DOCUMENTO UEPE TARANTO
Al Ministro della Giustizia
On. C. Mastella Mastella
On. C. Mastella Mastella
Al Sottosegretario del Ministero della Giustizia
Prof. Manconi
Al Capo del D.A.P.
Presidente E. Ferrara
Ai vice capi del D.A.P.
Dr. Di Somma e D’Alterio
Al Direttore Generale dell’E.P.E.
Dr. Turrini Vita
Alle OO.SS. Nazionali Comparto Ministeri
CGIL
CISL
UIL
SAG - UNSA
RDB
FLP
SIALPE INTESA
UGL
SUNAS
CASG
Alle R.S.U. presso tutti gli U.E.P.E.
Alle Direzioni U.E.P.E.
All’Ordine nazionale degli Assistenti Sociali
Oggetto: Riflessioni dell’U.E.P.E. di Taranto sulla bozza di Decreto Ministeriale concernente l’intervento dei nuclei di polizia penitenziaria negli U.E.P.E.
Gli operatori dell’U.E.P.E. Comparto Ministeri di Taranto esprimono il proprio dissenso sulla bozza di Decreto così come presentata.
Manifestano forti perplessità in merito ai contenuti ed al metodo utilizzato per la preparazione del suddetto documento che non ha visto coinvolti gli operatori di servizio sociale, da più di trent’anni impegnati sul fronte dell’esecuzione penale esterna.
Ci si chiede come mai questa inversione di rotta, nonostante i riscontri statistici evidenzino un esiguo numero di revoche delle misure stesse e la legge Simeone abbia riconosciuto l’importanza dell’esecuzione penale esterna (anche potenziando gli organici) .Se l’esito delle misure alternative è stato positivo, perché il controllo esercitato dal servizio sociale, con le sue specifiche modalità, sembra essere diventato inefficace?
Poiché il decreto appare in molti punti nebuloso rispetto l’attribuzione delle specifiche competenze professionali, si chiede cosa ci si aspetti dal servizio sociale della giustizia.
Si ribadisce che il controllo nell’esecuzione di una misura alternativa passa attraverso l’aiuto e viceversa. Risulta quindi inopportuno scindere i due aspetti (aiuto-controllo) affidandoli a professionalità culturalmente diverse anche se entrambe impegnate nel recupero del reo.
Si sottolinea che i rischi legati ai limiti del controllo non si superano con interventi militareschi poiché “la verifica del rispetto degli obblighi di presenza” (così come concepita nel decreto) non scongiura il pericolo di recidiva.
Si vuole ricordare che la sicurezza sociale si costruisce attraverso la creazione di risorse sul territorio che favoriscano l’inclusione sociale (obiettivo primario del nostro lavoro).
Chiediamo quindi l’incremento delle risorse destinate al servizio sociale della giustizia che consenta una sempre maggiore efficacia ed efficienza del lavoro di servizio sociale: non è possibile applicare ad un contesto quale quello degli Uffici E.P.E., con connotazioni chiaramente rieducative, modelli organizzativi propri della cultura carceraria.
Pur consapevoli della necessità di rispondere alle istanze di sicurezza sociale della collettività, ci si interroga sul reale disegno politico che sottende l’approccio legislativo in oggetto.
Alla luce delle considerazioni espresse, l’Ufficio E.P.E. di Taranto chiede:
· la sospensione della sperimentazione del progetto;
· la costituzione di un comitato U.E.P.E. che, apportando il proprio bagaglio esperenziale, partecipi attivamente ad ogni eventuale iniziativa legislativa che coinvolga l’area dell’esecuzione penale;
· un intervento forte dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali rispetto alle problematiche professionali, etiche e deontologiche individuabili nella bozza del Decreto Ministeriale;
· il coinvolgimento costante e tempestivo delle OO.SS.
Taranto, 09 maggio 2007
Prof. Manconi
Al Capo del D.A.P.
Presidente E. Ferrara
Ai vice capi del D.A.P.
Dr. Di Somma e D’Alterio
Al Direttore Generale dell’E.P.E.
Dr. Turrini Vita
Alle OO.SS. Nazionali Comparto Ministeri
CGIL
CISL
UIL
SAG - UNSA
RDB
FLP
SIALPE INTESA
UGL
SUNAS
CASG
Alle R.S.U. presso tutti gli U.E.P.E.
Alle Direzioni U.E.P.E.
All’Ordine nazionale degli Assistenti Sociali
Oggetto: Riflessioni dell’U.E.P.E. di Taranto sulla bozza di Decreto Ministeriale concernente l’intervento dei nuclei di polizia penitenziaria negli U.E.P.E.
Gli operatori dell’U.E.P.E. Comparto Ministeri di Taranto esprimono il proprio dissenso sulla bozza di Decreto così come presentata.
Manifestano forti perplessità in merito ai contenuti ed al metodo utilizzato per la preparazione del suddetto documento che non ha visto coinvolti gli operatori di servizio sociale, da più di trent’anni impegnati sul fronte dell’esecuzione penale esterna.
Ci si chiede come mai questa inversione di rotta, nonostante i riscontri statistici evidenzino un esiguo numero di revoche delle misure stesse e la legge Simeone abbia riconosciuto l’importanza dell’esecuzione penale esterna (anche potenziando gli organici) .Se l’esito delle misure alternative è stato positivo, perché il controllo esercitato dal servizio sociale, con le sue specifiche modalità, sembra essere diventato inefficace?
Poiché il decreto appare in molti punti nebuloso rispetto l’attribuzione delle specifiche competenze professionali, si chiede cosa ci si aspetti dal servizio sociale della giustizia.
Si ribadisce che il controllo nell’esecuzione di una misura alternativa passa attraverso l’aiuto e viceversa. Risulta quindi inopportuno scindere i due aspetti (aiuto-controllo) affidandoli a professionalità culturalmente diverse anche se entrambe impegnate nel recupero del reo.
Si sottolinea che i rischi legati ai limiti del controllo non si superano con interventi militareschi poiché “la verifica del rispetto degli obblighi di presenza” (così come concepita nel decreto) non scongiura il pericolo di recidiva.
Si vuole ricordare che la sicurezza sociale si costruisce attraverso la creazione di risorse sul territorio che favoriscano l’inclusione sociale (obiettivo primario del nostro lavoro).
Chiediamo quindi l’incremento delle risorse destinate al servizio sociale della giustizia che consenta una sempre maggiore efficacia ed efficienza del lavoro di servizio sociale: non è possibile applicare ad un contesto quale quello degli Uffici E.P.E., con connotazioni chiaramente rieducative, modelli organizzativi propri della cultura carceraria.
Pur consapevoli della necessità di rispondere alle istanze di sicurezza sociale della collettività, ci si interroga sul reale disegno politico che sottende l’approccio legislativo in oggetto.
Alla luce delle considerazioni espresse, l’Ufficio E.P.E. di Taranto chiede:
· la sospensione della sperimentazione del progetto;
· la costituzione di un comitato U.E.P.E. che, apportando il proprio bagaglio esperenziale, partecipi attivamente ad ogni eventuale iniziativa legislativa che coinvolga l’area dell’esecuzione penale;
· un intervento forte dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali rispetto alle problematiche professionali, etiche e deontologiche individuabili nella bozza del Decreto Ministeriale;
· il coinvolgimento costante e tempestivo delle OO.SS.
Taranto, 09 maggio 2007
Il personale Comparto Ministeri
dell’U.E.P.E. di Taranto
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