Giustizia/Carcere: "braccialetto"; 5 anni e mai più benefici a chi evade
di Liana Milella
La Repubblica, 9 settembre 2008
Cinque anni di pena e il blocco di qualsiasi successivo sconto o permesso per chi "evade" dal braccialetto elettronico. Una sanzione elevatissima che dovrà avere, come chiosa l'azzurro Niccolò Ghedini, "una poderosa efficacia dissuasiva". E che, nella strategia del ministro della Giustizia Angelino Alfano di mettere fuori dalle celle 7mila tra italiani e stranieri (i primi, 4mila, ai domiciliari col braccialetto; i secondi, 3mila, rispediti nei paesi d'origine), servirà per convincere la gente che dal governo Berlusconi non salta fuori un provvedimento svuota-carceri, ma "solo una diversa allocazione dei detenuti di scarsa pericolosità".
Il deputato forzista, stretto collaboratore di Berlusconi e suo consigliere giuridico, non lo dice, ma la durissima pena ha pure una motivazione politica. Serve ad evitare che, nel governo, si vada allo scontro sulla sicurezza tra Forza Italia da una parte, Lega e An dall'altra. Di più: ricorrere al braccialetto, che fu varato dalla sinistra nel 2000, ma con il correttivo di una punizione molto severa in caso di fuga, cancella l'idea che la destra insegue la sinistra e utilizza un suo strumento.
Cinque anni sono tanti. Ugualmente duro il diniego di sconti e benefici carcerari. Ragiona Ghedini: "Un detenuto, a cui restano due anni di pena, accetta di mettersi il braccialetto e ottiene i domiciliari, ma se scappa, se ne ritroverà addosso una che supera di gran lunga quella che doveva scontare". Una soluzione per rabbonire la Lega, il ministro dell'Interno Roberto Maroni e An? Un fatto è certo: al Viminale e nel partito di Fini c'è maretta. Ufficialmente il titolare della sicurezza smorza le polemiche ("Non c'è alcun contrasto con Alfano"), ma chi è stato con lui ha colto una duplice irritazione.
La prima: i provvedimenti sulla sicurezza spettano al Viminale e, in particolare, sia la gestione delle espulsioni che l'utilizzo del braccialetto, anche se la polizia penitenziaria la chiede per sé e oggi ci sarà il primo tavolo tecnico tra i due ministeri. Secondo motivo di fastidio: Maroni ritiene che Alfano abbia precorso i tempi e anticipato un piano che ha ancora bisogno di essere messo a punto. Col rischio che, se non dovesse andare in porto per difficoltà sulle espulsioni o sul braccialetto, il governo finirebbe per fare una brutta figura. E avrebbe ragione chi, come il democratico Massimo D'Alema, si chiede cosa ci sia veramente nel piano ("Cosa propone il governo spesso non si capisce"), o chi, come il centrista Michele Vietti, vede nel governo "troppe posizioni contraddittorie".
Del resto è un fatto che, mentre Alfano punta sul braccialetto, l'ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli gli consiglia di "costruire nuove carceri". E, da An, batte sullo stesso tasto la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, la cui ricetta è molto secca: "Il problema carceri va risolto con nuove strutture e con una riforma organica della giustizia, perché molti detenuti sono in attesa di giudizio e, riducendo i tempi, si libererebbero anche le celle". Interrogativo: la punizione di 5 anni per chi "evade" dal braccialetto metterà tutti d'accordo?
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