RDB Penitenziari scrive ad Alfano e al Capo del Dap per denunciare lo stato di abbandono degli uepe
Questa O.S. ha più volte denunciato lo stato di abbandono in cui versano gli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna, situazione che oramai si dilunga da troppo tempo e che si è purtroppo incancrenita nel disinteresse generale della politica della giustizia.
E’ di tutta evidenza che il sovraffollamento del carcere lo si vuole contrastare con l’incremento dell’edilizia penitenziaria e con l’ampliamento delle misure alternative alla detenzione. Ma queste ultime hanno senso se e solo se servono alla riduzione della recidiva, così come l’incremento dell’edilizia penitenziaria ha come fine non il solo contenimento di carne umana, ma trova la sua ragione d’essere nelle opportunità che l’istituzione nel suo complesso offre al reo, per cui sì c’è bisogno di polizia Penitenziaria, ma anche e soprattutto di adeguate politiche di restituzione del reo alla società civile.
Un vecchio detto, noto in tutta Italia, dice che “non si possono fare le nozze con i fichi secchi”, analogamente non si possono incrementare le misure alternative se non si pensa ad un incremento degli operatori addetti ad essi. Abbiamo denunciato – senza risultati – che non sono previsti concorsi a fronte di un esodo per pensionamento di 200 unità su circa 1000 e, d’altro canto, langue nei meandri della burocrazia ministeriale, il transito di questi professionisti operanti in settori diversi dal penitenziario, attraverso le procedure di mobilità.
A questo si aggiunga la penuria di mezzi e di personale di supporto. In taluni Provveditorati sono state tolte le macchine per il servizio esterno. Si pensi a realtà come il Trentino o il Friuli, dove l’affidato o il semilibero vive prevalentemente in mezzo alle montagne o anche
A questo si devono aggiungere due variabili tra loro indipendenti, egualmente distruttive. L’incapacità di taluni dirigenti ad espletare il proprio mandato: non si possono fare le telefonate a casa del destinatario della misura alternativa per verificare se l’operatore ha effettivamente svolto il proprio compito, né si può discutere sulla durata o meno del colloquio assumendo comportamenti che rispondono solo alla volontà di vessazione del dipendente. Non dobbiamo mai dimenticare che quest’ultimo molto spesso usa, per i contatti con l’utenza il proprio cellulare, stanti le disposizioni restrittive sull’uso del telefono delle direzioni, così come troppo spesso usa la propria auto a rischio e pericolo personale. L’altra variabile sono le disposizioni che provengono dall’alto e che nascono dalla scarsa conoscenza delle situazioni. E’ emblematica l’ultima circolare, emanata dal Presidente Ionta, sulla quale non intendiamo soffermarci più di tanto, dal momento che è stata largamente commentata, in senso professionale dall’Ordine degli Assistenti Sociali e che questa O.S. condivide ampiamente e ne chiede l’annullamento.
Questa O.S. pertanto chiede che venga riconsiderati il budget del cosiddetto “Piano Carceri” e che in quest’ambito si consideri la necessità impellente di destinare una parte dei fondi quantomeno a rendere gestibili tali Uffici. Diversamente già siamo nelle condizioni di non rispondere, ma la messa alla prova proposta dal Ministro, rischia di essere un fallimento clamoroso
Roma, 14 maggio 2010
IL COORDINAMENTO RdB PENITENZIARI
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