L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 2 agosto 2007

REDATTORE SOCIALE

CARCERE 12.2102/08/2007

I garanti dicono "no" alla polizia penitenziaria negli uepe. Plauso dagli assistenti sociali. Il Comitato di solidarietà apprezza la presa di posizione

''Emblematico che da un lato risultano insufficienti le risorse economiche che la finanziaria ha destinato al Carcere, dall'altro si investe su una sperimentazione non preventivata''

In un incontro tenutosi ieri a S. Vittore i Garanti dei diritti dei detenuti (attualmente sono stati istituiti 12 Uffici dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Milano e da 10 comuni) ad un anno dall’approvazione dell’indulto, hanno presentato alla stampa le loro osservazioni su quanto è stato fatto e su quanto ancora deve essere realizzato nel nostro Paese in materia di pene e di carcere.
L’occasione è stata propizia anche per discutere della proposta del Ministro Mastella di attribuire alla polizia penitenziaria competenze di controllo nelle Misure alternative (vale a dire negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna - Uepe). Desi Bruno, garante del Comune di Bologna, ha espresso il no dei garanti a tale progetto, affermando chiaramente: "Noi siamo contrari all’inserimento della polizia penitenziaria negli Uepe".
Oggi in una nota, il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, nel condividere le osservazioni e le proposte dei garanti dei diritti dei detenuti ad un anno dall’approvazione dell’indulto, afferma di apprezzare la loro presa di posizione sulla proposta di inserire la polizia penitenziaria negli Uepe, così come quella espressa nei giorni scorsi dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), "fortemente preoccupati da tale progetto a tal punto da dichiarare che se approvato li porterà a valutare l’opportunità di non accogliere più soggetti in esecuzione penale esterna nelle loro strutture".
"È emblematico che da un lato risultano insufficienti le risorse economiche che la finanziaria per il 2007 ha destinato al Carcere, dall’altro si vuole investire su una sperimentazione finanziariamente non preventivata- dai contenuti e dalle finalità incerte e confuse", afferma il Comitato.
Lo stesso Comitato di solidarietà, infine, auspica "che prevalga il buon senso e che si investa tempo e denaro della collettività per offrire alle persone detenute e in esecuzione penale esterna delle concreti percorsi di responsabilizzazione ed opportunità di reinserimento. Solo in questo modo non prevarrà la demagogia e sarà realmente garantita ai cittadini la sicurezza".