Milano: Pagano; braccialetto per autori reati a minore gravità
Ansa, 10 settembre 2008
Il conteggio è già cominciato. I direttori delle carceri, calcolatrice alla mano, stanno cercando di definire gli effetti su Milano del braccialetto per i detenuti invocato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. Un provvedimento che servirebbe a svuotare le carceri con un metodo di controllo per i detenuti ammessi alle misure alternative, quelli che hanno compiuto reati di minore gravità.
Un braccialetto indossato alla caviglia e dotato di un trasmettitore in collegamento con la centralina della polizia. Che permetterebbe di risolvere i problemi più pressanti di sovraffollamento, consentendo di non perdere mai di vista i circa 4.100 detenuti italiani che hanno fino a due anni di pena da scontare e possono usufruire degli arresti domiciliari. Bene, secondo fonti del ministero della Giustizia, solo in città, tra gli istituti penitenziari di Bollate, Opera e naturalmente San Vittore, sono almeno 500 i detenuti pronti a lasciarsi alle spalle le sbarre se il provvedimento si materializzerà.
E proprio mentre si infiammano le polemiche, tra chi vede nel braccialetto un "nuovo indulto" e chi lo definisce "un’amnistia mascherata", il provveditore delle carceri lombarde Luigi Pagano, promuove a pieni voti il progetto del ministro.
"Naturalmente si tratta di decisioni ministeriali - sottolinea Pagano - e il nostro compito è quello di applicarle se verranno approvate. Ma se il braccialetto può servire a svuotare le carceri, ben venga. In Lombardia siamo in stato da pre-indulto. Le celle sono sovraffollate. Con 8.250 detenuti in tutto. Ben oltre la soglia di tolleranza. Ogni provvedimento che ci aiuti a svuotare le carceri, soprattutto se si tratta di detenuti che non devono scontare pene per reati gravi, è ben accetto". Ma quanti sono ufficialmente i detenuti delle carceri milanesi che potrebbero beneficiare del provvedimento?
"Stiamo per l’appunto facendo i conteggi in questi giorni - assicura il provveditore delle carceri lombarde - ma non siamo ancora in grado di dare delle cifre precise. Non è facile perché bisogna fare la giusta distinzione fra reati che prevedono una pena inferiore a due anni e quelli che non sono socialmente pericolosi. Dovrebbero essere comunque centinaia e centinaia i detenuti pronti a lasciare le carceri".
Naturalmente, il timore più grande è quello delle evasioni. "Darò il mio ok al braccialetto solo se se si troverà una tecnologia adeguata per garantire al cento per cento la sicurezza. Lo attueremo solo se avrò la garanzia che non ci saranno casi di evasione, che le evasioni saranno zero", tuona il ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
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