L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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domenica 29 giugno 2008

Carcere/Giustizia- Margara: lasciamoli in galera, recidiveranno 3 volte di più!

di Alessandro Margara (Presidente Fondazione Michelucci)

Lettera alla Redazione Ristretti Orizzonti, 28 giugno 2008

Il comunicato dell’Anfu è esemplare per dimostrare come chi svolge una attività importante ed essenziale dello Stato non ne conosca il funzionamento sostanziale: quali sono, cioè, le condizioni che dettano le linee e gli effetti di quel funzionamento.

Prescindo, per ora, dal collegamento Gozzini-indice di criminosità e mi soffermo essenzialmente su due condizioni che influenzano quell’indice. La prima è l’ampliarsi della penalità, ovvero della normativa che prevede sanzioni penali e in particolare sanzioni detentive. Come emerge dalle statistiche, le esecuzioni penali detentive nel 1990 erano 36.300 (30.000 erano in esecuzione pena in carcere e 6.300 in misura alternativa). Negli anni che hanno preceduto il condono, le esecuzioni penali detentive erano circa 180.000: 60.000 detenuti + 50.000 misure alternative + un numero elevato di esecuzioni penali detentive in attesa di decisioni da parte dei tribunali di sorveglianza ai sensi della legge Simeone, numero che oscillava intorno alle 70.000. Sicuramente questi dati sono espressi con larga approssimazione, ma lo erano anche quelli del 1990. Se notiamo, però, che si tratta della quintuplicazione delle esecuzioni penali detentive, ci rendiamo conto che la penalità si è moltiplicata e non ci vuole molto a rilevare che ciò è accaduto con riferimento a due settori ben determinati: immigrazione e tossicodipendenza e alle norme relative, che vengono ora ancora modificate e sempre più severamente.

La seconda condizione che determina il lievitare dell’indice di criminosità è che lo stesso è ricavato dalla efficacia del contrasto alle situazioni di reato. Ciò che si ricava da quell’indice è il numero accertato formalmente dei reati, che hanno un loro numero oscuro, come si dice, che non è noto. Ora il contrasto di polizia verso l’immigrazione e le dipendenze è ben noto. Quando nel comunicato dell’Anfu si nota la crescita delle denuncie, si dovrebbe verificare quanti, dei fatti denunciati riguardano tossicodipendenti e immigrati, e chiedersi se la linea di intervento di polizia non incide fortemente su queste denuncie e non sia dovuto alla intensificazione del controllo di polizia su quei fenomeni. Lo stesso dicasi per gli arresti, per i quali abbiamo come riprova, tutte le rilevazioni statistiche che dimostrano che tossicodipendenti, immigrati e anche persone in difficoltà sociali (e quindi fonte di disturbo sociale, quest’ultimo ormai sempre più contrastato) rappresentano i due terzi dei detenuti.

Certamente occorrerebbe conoscere le componenti dell’indice di criminosità. Là dove sono state fatte ricerche, proprio negli Stati Uniti, è stato del tutto smentito il rapporto fra severità del trattamento penale e, cioè, alti livelli di carcerazione, e la crescita o la diminuzione del numero dei reati. Le circostanze che influiscono sulla crescita o la diminuzione dei reati sono molteplici e seguono un andamento sul quale influiscono l’andamento dell’economia, le modalità delle aggregazioni criminali, le tipologie della immigrazione (molto rilevante anche là). Sicuramente non influisce la severità penale ovvero quella che è stata chiamata tolleranza zero.

Alla fine, c’è da chiedere agli autori del comunicato Anfu, che ci azzecca, come dice Di Pietro, la legge Gozzini con l’andamento dell’indice di criminosità? Come si è detto quella legge incide sulle modalità delle esecuzioni penali, ma questo è un dato a monte dell’intervento Gozzini. Se si vuole, si possono comunque aggiungere due dati. Il primo è che le revoche delle misure alternative sono minime (tra il 3,5 e il 4,5 %) e che tali revoche sono pronunciate per commissioni di nuovi reati in circa lo 0,20 % dei limitati casi indicati. Il secondo è che risulta da ricerche del Dap che la recidiva di chi espia la pena in misura alternativa, dopo 7 anni dalla conclusione della esecuzione della misura, è di 3 volte e mezzo inferiore a chi espia la pena in carcere. Quindi: lasciamoli in galera, recidiveranno 3 volte e mezzo di più.