L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 14 maggio 2009

Cgil; ma quale Piano carceri? l'emergenza è adesso

Comunicato stampa, 13 maggio 2009

Nei giorni scorsi è stato consegnato al Ministro della Giustizia il cosiddetto Piano Carceri realizzato dal "Commissario Straordinario" per l’edilizia penitenziaria, nonché Capo del Dipartimento A.P., nonché Capo della Polizia Penitenziaria, Franco Ionta, che in ragione di un impegno di spesa quantificabile in circa 1,5 miliardi di euro consentirà, in 18 regioni, un aumento di circa 18mila posti detentivi, di cui circa 5mila sembra entro il 2011.

Interventi strutturali rilevanti che, forse, offriranno una qualche soluzione temporanea per i prossimi anni, peraltro tutta da verificare, ma che certo rappresentano l’unica risposta che il Governo ha saputo contrapporre sia alla presunta domanda di maggior sicurezza che a suo dire proverrebbe dalla collettività, sia al pesante sovraffollamento delle attuali strutture penitenziarie.

Basteranno? Noi siamo convinti di no, soprattutto perché nell’immediato, a fronte di una situazione che oggi possiamo definire senza tema di smentita allarmante su tutto il territorio nazionale, basta leggere l’ultimo grido di allarme lanciato pubblicamente anche dalle organizzazioni sindacali della regione Sardegna ieri l’altro, nessun provvedimento concreto è stato predisposto per deflazionare le carceri e migliorare le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, fin qui addirittura ridotto di ben 5600 unità dall’organico nazionale fissato dal d.m. 8 febbraio 2001.

Perché in attesa di vedere realizzati quegli obiettivi, la popolazione detenuta ha già - per la prima volta nella storia delle Repubblica - raggiunto e abbondantemente superato quota 62.000 presenze, un primato davvero poco invidiabile se si pensa che nel 2006, peraltro con il contributo dell’attuale maggioranza, fu licenziata dal Parlamento la legge che dava il via all’indulto con 61.372 presenze!

A condizioni date, se non saranno presto adottati interventi strutturali anche di altra natura, il rischio che avvertiamo concretamente con l’approssimarsi della stagione estiva e l’inevitabile aumento delle tensioni interne - questioni di cui dovranno farsi carico il Ministro della Giustizia e il Capo del Dap - è che il sistema imploda coinvolgendo pericolosamente il sistema di sicurezza e di protezione della società civile e, in particolare, le sorti dell’esiguo personale di Polizia Penitenziaria rimasto ancora in servizio negli istituti di pena - secondo noi non più di 18.000 unità ormai -, quotidianamente esposto, come del resto testimoniano le centinaia di aggressioni di cui sono rimasti vittime i colleghi dall’inizio dell’anno, a rischi intollerabili per l’incolumità personale.

Quel piano, che oltretutto dovrà anche tener conto delle decisioni che stanno per essere assunte dalla maggioranza sul tema dell’immigrazione clandestina, riteniamo possa avere senso solo se sostenuto, accompagnato da scelte politiche tese superare alcune scelte legislative compiute nel passato, a limitare il più possibile gli ingressi in carcere per i reati minori, di nessuna pericolosità sociale, ad agevolare il maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione potenziando l’esecuzione penale esterna; ma soprattutto, ad avviare con la massima celerità un tavolo di confronto sugli organici di tutte le sedi e servizi penitenziari, a formalizzare un piano di assunzione di almeno 8000 unità della Polizia Penitenziaria che contemperi anche l’ottimizzazione delle risorse disponibili al sistema.

Da quest’ultimo punto di vista, in particolare, nonostante l’argomento sia stato più volte dibattuto anche con il Ministro Alfano, a cui fu consegnata la disponibilità a discutere da parte sindacale, salvo il fumoso recupero del personale di Polizia Penitenziaria impiegato negli spacci di cui il Capo del Dipartimento continua a parlare nei suoi giri sul territorio, peraltro dimenticando di dire che per le rappresentanze del personale, e la Fp Cgil in particolare, quel recupero dovrà essere preceduto dalla restituzione alle proprie sedi delle numerose unità che allo stato sono distaccate d’ufficio presso il Ministero della Giustizia, il Dipartimento A.P., i Provveditorati regionali, gli Uepe e le Scuole di formazione, per quanto è dato di sapere ad oggi non esiste neppure un progetto di riassetto dei modelli organizzativi e di lavoro finalizzato a valorizzare le risorse umane disponibili!

Questioni in eludibili che andranno quanto prima discusse e risolte, diversamente il Ministro e il Capo del Dipartimento A.P. saranno presto costretti a fronteggiare la mobilitazione del personale. Questo è un "Piano" che per come è stato presentato, invece che rappresentare il tentativo di "fare per risolvere", sembra la soluzione del " fare per costruire". E intanto le persone detenute continuano ad aumentare!

Mauro Beschi, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Francesco Quinti, Responsabile Nazionale Comparto Sicurezza Cgil