20mila posti in nuove carceri "leggere" e più domiciliari
Il Sole 24 Ore, 15 ottobre 2009
Piano carceri all’insegna della "leggerezza". Oltre alle ristrutturazioni, agli ampliamenti e alla costruzione di nuove prigioni (che richiedono tempi lunghi e somme ingenti), il governo punta sulla realizzazione di 9 "carceri leggere", tirate su nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo e altre). È questa la principale novità - seppure più volte annunciata - del "piano carceri" che il Consiglio dei ministri si accinge a varare per far fronte all’emergenza sovraffollamento (i detenuti in "esubero" rispetto ai posti regolamentari sono circa 22mila).
Non solo. Per "sfollare" le patrie galere, oggi il Governo potrebbe anche dare via libera a una misura più "politica", ovvero a una norma che concede, con una procedura semplificata, la detenzione domiciliare a tutti i detenuti (tranne i condannati per reati gravi) con un residuo di pena non superiore a un anno di carcere (in caso di fuga, l’evasione verrebbe punita in modo più severo, con la pena di 3 anni). Per questa via, uscirebbero dalla galera quasi 5mila persone.
I dettagli del pluri-annunciato "piano carceri" - consegnato a maggio dal commissario straordinario Franco Ionta, che è anche il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - si conosceranno solo dopo la delibera del Governo. Che dovrà stabilire, soprattutto, le fonti di finanziamento (1.760 milioni di euro il costo preventivato), le procedure di costruzione e di ampliamento, le aree.
Ieri il premier Silvio Berlusconi ha ricordato che l’Italia ha il record, in Europa, di detenuti in attesa di una sentenza definitiva (su 65mila carcerati, il 52% è in custodia cautelare ma il 58% di questi sono stranieri) e che il carcere priva della libertà ma non della dignità. Non si sa se i circa 18mila posti "nuovi" che di qui al 2012 si dovrebbero creare saranno interamente destinati ai "giudicabili" o anche ai "definitivi".
Di certo, le "carceri leggere" dovrebbero ospitare i detenuti "non pericolosi", vale a dire, secondo il Governo, gli arrestati o i condannati a pene lievi (dunque anche, e forse soprattutto, gli stranieri); avrebbero un sistema di "sorveglianza attenuata" (meno poliziotti, custodia "dinamica", videosorveglianza); costerebbero poco (stando, almeno, ai progetti esaminati dal Governo); sarebbero costruite seguendo le procedure veloci utilizzate per le nuove case dell’Aquila.
Del "piano" ha parlato Ionta, ieri, durante un’audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera in cui, rispondendo a una delle numerose domande di Manlio Contento (Pdl), ha fatto sapere che annualmente entrano e escono dalle patrie galere circa 90mila persone.
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