L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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lunedì 3 gennaio 2011

Giustizia: svuota-carceri al via, ma solo un terzo dei papabili ne potrà usufruire

di Francesco Grignetti- La Stampa, 31 dicembre 2010

Erano oltre 69mila, ieri, i detenuti nelle carceri italiane. Un sovraffollamento pazzesco, se si considera che le carceri potrebbero ospitare 44 mila persone e la soglia di tollerabilità massima sarebbe di 65 mila. E per fortuna che in 4 sono usciti dal carcere di Palermo grazie all’ultimissima legge che dovrebbe far rifiatare gli istituti di pena.
Già, perché il 16 dicembre è entrata in vigore una leggina d’iniziativa governativa, ribattezzata spregiativamente “svuota-carceri”, che permetterà a chi deve scontare 12 mesi di pena di passarli ai domiciliari. Ma siccome un domicilio è assolutamente indispensabile, ed anche l’assenso dei familiari ad accogliere il congiunto carcerato, ecco che già si lamenta che “magari fosse uno svuotamento del carcere come qualcuno dice”.Marco Travaglio, ad esempio, sull’onda di certe pulsioni cavalcate da leghisti e dipietristi, ha sostenuto che si tratterebbe di un “indulto mascherato”. Gli ha risposto il sindacato della polizia penitenziaria Osapp con tono rassegnato: “Ci sembra una delle poche soluzioni praticabili”.La stima più realistica è che alla fine saranno tremila, più o meno, i detenuti che potranno andare ai domiciliari. Che nelle carceri italiane si viva malissimo, è un dato di fatto. Aumenta la popolazione carceraria al ritmo di 5.000 persone in più ogni anno.Aumentano in maniera esponenziale le morti: 170 nel corso del 2010. Aumentano i suicidi: 65 i casi registrati quest’anno. L’ultimo a Rebibbia, due giorni fa: un rom di 24 anni si è ucciso impiccandosi; avrebbe terminato la sua pena nel maggio prossimo. E gli avvocati penalisti dell’Unione camere penali, che hanno il polso della situazione di chi vive dietro le sbarre, inorridiscono: “Il rapporto tra chi si uccide tra le persone ristrette in carcere e quelli libere è di 19 a 1.Una percentuale talmente sproporzionata da non essere spiegabile unicamente con la difficile situazione psicologica derivante dalla limitazione della libertà personale. Alcune ricerche indipendenti hanno dimostrato una correlazione fra sovraffollamento e suicidi: in nove istituti dove si registrano almeno due suicidi all’anno, il tasso medio di sovraffollamento è del 176% contro un dato nazionale del 154%; e la frequenza dei suicidi è di 1 caso ogni 415 detenuti, mentre la media nazionale è di 1 su 1090”.La legge che porta la firma del ministro Angelino Alfano dovrebbe dare una boccata d’ossigeno al sistema. In teoria potrebbero accedere ai benefici in 9600, di cui 4500 stranieri. Ma poiché questi ultimi sono proprio quelli che in genere non hanno un domicilio sicuro, né un reddito, e spesso neppure un familiare che se lo prenda in carico, è presumibile che saranno proprio loro, gli stranieri, quelli che passeranno meno facilmente al vaglio dei tribunali di sorveglianza: finirà che i detenuti italiani potranno utilizzare la legge e gli immigrati no, continuando a intasare le celle. E questo è un cronico cruccio del ministro.“Se togliamo dai circa 70 mila detenuti i 24 mila stranieri - spiegava qualche giorno fa, invocando una soluzione europea per le carceri - abbiamo la capienza regolamentare degli istituti. Vuol dire che le carceri italiane sono attrezzate per i detenuti italiani. Il detenuto straniero fa pagare al nostro Paese un costo in termini di sicurezza e di ingolfamento del processo. Almeno vitto e alloggio se lo facciano pagare dal proprio Paese”.E invece no. “È inevitabile - commenta Sandro Favi, responsabile del Pd per le carceri - che finisca così. Il punto è che ci sono alcune leggi, in particolare la Bossi - Fini contro l’immigrazione clandestina, la Fini - Giovanardi con le pene per i tossicodipendenti, e la ex Cirielli sulle recidive, che nell’insieme hanno un plateale effetto sugli indici di carcerazione. Il risultato è che il carcere è pieno solo di povera gente, di tossici, di malati e di stranieri”.