L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

giovedì 25 novembre 2010

FP CGIL Piemonte Scrive ad Alfano e ai Vertici dell'Amministrazione Penitenziaria

Qualche mese fa, quando si dava per imminente il provvedimento deflattivo che ieri si è concretizzato in legge, il Coordinamento Regionale DAP Ministeri e la FP CGIL Regionale rivolsero un invito alle Istituzioni e alla politica perché non si consumasse l’ennesima operazione di facciata che non avrebbe risolto il problema del sovraffollamento e della vivibilità del carcere e in più avrebbe aggravato la già difficile situazione lavorativa di buona parte degli operatori penitenziari.
Ora non è più tempo di ripetere le considerazioni già espresse in merito alla carenza di tempo e di
risorse che ridurranno il tutto ad un mero ma impegnativo adempimento burocratico che partorirà un risultato molto modesto. Gli Istituti sono affollati da persone che difficilmente possiedono i requisiti richiesti dal provvedimento, e infatti per questo non hanno avuto la possibilità di fruire della detenzione domiciliare o di benefici già previsti dal nostro impianto normativo.
E’ invece il tempo di dire “basta” al perdurare dell’atteggiamento di svalorizzazione che da troppo tempo ormai viene manifestato, dalla politica e dalla stessa Amministrazione Penitenziaria, nei confronti degli operatori del Comparto Ministeri La carenza d’organico affligge le figure professionali di tutto il Comparto: gli educatori vincitori del concorso a 397 posti indetto nel 2003 non sono stati ancora tutti assunti, nonostante il fabbisogno delle Aree Educative degli Istituti che renderebbe necessaria anche l’assunzione degli idonei ; i 22 educatori piemontesi stabilizzati dopo concorso regionale con contratto di lavoro part-time si vedono negare le risorse per il necessario passaggio a tempo pieno; gli assistenti sociali non intravedono l’ombra di un concorso; contabili, informatici e amministrativi sono talmente insufficienti da rendere necessario l’utilizzo della polizia penitenziaria negli uffici.
E la sola risposta della politica quale è? L’assunzione di 1800 poliziotti penitenziari.
E pensare che nell’esecuzione del provvedimento deflattivo le figure professionali più gravate
saranno gli educatori, gli assistenti sociali e il personale amministrativo che loro funge da supporto!
Poteva essere una buona occasione per affermare l’aspetto inscindibile, perché così lo vuole la Costituzione, tra la funzione securitaria e quella rieducativa della pena, e nel momento di emergenza dare un segno d’attenzione alle diverse anime del personale.
Così non è stato, come sempre.
Come sempre, quando si parla di sovraffollamento, di invivibilità del carcere, di morti e suicidi , il rimedio si configura solo come l’incremento della polizia penitenziaria.
E’ superfluo ribadire il ruolo prezioso svolto da tale personale nelle diverse fasi dell’esecuzione della pena: ma perché ignorare o sminuire quello svolto dalle altre figure che, fin dal 1975, l’ordinamento penitenziario ha indicato come altrettanto indispensabili?
La stessa Amministrazione Penitenziaria effettua, anche nelle occasioni pubbliche, una sistematica rimozione nei confronti del Comparto Ministeri.
In più, si è avuto conferma di un progetto che porterà ad una più accentuata militarizzazione del carcere, e che prevede il passaggio degli operatori del Comparto Ministeri dell’Amministrazione Penitenziaria all’Amministrazione Giudiziaria: da sempre figli di un dio minore, questi lavoratori saranno alla fine completamente ripudiati.
Noi non ci stiamo. Riteniamo sia giunto il momento di contrastare l’atavica tendenza al sacrificio, alla sopportazione, all’”arrangiarsi”, all’ elemosinare anche le risorse strumentali per svolgere il lavoro, il tutto nella convinzione di dover rinunciare alle giuste rivendicazioni pur di non nuocere alla popolazione detenuta.
In realtà proprio per poter esplicare al meglio la nostra professionalità e rendere un migliore servizio alla nostra utenza, abbiamo il dovere, prima che il diritto, di esigere maggiore attenzione da chi ha responsabilità politiche e istituzionali.
Per questo chiediamo che tra i destinatari degli interventi atti a contrastare l’emergenza delle carceri venga ricompreso, nella sua specificità, anche il Comparto Ministeri, a cominciare dai necessari provvedimenti di assunzione. Nel perseguimento di questo obiettivo riteniamo che debba essere considerato ogni strumento di lotta e rivendicazione, compresa, per iniziare, la proclamazione dello stato di agitazione a livello nazionale.