L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 9 settembre 2008

Giustizia/Carcere: su mille detenuti, solo 200 potrebbero essere espulsi

Redattore Sociale - Dire, 9 settembre 2008

L’opinione di Desi Bruno, Garante dei detenuti a Bologna: "In assenza di misure strutturali, le carceri si riempirebbero di nuovo in meno di 6 mesi". "Sugli oltre mille detenuti della struttura bolognese della Dozza, che ha una capienza regolamentare di 483 persone, solo 200 potrebbero essere interessati da misure di custodia alternativa al carcere o di espulsione verso i paesi d’origine. Ma, in assenza di provvedimenti strutturali e dato l’elevato ritmo degli ingressi, i posti lasciati liberi si riempirebbero di nuovo nel giro di sei mesi".

Desi Bruno, Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Bologna e responsabile del Coordinamento nazionale dei garanti italiani, non esita a esprimere le proprie perplessità sulle misure annunciate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano per sfoltire le sovraffollate carceri italiane. L’ipotesi di rimpatriare i cittadini stranieri rinchiusi in carcere (700 a Bologna) "non è una novità, perché in realtà il provvedimento è già contenuto nel nostro ordinamento", spiega Bruno: l"articolo 16 della legge Bossi-Fini prevede infatti "l’espulsione per i detenuti stranieri identificati e condannati in via definitiva a una pena inferiore ai due anni".

Ma la misura "resta in gran parte inapplicata perché trova ostacoli su due fronti: l’identificazione delle persone e la difficoltà di stipulare accordi con i paesi d’origine". Tanto che, nel caso del carcere della Dozza, i detenuti rimpatriati nel corso del 2008 "si contano sulla punta delle dita".

Un altro problema riguarda la definitività della condanna poiché, tra i mille ospiti della struttura bolognese, solo 200 hanno concluso il loro iter processuale: gli altri 800 sono ancora in attesa di giudizio. Per chi non è italiano, continua Bruno, le difficoltà poi si moltiplicano: "Spesso si pone un problema di lingua, di integrazione e a volte di alimentazione". Inoltre, i cittadini stranieri reclusi in carcere "spesso non hanno nessun progetto concreto perché la loro prospettiva è di finire la pena ed essere espulsi. Per questo, diventa più difficile con loro attuare percorsi di recupero". Per risolvere la questione del sovraffollamento delle carceri, secondo la responsabile nazionale del Coordinamento italiano dei garanti dei diritti delle persone private della libertà, servirebbero "interventi strutturali sulle strutture penitenziarie e sull’ordinamento giudiziario: in prigione ci dovrebbe andare solo chi è veramente pericoloso. Per i reati minori, invece, bisognerebbe favorire le misure alternative che diminuiscono il rischio di recidiva".