".
Nicolò Ghedini, parlamentare forzista del Pdl nonché avvocato di Silvio Berlusconi, è l’uomo che ha scritto materialmente la bozza del "pacchetto sicurezza" e che, quindi, ha dato forma anche al reato di immigrazione clandestina, punito con il carcere da 6 mesi a 4 anni, oltre che con l’espulsione immediata. "Dall’immigrazione clandestina bisogna difendersi - spiega - e se questa non è la soluzione, è quantomeno un tentativo serio di arginare il fenomeno. Può darsi che in un primo momento le carceri ne risentano, ma il messaggio va dato".

Il 10 aprile, prima delle elezioni, lei anticipò al Sole 24 Ore alcuni punti del "pacchetto", già pronto. Dunque, era già stato concertato con An e Lega?
Certamente. La storia del "pacchetto" risale all’estate del 2005. Eravamo in Sardegna con il presidente e lui disse:"Dobbiamo fare assolutamente qualcosa sulla sicurezza". Buttammo giù una bozza e a dicembre la portò al Consiglio dei ministri, ma fu bocciata dall’Udc che la ritenne troppo severa, mentre Lega e An erano d’accordo. Poi ci furono le elezioni e noi le perdemmo. Il discorso è stato ripreso con la campagna elettorale 2008. Berlusconi ha chiesto di tirar fuori quel testo; ci abbiamo lavorato assieme, confrontandoci con gli alleati ed è nata questa bozza.

La novità politicamente più rilevante è il reato di immigrazione clandestina. Sarà un punto fermo?
Credo di sì. L’Italia, che ha una grande tradizione di emigrazione, deve essere solidale con gli immigrati. Tutte le leggi sull’immigrazione regolare vanno migliorate per consentire a chi vuole lavorare la migliore accoglienza. Ma l’immigrazione irregolare va affrontata con decisione, altrimenti rischiamo un flusso incontrollato di clandestini, potenzialmente portati a delinquere.

È certo che le migliaia di clandestini arrestati saranno anche espulsi? C’è il problema di identificarli, di rimpatriarli e di impedirne il rientro. Non c’è il rischio di un inutile appesantimento del sistema giudiziario e, soprattutto, di quello carcerario?
Beh, con l’arresto vengono prese le impronte digitali e il clandestino viene schedato. Quindi, c’è una sorta di identificazione. Ma il problema è l’atteggiamento che hai all’esterno e la capacità dissuasiva delle misure che adotti. Sa che cosa raccontano i poliziotti? Che gli espulsi li prendono in giro e dicono: "Tanto fra due giorni siamo di nuovo qui".

Appunto...
Mi rendo conto che una condanna non ha efficacia dissuasiva. Ma se i clandestini hanno la certezza che, una volta condannati e buttati fuori, quando tornano finiscono in carcere senza sconti, questo avrà un’efficacia dissuasiva. Ovviamente, occorrono anche misure di prevenzione, come accordi con i Paesi d’origine. In flagranza di reato, il rito direttissimo diventa la regola. Facciamo un esempio: in un palazzo si sentono degli spari; una donna viene trovata morta; un uomo esce dal portone e ha con sé una pistola; la polizia lo arresta e viene processato per direttissima.

Non è detto che sia il colpevole, ma la direttissima impedisce l’analisi balistica sull’arma, di raccogliere impronte digitali, cercare testimoni. Rischiamo processi sommari?
No. Se un Pm ritiene che, nonostante la flagranza, il caso sia complesso, deve poter fare scelte alternative. Ma noi vogliamo che la regola sia la direttissima Il che non esclude alcuni accertamenti, visto che il dibattimento può durare anche 20 udienze.

Le vostre misure non tendono un po’ a limitare la discrezionalità dei magistrati, accusati di "lassismo"?
In Italia c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, che non va assolutamente toccata. È ovvio che noi diamo una spinta a perseguire, nell’immediatezza, certi reati. I magistrati saranno costretti a occuparsene e a non lasciarli nel cassetto. Del resto, il presidente dell’Anni ha detto che in certi momenti storici la discrezionalità va limitata. Niente più misure alternative al carcere per rapinatori, ladri, eccetera.

Ma i dati dicono che la percentuale più alta di recidivi (70%) è tra chi sconta la pena in carcere, mentre è bassissima (10%) per chi la sconta in forma alternativa. Il carcere non garantisce sicurezza...
La pena deve avere funzione rieducativa, ma è necessario - soprattutto in un Paese con forte presenza di clandestini ad alto tasso di delinquenza - che ci sia la consapevolezza che deve essere scontata fino in fondo. Questo ha un effetto deterrente. Ovviamente, vanno anche creati percorsi per il reinserimento.

Chi guida in stato di ebbrezza potrà essere subito arrestato. Ci rassicuri: dovremo rinunciare a un bicchiere di vino in più in una piacevole serata per non ritrovarci in carcere?
L’arresto è facoltativo e scatta solo se il tasso alcolemico supera la soglia di 1,5 g/l che è molto alta. Già con lo 0,5 c’è uno stato di ubriachezza; con l’1,5 si è praticamente incapaci di intendere e di volere.
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Gentiloni (Pd); potremmo votare il decreto sicurezza
di Nino Bertoloni- Il Messaggero
L’opposizione? "Sarà ferma, senza sconti ma non più condizionata dai vincoli dell’Unione, sulla sicurezza ad esempio potremo votare misure del governo, se efficaci". Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni, esponente di punta della ex Margherita di credo rutelliano adesso fa parte dei "magnifici dieci" del coordinamento del Pd, il nuovo organismo di vertice voluto da Walter Veltroni.

Onorevole Gentiloni, ogni sconfitta elettorale si porta dietro discussioni, liti, recriminazioni, rotture. Nel Pd sta avvenendo questo?
"È ovvio che ci si interroghi sulla sconfitta, ma non vedo fosche tinte, coltelli, congiure. Due i punti sul quali ci indirizzeremo da subito: primo, prendere le misure al governo ormai insediato, far capire che la nostra principale attività sarà fare l’opposizione; secondo, il partito: ora abbiamo la squadra, c’è il governo ombra, lavoreremo avendo come orizzonte le Europee del 2009 e il congresso subito dopo, in pratica si tratta di costruire per davvero il nuovo partito dopo l’emergenza elettorale".

Che tipo di opposizione?
"Sarà ferma, senza sconti ma anche più "libera". Nel senso che non abbiamo più le mani legate dalla presenza della sinistra radicale nell’Unione, per cui su alcuni temi potremo far coincidere le cose che pensiamo con quelle che facciamo".

Per esempio?
"Sulla sicurezza: se il governo varerà misure giuste ed efficaci non faremo, come dire, opposizione per dovere d’ufficio. Anzi, dovremo evitare che il governo usi il nostro atteggiamento come alibi per la propria inefficacia dicendo magari che non riesce a varare provvedimenti buoni a causa dei nostri no. Se in sostanza le loro misure saranno efficaci, ci impegneremo per una approvazione nel più breve tempo".

E sul fronte dei no?
"Proprio perché non più condizionata, su tanti fronti la nostra opposizione sarà senza sconti, più dura, più incalzante. Non dovrà più succedere, e noi già lo denunciamo come scandaloso, che a una società quotata in Borsa come Alitalia venga richiesto di fornire dati riservati a un privato cittadino senza alcun incarico pubblico o di governo sol perché ha scritto sul suo biglietto da visita "consulente personale del presidente Berlusconi". Un metodo forse in vigore nella Russia di Putin ma non in un Paese come l’Italia".
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Bernardini (Pd); rischio è arrivare 500mila detenuti

Ansa, 12 maggio 2008


Se la politica della maggioranza, in tema di sicurezza è quella che sembra delinearsi in questi primi giorni, "allora c’è di che preoccuparsi". È quanto afferma l’esponente radicale e parlamentare del Pd, Rita Bernardini, a margine dell’iniziativa "Amore civile", presentata questa mattina a Montecitorio. Secondo Bernardini il rischio sarebbe quello di emulare "la politica americana, dove l’1% dei cittadini è rinchiuso all’interno di un carcere". Questo vorrebbe dire, conclude, "che la popolazione carceraria aumenterebbe dalle attuali 60 mila persone a oltre 500 mila".