L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 8 settembre 2009

Giustizia: misure alternative e attesa infinita del piano carceri

di Donatella Stasio

Il Sole 24 Ore, 7 settembre 2009

Aspettando il "piano carceri", i detenuti italiani hanno raggiunto il record di presenze dal dopoguerra (64mila: 20mila più dei posti regolamentari), anche se i reati, da due anni, sono in calo. Aspettando il "piano carceri", gli ospiti delle patrie galere aumentano al ritmo di 800-1000 al mese. Aspettando il "piano carceri", muore un detenuto ogni due giorni e nei primi sette mesi del 2009 il numero dei suicidi (45) è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Aspettando il "piano carceri", lo spazio vitale per ciascun galeotto si riduce progressivamente a poco più di un paio di metri quadrati e gli spazi comuni, teoricamente destinati alle attività riabilitative (lavoro, sport, studio), spariscono.

Aspettando il "piano carceri", i detenuti trascorrono le giornate nell’ozio, chiusi in cella da 16 a 18 ore, mentre le misure alternative colano a picco, tanto da aver toccato il minimo storico (10mila), a tutto vantaggio della recidiva (il carcere "chiuso" produce il triplo della recidiva rispetto a quello "aperto"). Aspettando il "piano carceri", l’Italia ha subìto la prima condanna della Corte di Strasburgo per "trattamenti inumani e degradanti" e altre se ne profilano, con tanto di risarcimento danni per milioni di euro ai detenuti. Aspettando "il piano carceri", l’amministrazione penitenziaria continua a navigare nei debiti (il sistema costa 3 miliardi di euro l’anno, ma il bilancio è sempre in rosso), con ripercussioni sulla vivibilità delle galere, sulla sicurezza, sulla riabilitazione.

Può darsi che, a differenza del "signor Godot", il "piano carceri" arrivi in uno dei prossimi consigli dei ministri. Può darsi che il governo trovi quel miliardo e mezzo stimato per realizzare - entro il 2012 - 17mila posti in più. Può anche darsi che trovi i soldi necessari per far fronte a un reclutamento straordinario di poliziotti (oggi ne mancano 5mila) e per assumere tutti gli educatori vincitori di concorso. Nel frattempo, però, i detenuti avranno toccato quota 100mila e gli esuberi 40mila. Un’emergenza continua.

Al termine del blitz ferragostano nelle carceri, i radicali hanno parlato di "Stato criminale": parole decisamente forti, e tuttavia non troppo lontane dalla realtà se è vero che a gennaio 2009 fu il ministro della Giustizia Angelino Alfano a parlare di carceri fuorilegge, riferendosi allo scarto esistente tra il dettato costituzionale e la nostra realtà penitenziaria. L’articolo 27 della Costituzione dice infatti che le pene "non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". In sostanza, il carcere - servizio pubblico - dev’essere un luogo che produce sicurezza collettiva, nel rispetto della dignità dei detenuti. Quanto di più lontano dalla realtà. Non da oggi.

Costruire costa e i soldi non ci sono. Si fa fatica a pagare luce, gas, acqua, riscaldamento, vitto, sapone e finanche la tassa sui rifiuti. "La situazione è drammatica", scrive il Dap (dipartimento delle carceri) nella relazione al Parlamento, in cui esprime "fondate riserve" sulla possibilità che le attuali dotazioni di bilancio possano consentire all’amministrazione di "assolvere la propria missione fondamentale", ovvero garantire una pena rispettosa della dignità dei detenuti e tendente al loro reinserimento sociale. A questa funzione costituzionale erano destinati, fra l’altro, i fondi della cassa delle ammende, che il governo ha deciso di dirottare sulla costruzione di nuove prigioni, sebbene 146 milioni di euro (a tanto ammontavano a fine 2008 i fondi della Cassa) siano una goccia nel mare dei 1.500 milioni preventivati per realizzare i nuovi posti letto.

Aspettando il "piano carceri", forse sarebbe opportuno avviare una riflessione sulle misure alternative, meno costose e più vantaggiose per la sicurezza collettiva, come stanno facendo negli Stati Uniti di Obama. Lo ha ammesso - a luglio - lo stesso guardasigilli. Ma dovrà convincere gli alleati della Lega.