L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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lunedì 6 agosto 2007

Polizia Penitenziaria negli UEPE: in attesa della nuova bozza di decreto continua il confronto tra gli operatori della giustizia

Ansa.it-Wikio.it-Ristretti.it
La polizia penitenziaria può operare con compiti di controllo su soggetti sottoposti a misura alternativa alla detenzione ma per farlo gli agenti vanno formati e non devono venire meno ai doveri istituzionali. Lo sostiene il Conamas, nel prendere atto del progetto di inserimento della polizia penitenziaria negli Uepe. Per Conams, in un documento a firma di Giovanni Tamburino, la scelta di affidare anche o prevalentemente a personale di polizia penitenziaria i compiti in questione consente una migliore realizzazione degli obiettivi delle misure.
E, ciò- avverte Tamburino- sia per l'appartenenza della polizia penitenziaria al medesimo comparto organizzativo(Dipartimento amministrazione Penitenziaria) dipendente dal Ministero della Giustizia, sia per il dovere, rientrante tra i compiti istituzionali della polizia penitenziaria, di partecipare alla realizzazione delle finalità di riabilitazione proprie della pena, sia, infine per la specifica, competenza, esperienza, posseduta dalla polizia penitenziaria.
Per il Conams, l'esigenza centrale è comunque quella di non snaturare le caratteristiche delle misure alternative al carcere, in particolare dell'affidamento in prova al servizio sociale, un fatto che si realizzerebbe se divenisse preponderante o, comunque squilibrato, un atteggiamento di controllo rispetto alla operatività di indirizzo e sostegno del detenuto in stato di libertà. Per questo, per il Conams è centrale una specifica formazione del personale di polizia penitenziaria destinato ai nuovi compiti, per renderne l'intervento non conflittuale, ed anzi pienamente armonico, con quello delle altre componenti addette al trattamento del condannato.
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Rispetto al progetto di inserimento della polizia penitenziaria all'interno degli Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna) con compiti di controllo su quanti sono sottoposti a misure alternative alla detenzione, Giovanni Tamburino, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, già direttore dell' Ufficio Studi del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP), ritiene che cio "consente una migliore realizzazione degli obiettivi propri delle misure". Occorre, tuttavia, che l'obiettivo venga realizzato compatibilmente con "l'esigenza di non snaturare le caratteristiche delle misure alternative, e in particolare quella dell'affidamento in prova al servizio sociale", predisponendo "una specifica formazione del personale destinato ai nuovi compiti, per renderne l' intervento non conflittuale e anzi pienamente armonico con quello delle altre componenti addette al trattamento del condannato sottoposto alle misure". "Importantissima a questo proposito - prosegue la nota - sara' la previsione che i controlli vengano effettuati in modo da non compromettere il lavoro e le relazioni ambientali che favoriscono il reinserimento del condannato".

Il segretario della UIL PA-Penitenziari, Eugenio Sarno, plaude all'intervento del presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia affermando: "Vogliamo sperare che le parole del Dr Tamburino sullla opportunità di impiego della polizia penitenziaria presso gli Uepe pongano fine a tutte le polemiche; ma non possiamo non sottacere che il Dr. Margara (già capo del DAP) sostiene esattamente l'opposto. Tantomeno riteniamo che l'eventuale impiego della polizia penitenziaria in compiti di controllo possa snaturare le caratteristiche delle misure alternative. Lo abbiamo ripetuto tante volte"- conclude Eugenio Sarno- noi puntiamo ad un progetto che salvaguardi le varie competenze e professionalità senza duplicazioni, o indebite ingerenze, nei rispettivi ruoli. si tratta, semplicemente, di organizzare un nuovo Servizio di controllo sui soggetti ammessi alle misure alternative".

In merito alla dichiarazione del Dr. Tamburino, il Comitato di solidarietà assistenti sociali, considera le condizioni poste dal magistrato non garantibili, anche per i motivi evidenziati dallo stesso Dr Tamburino alcuni anni fa, all'epoca direttore dell’Ufficio Studi del DAP, in un'intervista rilasciata alla redazione di Ristretti Orizzonti (www.ristretti.it/interviste/giustizia/tamburino.htm)- dove affermava:"L'attribuzione al personale di custodia di compiti anche trattamentali risale alla legge del 92, che ha riformato il corpo degli agenti di custodia, facendoli diventare polizia penitenziaria: cambiamento di denominazione, civilizzazione, cioè non più corpo militare ma corpo civile e, in uno degli articoli della legge, si dice chiaramente che la polizia penitenziaria concorre, con gli altri operatori, all’attuazione delle attività trattamentali. Da allora, sul piano della formazione, direi che si fa abbastanza per dare questa nuova impostazione, questo nuovo taglio, alla polizia penitenziaria. Diciamo però che rimane un problema di fondo, quello di mettere insieme due competenze che, a un certo momento, divergono e, forse, sono difficilmente compatibili. Probabilmente il problema di conciliare questi due compiti (la custodia e il trattamento), ma anche due mentalità, due preparazioni diverse, esiste dappertutto. Parliamoci con franchezza, la preparazione destinata alla custodia, alla tutela dal rischio, è una preparazione che deve basarsi sulla sfiducia, sul sospetto, sulla preoccupazione. Questo atteggiamento è difficile da conciliare con l’atteggiamento educativo, che si fonda invece sulla fiducia. Allora vedete che qui, alla radice, c’è una spaccatura che è difficile da conciliare". Sempre secondo il Comitato di solidarietà- " la sensazione è che vi sia soprattutto l'interesse da parte del DAP di far partire il progetto senza troppi ma e perchè, senza le necessarie prerogative richieste per una qualsiasi reale sperimentazione in quanto la loro maggiore preoccupazione sembra essere quella di non far sfigurare il Ministro il quale, forse grazie ad incauti consiglieri, a pochi mesi dal suo insediamento in via Arenula, aveva annunciato l'istituzione sul territorio di Commissariati di polizia penitenziaria con compiti di controllo anche sulle misure alternative. Rispetto alla specifica formazione del personale destinato ai nuovi compiti che il dott. Tamburino considera inprescindibile, è utile ricodare quanto affermato dal Segretario nazionale UIL- penitenziari in un comunicato stampa riferito al confronto sulla bozza di decreto del Ministro Mastella (www.polpenuil.it- La P.P. negli UEPE: confronto difficile, ma si va avanti!): " il personale sarà deputato a compiti di controllo, quindi a compiti di polizia, pertanto non ravvediamo alcuna necessità di corsi di formazione. La polizia penitenziaria ha già l'adeguata professionalità per svolgere tali compiti".

Il Comitato di solidarietà, ribadisce la propria posizione: " condividiamo gli approfondimenti di tipo giuridico effettuati sulle bozze di decreto fino ad oggi presentate dalla Direzione Generale dell'Amministrazione Penitenziaria, da giuristi ed esperti del settore che dimostrano l'estranità alle attuali previsioni normative dell'introduzione della Polizia penitenziaria negli UEPE con funzioni operative nell’ambito degli Uffici, così come estraneo, con le attuali caratteristiche previste dall’ordinamento, è il controllo che verrebbe svolto dalla polizia penitenziaria per la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale". "Modifiche di tale portata"- sempre secondo il Comitato- "non possono essere definite per decreto ministeriale ma per legge". "Per non snaturare le caratteristiche delle misure alternative "- continua il Comitato di solidarietà assistenti sociali- "si trovino all’interno di un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative, altri strumenti e soluzioni. Si escluda dall'eventuale sperimentazione l'affidamento in prova al servizio sociale, proprio per le caratteristiche di tale misura e se si vogliono realmente salvaguardare le varie competenze e professionalità, senza creare duplicazioni, indebite ingerenze, non si metta a rischio la connotazione sociale degli Uepe e il sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti, creando un Servizio nel Servizio, ma si trovi eventualmente una diversa collocazione per i nuclei di polizia penitenziaria.