FP CGIL SCRIVE AI VERTICI DEL DAP SULLA GRAVE SITUAZIONE DEGLI UFFICI PER L'ESECUZIONE PENALE ESTERNA
Forte è lo stato di incertezza e di preoccupazione per il futuro in cui si trovano gli operatori del settore, un futuro tra l’altro prossimo considerando gli ultimi interventi normativi in materia di esecuzione penale collegati al famigerato “Piano carceri”, nonché le disposizioni emanate dalla Direzione Generale EPE con una circolare a firma del Capo del DAP.
Interventi “d’emergenza”, per usare un eufemismo, che rischiano, da una parte, di imballare il sistema per la grave carenza di organico degli assistenti sociali, dall’altro di svilire il valore e l’autonomia professionale di tali operatori annullando il background storico culturale degli UEPE che ha radici nella politica dei servizi.
Gli interventi propagandistici e di facciata proposti dal governo e le direttive dell’amministrazione evidenziano un contesto politico ed amministrativo che si caratterizza sempre più per la sua involuzione culturale dove al confronto sindacale e alla condivisione si preferiscono interventi unilaterali, a volte maldestri e di non facile attuazione che evidenziano una superficiale conoscenza del contesto e delle problematiche afferenti siano esse di natura strutturale, organizzativa e/o professionale.
I forti tagli alle risorse apportati dagli ultimi interventi governativi stanno evidenziando nell’amministrazione penitenziaria i previsti devastanti effetti ed evidenti sono i segnali del gravissimo disagio operativo dagli stessi determinati negli UEPE, gli Uffici dell’Esecuzione penale Esterna , che stanno rischiando la paralisi operativa.
Gravissima ed endemica, dunque, è la carenza di risorse umane che caratterizza il settore determinando in molti uffici e sedi UEPE, al personale un pesante aggravio di carichi di lavoro con forte ricaduta sulla loro operatività anche quotidiana.
La grave carenza di risorse finanziarie, inoltre, incide negativamente sulla possibilità di poter disporre degli strumenti (auto di servizio,utilizzo delle linee telefoniche) indispensabili all’espletamento dei compiti istituzionali degli UEPE, come previsto dall’art.72 L.354/75, e pone
gli assistenti sociali, in una condizione di grave disagio operativo e di mortificazione professionale in quanto limita e vanifica il loro intervento istituzionale che, giova ricordare, si esercita particolarmente sul territorio ed in sinergia con le istituzioni pubbliche e del privato sociale per promuovere programmi e progetti di inclusione sociale delle persone in esecuzione penale .
Le auto di servizio, guidate dal personale di polizia penitenziaria, necessarie per espletare interventi in zone e/o quartieri ad alto rischio di criminalità e/o non facilmente raggiungibili dai mezzi pubblici, sono praticamente inutilizzabili perché le risorse economiche a disposizione rendono impossibile l’acquisto della benzina e non viene, neppure, assicurato ai lavoratori il rimborso dei biglietti e/o abbonamenti dei mezzi pubblici.
Una evidente difficile quanto complicata situazione, dunque, che, ribadiamo, rischia di determinare all’intero sistema dell’esecuzione penale, già in profondo disagio, una paralisi istituzionale con ricadute devastanti sui suoi principi istituzionali e sulle professionalità preposte.
Per tali motivi su tutto il territorio nazionale si sta diffondendo la protesta dei lavoratori degli UEPE che con le RSU e le OO.SS. territoriali hanno proclamato lo stato di agitazione del personale.
Le iniziative sono ben note all’amministrazione in quanto dai territori interessati sono state inoltrate le relative comunicazioni alle quali, a tutt’oggi purtroppo, non ha fatto seguito alcun cenno di riscontro a significarne la dovuta attenzione
Si resta in attesa di sollecito riscontro e si porgono cordiali saluti.
La coordinatrice nazionale
Penitenziari – Ministeri
Lina Lamonica
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