SPAZIO: PENSIERI LIBERI- Uepe: lettera di Anna Muschitiello, segretaria del Casg
Da quando abbiamo avviato questa iniziativa, oltre ai tanti documenti di condivisione, stanno arrivando richieste di chiarimenti sul perché di questa mobilitazione; questo vuol dire che il fiume di parole che sta invadendo questo blog non è ancora sufficiente per capire.
Proverò ancora una volta a spiegare, focalizzandomi su due concetti fondamentali:
1) questa mobilitazione non è una pura e semplice difesa del proprio "territorio" da parte degli assistenti sociali, non si spiegherebbero altrimenti le adesioni di autorevoli associazioni del volontariato o di Magistrati, politici e giornalisti ;
1) questa mobilitazione non è una pura e semplice difesa del proprio "territorio" da parte degli assistenti sociali, non si spiegherebbero altrimenti le adesioni di autorevoli associazioni del volontariato o di Magistrati, politici e giornalisti ;
2) il sovraffollamento carcerario non è causato dalla mancata concessione delle misure alternative da parte di Magistrati, i quali non si fidano del controllo delle strutture oggi esistenti, o non solo da questo.
Conviene chiarire meglio il secondo punto e cioè: tutti sanno che le carceri erano sovraffollate prima dell’indulto e lo sono tutt’ora, per la presenza maggioritaria di una popolazione marginale (extracomunitari, tossicodipendenti, malati psichici ecc.) quella che è stata definita appropriatamente detenzione sociale.
Questa popolazione affolla prevalentemente le nostre carceri perché ci sono leggi che "penalizzano" il disagio sociale e negli ultimi anni è diminuito in modo considerevole l’investimento in servizi sociali; pertanto, una volta entrati in carcere, queste stesse persone fanno fatica ad uscire anche in misura alternativa per mancanza di risorse, ancora una volta sociali(casa, lavoro, servizi di sostegno e di cura ecc.).
Quindi se le politiche penitenziarie e le poche risorse economiche vengono utilizzate non per aumentare i servizi e le risorse sociali, utili a far aumentare i soggetti in misura alternativa, ma per attuare maggior controllo e repressione dei pochi che riescono ad usufruirne, il risultato non potrà essere che: più sovraffollamento carcerario, non il contrario.
Questo è ancora più vero se consideriamo che la misura alternativa è solo l’inizio di un percorso di reinserimento e inclusione e non punto di arrivo.
Per concludere: investire in servizi sociali e in servizio sociale non vuol dire fare una politica buonista ma realista.
Anna Muschitiello
Coordinamento Nazionale
Conviene chiarire meglio il secondo punto e cioè: tutti sanno che le carceri erano sovraffollate prima dell’indulto e lo sono tutt’ora, per la presenza maggioritaria di una popolazione marginale (extracomunitari, tossicodipendenti, malati psichici ecc.) quella che è stata definita appropriatamente detenzione sociale.
Questa popolazione affolla prevalentemente le nostre carceri perché ci sono leggi che "penalizzano" il disagio sociale e negli ultimi anni è diminuito in modo considerevole l’investimento in servizi sociali; pertanto, una volta entrati in carcere, queste stesse persone fanno fatica ad uscire anche in misura alternativa per mancanza di risorse, ancora una volta sociali(casa, lavoro, servizi di sostegno e di cura ecc.).
Quindi se le politiche penitenziarie e le poche risorse economiche vengono utilizzate non per aumentare i servizi e le risorse sociali, utili a far aumentare i soggetti in misura alternativa, ma per attuare maggior controllo e repressione dei pochi che riescono ad usufruirne, il risultato non potrà essere che: più sovraffollamento carcerario, non il contrario.
Questo è ancora più vero se consideriamo che la misura alternativa è solo l’inizio di un percorso di reinserimento e inclusione e non punto di arrivo.
Per concludere: investire in servizi sociali e in servizio sociale non vuol dire fare una politica buonista ma realista.
Anna Muschitiello
Coordinamento Nazionale
Assistenti Sociali Giustizia
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