Le prese di posizione sul ddl svuotacarceri
Giustizia: sulla "messa alla prova" l'Idv e la Lega contro Alfano
di Liana Milella
La Repubblica, 9 aprile 2010
Domiciliari a chi ha ancora un anno da scontare: sono 7-8 mila. Battaglia sul ddl che prevede anche la "messa alla prova" per le pene fino a tre anni.
Lega contro Alfano. Per via delle nuove norme che consentono di "mettere alla prova" con lavori socialmente utili chi è stato condannato a tre anni e di affidare ai domiciliari chi ha da scontare solo un anno di pena. Uno scontro all’insegna del nuovo clima politico frutto della vittoria elettorale che pone la Lega in modo protagonistico nella coalizione. Carroccio sulla stessa linea di Di Pietro contro "un indulto strisciante e un’amnistia mascherata".
Pd schierato col Guardasigilli per alleggerire, anche se con molte cautele e distinguo, l’emergenza carceri. Il sottosegretario alla Giustizia, l’ormai ex magistrato Giacomo Caliendo in quota Pdl (è andato in pensione), costretto a dire a brutto muso al leghista Nicola Molteni "ehi tu stai calmo e modera i toni".
Il relatore Alfonso Papa, toga pure lui ed ex di via Arenula, sdrammatizza i contrasti ("Siamo solo all’inizio"). Ma la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, che condivide la ratio del ddl e cerca di mediare, è preoccupata per l’evidente tensione nella maggioranza e vede in pericolo la possibilità di approvare il testo prima di agosto, quando Alfano e il capo delle carceri Franco Ionta temono esplosioni di protesta per via di un sovraffollamento che non ha mai raggiunto picchi così alti (è giusto di ieri la "battitura" contro le inferriate, durata mezzora, in tre padiglioni di Poggioreale a Napoli).
Succede tutto in commissione Giustizia alla Camera dove s’avvia la discussione sui due istituti, messa alla prova e domiciliari per il residuo di un anno, che il ministro della Giustizia aveva portato in consiglio dei ministri il 12 gennaio. Allora il progetto era stato accolto dal gelo dei ministri leghisti Maroni e Calderoli. Ma ieri sono esplosi i distinguo. Molteni non ha nascosto le "forti perplessità", ha chiesto precise garanzie sull’impatto. Ha precisato che la ricetta della Lega, fedele al motto della "certezza della pena", è "costruire nuove carceri, senza svuotare quelle esistenti". Poi le parole forti, "indulto e amnistia mascherata" che fanno infuriare Caliendo. Il quale deve subire il fuoco amico dei pidiellini Francesco Paolo Sisto e Manlio Contento che contestano singoli aspetti tecnici.
La maggioranza si spacca. Ma pure l’opposizione è divisa. L’ex pm Antonio Di Pietro boccia severamente entrambe le misure perché la messa alla prova è "una scorciatoia di non punibilità che lascia impunita la microcriminalità". Mentre l’ultimo anno ai domiciliari "è una vera sconfitta dello Stato", in quanto non si capisce sulla base di quale criteri si dica "vabbè, ti abbuono un anno di carcere".
L’asse Lega-Di Pietro si scontra con la posizione del Pd. Dove, dopo un’iniziale incertezza, viene dato il via libera alla cosiddetta "legislativa", la possibilità di approvare il testo in commissione senza passare dall’aula. Per questo si batte la radicale Rita Bernardini che, reduce con Marco Pannella da visite pasquali nei penitenziari dell’Ucciardone (Palermo) e di Poggioreale, minaccia di ricorrere a nuove forme di protesta non violenta (scioperi della fame).
La democratica Donatella Ferranti condivide lo spirito delle due proposte, ma chiede precise garanzie sull’impatto e soprattutto sulle misure economiche per sostenere il progetto che invece non sono affatto previste, in quanto il governo esclude di investire anche un solo euro, come recita l’esplicita "clausola di invarianza finanziaria". La Ferranti vuole anche capire come si potrà mettere ai domiciliari chi, come gli immigrati, una dimora non ce l’ha e rischia di finire diritto nei Cie. Mercoledì prossimo si riprende. Toccherà a Caliendo portare i numeri e mediare tra posizioni che appaiono inconciliabili.
Giustizia: Ferranti (Pd); c'è emergenza umanitaria, iter rapido
Apcom, 9 aprile 2010
Nelle carceri italiane siamo all’emergenza umanitaria, servono interventi che siano realmente applicabili. La capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, lo scrive in una lettera inviata al presidente della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno. "Nelle carceri italiane - sottolinea l’esponente democratica - siamo ampiamente oltre la soglia di massima tolleranza e il livello di sovraffollamento sta determinando una situazione di vera e propria emergenza umanitaria. Il piano carceri è ancora avvolto da una coltre di indeterminatezza e anche il provvedimento sulla detenzione domiciliare e la messa in prova presenta molte criticità".
"La più rilevante - sostiene Ferranti - è che un provvedimento di quella portata non può essere fatto a costo zero. Per una reale riuscita della messa in prova e del carcere domiciliare c’è bisogno di investire su mezzi e risorse umane. In caso contrario quel provvedimento non riuscirebbe nel suo scopo, resterebbe lettera morta e sarebbe utile solo per la propaganda governativa.
Senza fondi aggiuntivi ad ogni detenuto che uscirà ad un anno dal fine pena ce ne saranno almeno due che entreranno per colpa del sistema della recidiva obbligatoria introdotta dalla legge Cirielli che non consente la valutazione dell`effettivo recupero del condannato".
"Questa, purtroppo, è la realtà! E allora, prima di accordare la legislativa diretta, abbiamo chiesto - spiega l’esponente Pd - di verificare in commissione la reale volontà di tutte le forze politiche ad avviare un percorso normativo e di investimento che sia durevole e capace a risolvere le cause primarie del sovraffollamento delle carceri. Se il governo e la maggioranza ci daranno segnali in questo senso, saremo i primi a richiedere il trasferimento in legislativa. Mi spiace che le parole strumentali e ingenerose della collega Bernardini abbiano potuto generare un così macroscopico equivoco. Noi non vogliamo alcun allungamento dei tempi: come sempre puntiamo ad un confronto in commissione costruttivo, efficace e celere. Il provvedimento è in ogni caso già calendarizzato in Aula per il mese di maggio".
Giustizia: Contento (Pdl); perplesso sul ddl, servono modifiche
Ansa, 9 aprile 2010
"Ci sono diversi aspetti da rivedere del ddl Alfano per la messa alla prova e credo che potrà essere migliorato". Il deputato del Pdl Manlio Contento commenta così quanto avvenuto in commissione Giustizia della Camera sul ddl Alfano che prevede, tra l’altro, la detenzione domiciliare per coloro a cui resta da scontare l’ultimo anno di pena. La Lega infatti si è detta contraria al testo del governo per il quale ha negato l’esame in sede legislativa e molte perplessità sono state sollevate anche da parlamentari del Pdl tra cui, appunto, Manlio Contento.
L’esponente della maggioranza, dopo aver evidenziato una serie di questioni tecniche che potrebbero portare ad un miglioramento del testo, ha poi proposto una novità che potrebbe essere introdotta nel provvedimento. "Si potrebbe anche pensare di far scrivere direttamente al magistrato di merito nella sua sentenza, se prevedere o meno gli arresti domiciliari per l’imputato, in alternativa alla detenzione in carcere. Facendolo decidere direttamente al magistrato - osserva Contento - si potrebbero ridurre i tempi e alleggerire non poco le procedure. Oggi è cominciato l’esame di questo testo - conclude Contento - il confronto è appena cominciato". Il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno ha comunque reso nota l’intenzione di calendarizzare il provvedimento per l’aula nel mese di maggio.
Giustizia: Di Pietro; il ddl Alfano è scorciatoia per non punibilità
Ansa, 9 aprile 2010
"Il ddl per la messa in prova che porta la firma del ministro Alfano è di fatto una scorciatoia di non punibilità. Non è vero che svuoterebbe le carceri e porterebbe la microcriminalità a restare impunita". Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro boccia così il provvedimento del governo ora all’esame della commissione Giustizia della Camera.
"Le perplessità su questo testo sono varie - spiega Di Pietro - prima di tutto se il magistrato ha previsto una determinata condanna è chiaro che si tratta di una disposizione che va rispettata. Non esiste che io modifichi la valutazione del giudice solo perché non ho spazio a sufficienza per far stare i detenuti. Sarebbe una vera sconfitta per lo Stato".
Poi, prosegue il parlamentare, "se il giudice ha stabilito una condanna a cinque anni invece che a quattro una ragione ci sarà. Pertanto non vedo su quale base e con quale pretesto si possa dire Vabbè ti abbono un anno di carcere. È chiaro che ci sarebbe l’elusione della sanzione rispetto al precetto".
Ma la cosa che Di Pietro critica più di ogni altra è l’ipotesi prevista nel ddl di sospensione del processo con messa alla prova che poi comporta l’estinzione del reato. "Si tratta di un vero e proprio invito alla microcriminalità a delinquere", commenta. Nel testo, infatti, si prevede che l’imputato che venga condannato per reati puniti con pena pecuniaria o con pena detentiva non superiore nel massimo a tre anni, possa chiedere la sospensione del procedimento con messa alla prova. La sospensione del procedimento con messa alla prova è subordinata alla prestazione di un lavoro di pubblica utilità.
Tale sospensione, dice ancora il ddl Alfano, non può essere concessa più di una volta per delitti "della stessa indole" e, comunque, non più di due volte. In più, non può essere concessa ai recidivi che abbiano riportato condanne per delitti della stessa indole rispetto a quelli per cui si procede. "Il che significa - incalza Di Pietro - che io per un determinato periodo non posso commettere due furti, ma un furto e una truffa sì, per arrivare all’estinzione del reato". Tra gli effetti della sospensione del procedimento con messa alla prova, infatti, c’è quello che alla fine si estingua il reato per cui si procede. Anche se questo non pregiudica l’applicazione delle sanzioni amministrative accessorie, nel caso siano previste dalla legge.
"E tutto questo poi - conclude Di Pietro - sarebbe in contraddizione con il principio ispiratore della legge che sarebbe quello di svuotare le carceri. È difficile infatti che ci siano molte persone in carcere con condanne a tre anni. Mentre si corre il rischio che con la tecnica del prima faccio un tipo di reato, poi aspetto un po’ e ne faccio un altro, alla fine si possa delinquere senza incappare in alcuna condanna".
Giustizia: Molteni (Lega); ddl è contrario a certezza della pena
Ansa, 9 aprile 2010
Il ddl del governo che prevede la "messa alla prova" per gli imputati di reati fino a tre anni e la detenzione domiciliare per i detenuti a cui manca da scontare un anno di carcere non verrà esaminato dalla commissione Giustizia della Camera in sede legislativa. A dire no alla richiesta di un esame veloce del testo, sostenuta con forza dai Radicali, sono stati la Lega, l’Idv e il Pd.
"Noi abbiamo forti perplessità su questo provvedimento - avverte il deputato della Lega Nicola Molteni - e abbiamo chiesto al governo ulteriori chiarimenti soprattutto per quanto riguarda l’impatto che misure del genere potrebbero avere sui detenuti adulti, visto che sino ad ora sono state applicate solo sui minori".
Ma non è questa l’unica ragione per la quale gli esponenti del Carroccio si sono opposti a discutere il testo direttamente in sede legislativa. "Noi pensiamo - aggiunge il parlamentare - che il problema del sovraffollamento delle carceri non vada risolto semplicemente svuotandole, ma costruendone di nuove e mettendo a punto iniziative diplomatiche con paesi esteri che consentano di far scontare ai 25.000 detenuti stranieri che sono nelle nostri carceri la propria condanna nei paesi di provenienza". "Non bisogna dimenticare infatti - sottolinea - come circa il 40% della popolazione carceraria sia straniero". E poi, prosegue, "serve la certezza della pena".
“Le critiche che ci vengono mosse dalla UIL e dall’On. Bernardini sulle posizioni del PD rispetto al
disegno di legge del ministro Alfano relativo al nuovo istituto della detenzione domiciliare per le
pene detentive non superiori ad un anno ed alla sospensione dei procedimenti penali con la messa alla prova per i reati con pene edittali inferiore a tre anni, sono assolutamente pretestuose e prive di fondamento poiché, tra l’altro, ancora non è iniziata la discussione in Commissione Giustizia alla Camera.
Se poi il ragionamento si basa sulla non concessione della sede legislativa, giova ricordare che prima ancora del PD è stato il Gruppo della Lega Nord ad annunciare la contrarietà alla corsia preferenziale in Commissione.
L’apertura per il passaggio dalla sede referente alla sede legislativa in Commissione dipende dalla responsabile assunzione di un impegno del Ministro e della sua maggioranza ad un aperto confronto anche sulle proposte dell’opposizione alla quale, certo, non può essere richiesto di accettare a scatola chiusa le soluzioni proposte con la ricetta Alfano, di cui neanche la stessa compagine governativa sembra convinta.
La nostra richiesta di modifiche ed approfondimenti muove dalla preoccupazione di evitare che i primi passi nella direzione dell’utilizzo di pene alternative non si risolva, per l’inadeguatezza dei mezzi e per approssimazione, in un fallimento compromettendo così un filone di lavoro che riteniamo fondamentale per una soluzione strutturale dell’emergenza carceri.
Questo è il metodo.
Ci sarebbe una inversione di tendenza nelle politiche della giustizia e della sicurezza del Governo?
Può darsi. Ma come spesso rileviamo in questa difficile stagione politica, le difficoltà della maggioranza vengono travisate, addossando alle opposizioni la mancata capacità di decidere.
Ai supporters del piano carceri, delle promesse di aumento degli organici che il Governo non ha onorato e delle misure che avrebbero dovuto da tempo decongestionare le carceri rivendicate anche i sede europea, chiediamo una riflessione sulle aperture di credito conferite ad una politica del Governo che sembra ambire a tassi di carcerazione da record rispetto ai Paesi europei nostri omologhi, ignorando che il sistema penitenziario italiano viene spogliato di risorse, di professionalità e di opportunità di perseguire il fine costituzionale della rieducazione, del reinserimento sociale, della tutela dei diritti della persona e delle regole contrattuali per i propri operatori.”
Giustizia: "messa in prova" alla Camera; no corsia preferenziale
Apcom, 7 aprile 2010
Inizierà domani in commissione Giustizia alla Camera l’esame del ddl del governo che prevede che le pene detentive non superiori a un anno possano essere scontate a casa o presso un altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza e la sospensione del processo con messa alla prova.
Fallita per ora l’intenzione dell’esecutivo di dare una corsia preferenziale al provvedimento che costituisce uno dei pilastri del piano carceri portato in Consiglio dei ministri dal Guardasigilli Angelino Alfano lo scorso 13 gennaio: non è stata trovata l’unanimità dei gruppi, infatti, alla proposta di assegnare il ddl in sede legislativa.
"Prima di accordare la legislativa sul provvedimento del governo sulla detenzione domiciliare e la messa in prova - commenta la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - vogliamo verificare in commissione la reale volontà di tutte le forze politiche ad avviare un percorso normativo che sia veramente risolutivo e durevole per risolvere le cause primarie del sovraffollamento delle carceri. Non vogliamo alcun allungamento dei tempi, ma come sempre puntiamo su un confronto costruttivo ed efficace. Se il governo e la maggioranza ci daranno segnali in questo senso saremo i primi a richiedere il trasferimento in legislativa. Una delle maggiori perplessità sull'attuale testo del ddl è che ancora una volta si vorrebbero affrontare le riforme sulla giustizia a costo zero.
Quando sappiamo bene che per una reale riuscita della messa in prova e del carcere domiciliare c`è bisogno di investire adeguatamente su mezzi e risorse umane".Secondo le stime del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, nel settembre 2009, circa il 32 per cento dei detenuti a seguito di sentenza definitiva scontavano pene detentive non superiori a un anno. Tale percentuale è costantemente in crescita: era circa il 25 per cento nel giugno 2007 e il 31 per cento nel giugno 2008. "Questo fenomeno - si legge nella relazione introduttiva del ddl - determina una condizione di disagio che espone lo Stato italiano alle condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo e non consente di attuare pienamente la funzione rieducativa della pena.
Di qui la necessità, oltreché di intervenire sulle infrastrutture carcerarie, di prevedere che, in alcuni casi, l’esecuzione delle pene più brevi possa avvenire anche in luoghi diversi dagli istituti penitenziari, fermo restando il principio che la detenzione, anche se breve, va comunque eseguita e non può essere sospesa se non nei casi previsti dal codice di procedura penale e dalle leggi in materia di ordinamento penitenziario".
Giustizia: Bernardini (Ri); Pd poco responsabile, ddl è prioritario
Dire, 7 aprile 2010
Rita Bernardini, deputata radicale membro della commissione Giustizia, ha scritto alla capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Donatella Ferranti, sulla scelta del Partito democratico di non accordare la sede legislativa al ddl del governo in materia di "disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova". "Vogliamo trascinare la discussione per mesi e mesi in sede referente - ha chiesto la deputata radicale alla Ferranti - e poi avere chissà quando il passaggio in aula e poi l’esame da parte dell’altro ramo del Parlamento? Arriveremo all’estate con più di 70mila detenuti senza che nulla di concreto sia accaduto".
Bernardini ha spiegato inoltre che "se la corsia preferenziale della sede legislativa non fosse accordata, si sentirebbe in dovere - soprattutto dopo aver rivisitato nei giorni di Pasqua e Pasquetta con Marco Pannella le case circondariali di Poggioreale e dell’Ucciardone - di riprendere la lotta nonviolenta informandone la comunità penitenziaria che - sia detto per inciso - è ormai allo stremo delle proprie capacità di sopportazione del dolore inflitto dallo stato di violazione permanente di diritti umani essenziali sia nei confronti dei detenuti che di tutto il personale in servizio".
Bernardini ha ricordato all’on. Ferranti che per indurre il Governo ad adottare misure e/o provvedimenti legislativi volti a ridurre la popolazione penitenziaria, aveva già portato avanti una dura iniziativa nonviolenta durata 19 giorni di sciopero della fame nel mese di febbraio. "Comprendo benissimo - ha scritto Bernardini nella lettera - che il ddl può non essere completamente soddisfacente e per migliorarlo dobbiamo tutti impegnarci, ma non essere consapevoli che i tempi richiesti dalla drammatica situazione di sovraffollamento carcerario devono essere necessariamente rapidi e non rilevare che per la prima volta da quando è iniziata la legislatura a maggioranza di centrodestra, si registra un’inversione di tendenza rispetto alla politica pervicacemente fin qui adottata all’insegna di più galera per tutti, mi appare poco responsabile e anche un po’ autolesionista visto che i gruppi parlamentari del Pd possono tranquillamente rivendicare a loro stessi il merito di questa accelerazione e presa di coscienza del parlamento dopo l’approvazione delle mozioni sulle carceri avvenuta in gennaio sia alla Camera che al Senato".
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