Giustizia: su ddl svuota-carceri Alfano non raccoglie consensi
Il Sole 24 Ore, 10 aprile 2010
Una Lega più di lotta che di governo rischia di far perdere colpi al ddl "svuotacarceri" del ministro Angelino Alfano, destinato a sfoltire la popolazione carceraria di circa 10mila detenuti e, in prospettiva, a limitare gli ingressi nelle patrie galere. "Un indulto mascherato" e "un’amnistia mascherata", ha paventato, ieri, il leghista Nicola Molteni, durante la seduta della commissione giustizia della Camera, dov’è cominciata la discussione del ddl sulla "detenzione domiciliare " per chi deve scontare solo 1 anno di carcere (anche come pena residua), e sulla "messa alla prova" di chi è imputabile di reati puniti fino a 3 anni.
Parole analoghe a quelle del leader dell’Idv Antonio Di Pietro, contrario al provvedimento, sostenuto - sia pure con sfumature diverse - dall’inedito asse Pdl-Pd, dal sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo e dalla presidente della commissione, Giulia Bongiorno, che ne condivide "la ratio" pur ritenendo opportuno approfondire alcuni aspetti. La seduta di ieri ha rivelato che la Lega vuole giocare da protagonista, e non da gregaria, la partita delle riforme, anche a costo di smarcarsi dal governo. Come nel caso del carcere e dell’emergenza sovraffollamento (i detenuti hanno superato quota 67mila, 24mila più dei posti regolamentari e nel 2010 già si contano 18 suicidi); un’emergenza nazionale da affrontare con un "piano straordinario" di edilizia, assunzioni e misure sanzionatorie diverse dal carcere.
Mai come ieri la Lega si è smarcata dal governo, anche se non aver fatto obiezioni al ddl "svuota carceri" dopo l’approvazione del ddl al consiglio dei ministri di gennaio, sebbene le misure andassero in direzione opposta alla linea del Carroccio della "tolleranza zero".
A settembre 2009, circa il 32% dei detenuti definitivi scontava pene non superiori a un anno (25% nel 2007, 31% nel 2008). Il che, oltre ad aumentare il disagio dei detenuti, espone lo stato alle condanne della corte di Strasburgo per trattamenti inumani e degradanti e impedisce di attuare il principio costituzionale della rieducazione.
Con la "detenzione domiciliare" (fruibile anche da stranieri e recidivi) dovrebbero uscire da 7mila a 10mila detenuti; ma ieri, in commissione, tutti hanno chiesto dati più dettagliati,anche sull’effettiva esistenza di luoghi, diversi dal domicilio, in cui accogliere i beneficiari della "detenzione domiciliare" (il sospetto è che gli stranieri senza domicilio finiscano nei Cie). Quanto alla "messa alla prova" (sospensione del processo in cambio di lavori di pubblica utilità, al termine dei quali, se la prova è riuscita, il reato si estingue), anche qui è stato chiesto (in particolare dal Pd) di dimostrare l’esistenza di una "rete" effettiva che garantisca lo svolgimento dei lavori socialmente utili. Mercoledì il governo dovrebbe fornire dati e risposte. E si capirà se, e fino a che punto, la Lega voglia fare opposizione.
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