Giustizia: Sappe; servono più misure alternative a detenzione
Il Velino, 9 settembre 2009
"L’allarmante dato di oltre 64 mila detenuti che sovraffollano le carceri italiane, la cui capienza regolamentare è pari a poco più di 42 mila posti, oltre a rappresentare il triste primato mai raggiunto nella storia d’Italia impone l’adozione di provvedimenti urgenti. Noi ci appelliamo ai ministri dell’Interno Maroni e della Giustizia Alfano perché riprendano dai cassetti in cui inspiegabilmente è stato riposto da sinistre mani maldestre quello schema di decreto interministeriale finalizzato a disciplinare il progetto che prevede l’utilizzo della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) nel contesto di un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione". È l’auspicio di Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei baschi azzurri.
"Per molti mesi - insiste Capece - abbiamo discusso con l’Amministrazione penitenziaria la bozza del decreto interministeriale Giustizia-Interno, ma inspiegabilmente quel decreto si è arenato in chissà quali meandri pur potendo costituire un importante tassello nell’ottica di una riforma organica del sistema penitenziario e giudiziario italiano. Si era previsto molto chiaramente come il ruolo della polizia penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione penale esterna fosse quello di svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno, oltre che qualificare il ruolo della polizia penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione, cui sarà opportuno ricorrere con maggiore frequenza per non rischiare di trovarci ad avere, nel 2011, 100 mila detenuti in strutture che al massimo ne possono ospitare 42mila".
"Efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere - prosegue il leader del Sappe - potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nella considerazione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene. Per questo motivo auspico che i ministri Maroni e Alfano riprendano in mano quello scheda di decreto interministeriale al più presto". Capece invita in particolare il ministro Guardasigilli a ripartire da questo progetto e a farsi portavoce di questa importante riforma strutturale penitenziaria presso la compagine governativa, in modo tale da prevedere lo stanziamento di adeguati fondi per il corpo di polizia penitenziaria che garantiscano in particolare nuove assunzioni. È infatti opportuno ricordare che gli organici della polizia penitenziaria sono carenti di ben cinquemila agenti".
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