Documento del coordinamento penitenziari FPCGIL su misura della messa alla prova e situazione UEPE
Dopo anni di costante e pressante enfatizzazione del problema "sicurezza" e di strumentalizzazione del carcere come unica risposta ai problemi della devianza e della nostra società, abbiamo salutato con soddisfazione il cambiamento delle politiche in materia di esecuzione della pena che ha visto potenziare le misure alternative al carcere e le sanzioni sostitutive.
Purtroppo constatiamo che a tali innovazioni, dettate dalle recenti normative, l'ultima in termini temporali è la legge 67 del 28 aprile 2014, non corrispondono ad oggi quegli interventi amministrativi ed organizzativi richiesti da tempo e atti a potenziare e a valorizzare il sistema dell'esecuzione penale esterna, contesto istituzionale cui è affidato il compito di applicazione della norma in questione.
Un compito delicato e complesso che fin da subito negli Uffici EPE sta comportando evidenziandole ulteriormente, significative e numerose problematiche gestionali, organizzative ed operative, che mai affrontate né risolte nel corso degli anni, rischiano di compromettere la piena attuazione della norma e soprattutto di paralizzare l'intero sistema dell'esecuzione penale esterna.
In questa fase di profonda e significativa innovazione del sistema penale, tutte le professionalità del settore (assistenti sociali, personale tecnico-amministrativo e dirigenti uepe) stanno rappresentando forti preoccupazioni riguardo la tenuta del sistema che risente di anni di mortificante ed assordante silenzio da parte dell'amministrazione penitenziaria incapace di offrire risposte alle innumerevoli richieste di riorganizzazione e di valorizzazione del sistema che allo stato sembra destinato ad un inesorabile declino.
Ci aspettavamo che almeno questa volta, in virtù di tali recenti scelte l'amministrazione penitenziaria contestualmente procedesse, come previsto dall'art. 7 della legge in questione, ad un potenziamento delle risorse professionali e strumentali dell'Area Penale Esterna, settore strategico per la realizzazione di quelle politiche.
Assistiamo invece ancora una volta all'assenza totale di un progetto organico di riforma strutturale del sistema e all'annuncio di previsti ulteriori tagli delle dotazioni organiche che per il settore, già fortemente provato dalla grave carenza di organico (ca.1000 unità ), dalla mancanza di turn-over e di assunzioni (le ultime risalgono a oltre dieci anni fa), risulterebbero devastanti.
Abbiamo visto in questi ultimi anni ridurre inoltre a pochissime unità il numero dei dirigenti U.E.P.E (uffici di esecuzione penale esterna) e avvicendarsi alla Direzione Generale Esecuzione Penale Esterna dirigenti prossimi al pensionamento e privi di un' adeguata conoscenza delle peculiarità tecniche e organizzative specifiche del settore .
Abbiamo visto interrompere il processo di decentramento degli U.E.P.E sul territorio e collocare alcuni Uffici presso gli Istituti di pena, in netto contrasto con la previsione normativa che li ha voluti ubicare distintamente sia dal carcere che dagli Uffici giudiziari.
Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna hanno acquisito in questi ultimi tempi sempre maggiori competenze in ordine agli interventi da svolgere nei confronti dei condannati e, diversamente dagli altri soggetti che costituiscono il sistema dell'esecuzione penale (Istituti penitenziari e Uffici di Sorveglianza), svolgono le loro funzioni non esclusivamente nella propria sede. Infatti la peculiarità istituzionale richiesta agli U.E.P.E è quella della prossimità all'utenza e alle articolazioni del territorio per progettare e realizzare il trattamento dei condannati ammessi alle misure alternative alla carcerazione.
L'introduzione della "messa alla prova per gli adulti" non smentisce questo orientamento, anzi, lo incrementa e lo rafforza. Ci chiediamo e chiediamo quindi, perché non è stato previsto di rinforzare gli organici degli UEPE?
Ribadiamo, infine, quanto già espresso, ovvero che tali riforme innovative nel nostro sistema penale sono assolutamente necessarie per riportare il paese ad un livello di civiltà e di legalità al pari di altri stati europei ma gli atti necessari alla loro piena attuazione non si possono improvvisare né possono essere a costo zero anzi alcuni aspetti meriterebbero una riflessione ed una analisi più approfondita e condivisa per non inficiarne il risultato:
- la valorizzazione dell'area penale esterna ed il suo potenziamento
- l'ascolto del "sapere operativo" si pensi anche alla lunga esperienza in materia di "messa alla prova" dei colleghi degli U.S.S.M.- giustizia minorile-
- la promozione dell' esecuzione penale alternativa al carcere presso i cittadini e le articolazioni degli enti locali che non può essere realizzata in solitudine dagli operatori degli U.E.P.E. con i pochi mezzi messi a disposizione dall'Amministrazione Penitenziaria
- l'unificazione e la razionalizzazione delle convenzioni con gli Enti Locali per il Lavoro di Pubblica Utilità, per evitare che il rischio che questo tipo di sanzione non si trasformi in onere anziché opportunità per la comunità locale
- la stanziamento di risorse per l'istituzione di Servizi rivolti alle vittime del reato e per lo sviluppo della mediazione penale affinché possano costruire insieme agli U.E.P.E il percorso di riparazione del danno previsto dalla messa alla prova.
Per noi e per chi lavora in prima linea nel contesto è forte la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un momento decisivo per il futuro del nostro sistema penale; pertanto alla urgente richiesta di adeguare le risorse umane e strumentali necessarie alla realizzazione del progetto in questione chiediamo sulle questione esposte un opportuno confronto al fine di dare il giusto spazio al sapere operativo dei lavoratori nel processo di riforma del sistema dell'esecuzione della pena.
Il coordinamento nazionale
Penitenziari C. Ministeri
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