L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 18 settembre 2008

Giustizia: il piano di Alfano per le carceri? è fumo negli occhi

di Gennaro Santoro (Antigone)

La Rinascita, 18 settembre 2008

Il piano svuota carceri è l’ennesima manovra demagogica dell’attuale governo. Si getta fumo negli occhi con provvedimenti in gran misura già esistenti e già rilevatisi inefficaci. O, quanto meno, di misure che non riescono nell’immediato a risolvere il dramma del sovraffollamento.

Sono 16 mila i detenuti in più rispetto la capienza regolamentare mentre secondo i dati del Ministero il sedicente piano svuota carceri interesserebbe 7.000 persone. Dunque, se tutto va bene, le carceri continuerebbero ad avere un’eccedenza umana di 9.000 unità in più. Senza tener conto del fatto che a causa delle leggi liberticide e riempi carcere targate Bossi-Fini, Fini-Giovanardi ed ex Cirielli, i detenuti crescono di mille unità al mese.

Entrando nel merito delle proposte, l’espulsione degli stranieri con pena residua ai due anni, prevista dall’art. 16 della Legge sull’immigrazione, è quasi del tutto inattuata a causa della difficoltà incontrate nell’identificazione delle persone e nella stipula di accordi con i paesi d’origine.

Riguardo i braccialetti elettronici, gli stessi già sono stati sperimentati con alti costi e pessimi risultati negli anni passati. Tuttavia, tale proposta potrebbe essere valutata positivamente come misura di lungo periodo volta a ridurre il ricorso al carcere come principale sanzione penale. Dunque, la proposta del Ministro Alfano non risolve l’emergenza carcere.

Sappiano anche che se sciaguratamente dovesse essere approvata la contro-riforma dell’ordinamento penitenziario presentata dal presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, le galere scoppierebbero. Eliminare gli sconti di pena della liberazione anticipata significa tornare alle carceri dei primi anni Settanta, alle rivolte, alle violenze, all’insicurezza quotidiana.

Intanto, aldilà delle proclamazioni di facciata, il Governo nell’ultima manovra economica triennale taglia di circa 200 milioni di euro i fondi destinati al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Come a dire, tutto fumo e niente arrosto.

Se davvero si vogliono risolvere i problemi del pianeta carcere bisogna innanzitutto adottare provvedimenti quali la diminuzione delle fattispecie penali, la velocizzazione dei processi (ad oggi circa il 50% dei detenuti è ancora in attesa di giudizio), l’abrogazione delle leggi riempi-carcere, l’ampliamento delle misure alternative (che abbattono la recidiva più del carcere).

E bisogna finalmente introdurre la figura del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, perché nel carcere e nelle altre istituzioni totali i diritti umani sono calpestati non solo a causa del sovraffollamento ma anche perché non vi è un organo di garanzia del rispetto dei diritti minimi della persona - proprio per questa ragione come associazione Antigone abbiamo istituito il Difensore civico dei detenuti.

Ma si tratta di provvedimenti non a buon mercato, ovvero, che non regalano consensi, voti. È avvenuto così che alcune forze del centro sinistra, consapevoli di tale principio, hanno cominciato a rincorrere la destra sul tema della sicurezza, contribuendo in tal modo ad alimentare una percezione di insicurezza totale.

In questo clima culturale di paura e tolleranza zero diviene ancora più difficile proporre alternative al pan penalismo proprio delle destre. Perché anche chi fino a qualche anno fa prestava ascolto ad analisi scientifiche sull’andamento dei crimini in Italia (dal ‘90 ad oggi il numero dei crimini commessi è sostanzialmente invariato), sulle ricette per risolvere la questione criminalità senza demagogie e in maniera rispettosa delle pre-regole di uno Stato di Diritto, oggi è disorientato perché è la stessa classe dirigente di centro sinistra (e talvolta della sinistra) a sponsorizzare una concezione della sicurezza e della giustizia propria della destra.

Avviene così che Veltroni critichi il piano svuota carceri del governo perché è un indulto mascherato (!), e non già perché si tratta di misure demagogiche, inefficaci e non garantiste dei diritti minimi della persona (ad esempio, perché si imporrebbe una misura invasiva come il braccialetto elettronico anche senza il consenso dell’interessato).

In questo panorama, l’unico "supporto" per chi, come l’associazione Antigone, si batte per le garanzie del sistema penale e crede ancora che sicurezza e giustizia debbano rispettare i principi fondamentali dello Stato di diritto, è rappresentato dalle prese di posizione forti assunte dalla Caritas, Famiglia Cristiana e da altri organismi certamente non di sinistra. Ed è con questi soggetti che la Sinistra (quella vera) deve provare, con pazienza, a spazzare la coltre di odio e di intolleranza che ha invaso l’animo degli italiani.