L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

venerdì 6 agosto 2010

Il ddl sulla detenzione domiciliare crea anche una questione di disuguaglianza

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri

Terra, 6 agosto 2010

Tecnicamente, Balducci è agli arresti domiciliari in attesa di essere rinviato o meno a giudizio e/o che decadano (o meno) le esigenze cautelari che ne limitano la libertà in vista del processo. Ma il domicilio è il domicilio, e ognuno fa come può.
Sguazza in piscina, e poi si affaccia da un terrazzino vestito solo di una toga “alla romana”: è Angelo Balducci, l’ex-Presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, secondo l’accusa il gran sacerdote della cricca degli appalti pubblici, “il detenuto” cui l’Espresso ha dedicato la copertina la scorsa settimana. Tecnicamente, Balducci è agli arresti domiciliari in attesa di essere rinviato o meno a giudizio e/o che decadano (o meno) le esigenze cautelari che ne limitano la libertà in vista del processo. Ma il domicilio è il domicilio, e ognuno fa come può.
Le disuguaglianze, fuori dal carcere, tornano a essere visibili: Balducci in piscina, a Montepulciano; altri a pestarsi i piedi in appartamenti poco più grandi delle celle che li hanno ospitati fino a ieri. Il problema è Balducci? No, il problema sono le disuguaglianze che rendono così diversi gli arresti domiciliari di un ricco e potente signore dalla claustrofobica detenzione in casa di un povero Cristo qualsiasi.
E, tra i dettagli delle eccezioni alla regola, si nasconde il diavolo della disuguaglianza che mina dall’interno l’efficacia del disegno di legge sulla detenzione domiciliare approvato dalla Camera e che in autunno sarà all’esame del Senato, salvo che il Governo - un po’ propagandisticamente - non voglia trasformarlo in un decreto-legge ferragostano. Dei potenziali 12mila detenuti definitivi sotto l’anno di pena, sì e no duemila potranno usufruirne: preclusioni per titolo di reato e per etichettatura soggettiva si sommano alla (in)disponibilità di un domicilio, e alla sua improbabile “idoneità” allo scopo.
Peccato, perché nelle carceri il personale, in attesa di qualsiasi cosa che possa alleggerirne il carico, ci spera da tempo: da vari mesi i più attenti preparano proiezioni e applicazioni simulate. È l’unica cosa che possono fare - man mano che cresce la popolazione detenuta, i fondi per le strutture ed il personale si restringono invece che aumentare - per dare una qualche soluzione al degrado degli ambienti e alla disperazione che monta tra i detenuti. Hanno aperto sprazzi di speranza, non solo - purtroppo - tra quelli che realmente potrebbero beneficiarne.
L’altro giorno, in un carcere romano, un detenuto ci ha chiesto chiarimenti in merito, compitando con un dito i suoi calcoli scritti su una mano, poi, girato l’angolo, abbiamo sorpreso un educatore che anche lui stava mentalmente (lavoro intellettuale, non sulla mano!) conteggiando i mesi di un detenuto che ha in assegnazione per capire se e quando potrebbe avere i domiciliari. “Scusi, ma quanti uscirebbero da qui, eventualmente?” - abbiamo chiesto -. “Una trentina, pare”, su 1.700 circa. Sic! Altro che Balducci e la sua villa con piscina!