L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 26 maggio 2010

CONFSAL UNSA GIUSTIZIA SCRIVE AI VERTICI DAP SUL LAVORO DEGLI ASSISTENTI SOCIALI

Modalità di lavoro degli assistenti sociali – riferimento circolare n. 148384 del 07/04/2010 Apertura di un dibattito
Nella lettera indicata in oggetto, codesto dipartimento, in conformità con l’atto di indirizzo del Ministro della Giustizia del 19 settembre 2009, entra nel merito della “migliore gestione delle misure alternative alla detenzione carceraria”, emanando istruzioni operative che dovrebbero essere poste a sistema.
La circolare premette che “il numero di affidati oggi è maggiore, ma resta compatibile con l’applicazione della direttiva citata” e in particolare “non è ulteriormente ammissibile” l’abbandono di uno strumento tecnico sociale definibile di “prossimità frequente”, pena l’impoverimento che ne risulterebbe, tale da inficiare non solo i momenti di verifica ma anche la diretta conoscenza delle condizioni di vita della persona presa in carico e del loro mutamento.
Da questa premessa, che tratteggia giudizi limitativi e perentori sul lavoro degli assistenti sociali, codesto Dipartimento conclude sottolineando la “rarefazione delle funzioni di controllo e di verifica”. Pertanto, con tono altrettanto dirigista, dispone il contenimento del lavoro applicato alle riunioni interne, tra servizi e persino il lavoro in équipe a favore degli incontri con l’utenza (performance diretta verso l’utenza, si potrebbe dire).
Si ritiene che tale circolare sia generica e riduttiva rispetto alla portata del lavoro degli assistenti sociali inerente la rieducazione ed il reinserimento sociale delle persone sottoposte a provvedimenti penali.
Nulla quaestio ovviamente in merito alla corretta gestione delle misure alternative e neppure relativamente all’importanza della conoscenza del contesto e dell’incontro con l’utenza.
Tuttavia incentrare, e significare, la portata dell’intervento dell’assistente sociale in termini di prevalente funzione di controllo e di verifica appare, di certo, semplicistico e riduttivo.
Il controllo esterno, si ricorda, per essere efficace necessita di essere correlato all’interiorizzazione per far parte del funzionamento mentale della persona. Il meccanismo stesso di acquisizione del valore morale, le dottrine insegnano, diventa acquisito quando da eterodiretto muta in autodiretto: tale processo è legato alla cooperazione e, più in generale, ad un processo educativo-sociale.
Ora, focalizzare l’attenzione sulla quantificazione e non sulla qualità del rapporto, il richiamare un intervento di sistema incentrato sull’aspetto strettamente nomotetico versus quello idiografico sembra, per chi scrive, il risultato di un meccanismo di spostamento, che denota una dose di ingerenza nell’autonomia professionale degli assistenti sociali, riconosciuta ex lege.
Aprire, di contro, un ampio dibattito sul trattamento in termini di percorso penale, di organizzazione degli Uffici, di risorse umane e finanziarie, alla luce di una consolidata professionalità degli assistenti, appare il viatico da percorrere.
Tenuto conto delle predette considerazioni e della situazione di emergenza che attraversa il servizio sociale e la situazione carceraria in generale (leggasi aumento esponenziale dell’utenza, carenza risorse umane e materiali, che ha portato alla proclamazione dello stato di agitazione del personale in numerosi Uffici EPE), la scrivente Organizzazione Sindacale ritiene improcrastinabile la convocazione di un tavolo nazionale per affrontare le suddette criticità.
Considerata l’urgenza delle questioni poste, in attesa di urgente riscontro, si porgono distinti saluti.