L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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venerdì 13 luglio 2007

LANCIO D'AGENZIA- REDATTORE SOCIALE


Polizia penitenziaria negli Uepe, la Cgil: ''Ecco cosa non va''
Dopo l'incontro con l'amministrazione penitenziaria, chiusosi con un nulla di fatto, il sindacato evidenzia i punti di disaccordo rispetto ad un decreto osteggiato anche dalle assistenti sociali
ROMA - Lo scorso 11 luglio è ripreso il confronto tra sindacati e amministrazione penitenziaria sulla bozza di decreto interministeriale (Giustizia e Interni) che prevede la sperimentazione presso alcuni Uffici per l'esecuzione penale esterna (Uepe) dell"inserimento della polizia penitenziaria con l’istituzione dei Nuclei di verifica e controllo. Ieri abbiamo riportato il commento degli assistenti sociali, felici che il confronto si sia chiuso con un sostanziale nulla di fatto (vedi lancio del 12.07.2007).
Stavolta è una nota della Cgil, a firma di Francesco Quinti e Lina Lamonica, ad illustrare l’andamento del confronto. "La discussione è stata molto intensa e si è protratta fino a tarda mattinata, favorendo un ulteriore e crediamo proficuo confronto con l’amministrazione la quale, comunque, conferma il suo deciso orientamento ad avviare la sperimentazione (vuole comunque ottemperare ad un preciso input politico, motivato da una pseudo e confusa richiesta di maggiore sicurezza sociale)”.
La Fp Cgil ha rappresentato “in maniera ferma e determinata” tutte le osservazioni e le criticità emerse nel corso dell’assemblea degli AASS penitenziari FpCgil svoltasi il 10 luglio, “nel corso della quale, grazie anche al confronto con le strutture del coordinamento nazionale della polizia penitenziaria, (anche di quelle interessate alla sperimentazione), “si è avuto modo di continuare l’approfondimento interprofessionale sulla tematica in questione, esaminando congiuntamente il contenuto del decreto ed evidenziandone criticità e perplessità assolutamente condivise”.
La Fp Cgil, “dando atto all’amministrazione di una diversa capacità di ascolto rispetto alle chiusure che hanno contraddistinto l’avvio del confronto su questo tema, ha evidenziato che quanto emerge dall’articolato in esame risulta ulteriormente lesivo degli aspetti organizzativi, amministrativi e professionali degli operatori che saranno interessati da questa operazione, siano essi di polizia penitenziaria che di servizio sociale”.
“L’attuazione della sperimentazione secondo le modalità enunciate nell’articolato – precisa il sindacato - rischia un impatto fortemente negativo su quelli che sono i principi del mandato istituzionale assunti dalla norma di riferimento e assolutamente non sostituibili da un semplice atto amministrativo; ci riferiamo alla soverchiante funzione del Prefetto che non solo sembra sostituire la magistratura di sorveglianza, ma entra invasivamente nella gestione del personale della Polizia penitenziaria, nella sua selezione e nei rapporti di dipendenza funzionale dei direttori degli Uepe; ci riferiamo anche alle misure alternative, la cui natura e relative specificità sembrano quantomeno sottovalutate e allo svilimento professionale e operativo dei lavoratori, del servizio sociale, della Polizia penitenziaria”.
La Fp Cgil dichiara inoltre di aver posto anche “la necessità che le osservazioni da più parti arrivate, circa l’incompatibilità di tale sperimentazione con le attuali caratteristiche previste dall’ordinamento per la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale, siano tenute in alta considerazione e che la prossima bozza di decreto espunga dalle attività di controllo formale tale misura, concentrandosi, eventualmente, sulla sola detenzione domiciliare, oltre che sulle altre misure per le quali già oggi è già previsto il controllo della Polizia penitenziaria”.
“Abbiamo inoltre rappresentato l’impatto negativo in termini di risorse, economiche e umane e strutturali che tale operazione comporterà – continua la Cgil -. Abbiamo in tal senso chiesto all’amministrazione una stima sia sul personale di Polizia penitenziaria che necessiterebbe per tale sperimentazione, sia sui mezzi e le strumentazioni da destinare a tale servizio, certi che i numeri confermeranno le enormi difficoltà in termini di organici che abbiamo già ripetutamente denunciato, anche per le regioni per le quali il decreto prevede la sperimentazione. Abbiamo infine posto l’attenzione sulla scientificità della sperimentazione: essa manca degli indicatori necessari per una valutazione intermedia e finale e, soprattutto, risulta insostenibile laddove affida ai soli capi del DAP e della Polizia di Stato la capacita di valutare gli effetti”.
“Riteniamo necessario, invece – conclude il sindacato -, che già nel decreto di sperimentazione sia previsto un vero e proprio comitato scientifico, di valore e terzo rispetto al DAP, al quale affidare il monitoraggio e la valutazione dei risultati della sperimentazione, anche attraverso la preventiva individuazione di criteri oggettivi e, appunto, scientifici. Abbiamo, infine, rappresentato l’opportunità di allocare organizzativamente gli eventuali nuclei di controllo presso i provveditorati regionali ciò per garantire l’assoluta autonomia professionale di entrambi gli attori della sperimentazione: polizia penitenziaria, assistenti sociali”.
Come detto in apertura, l’amministrazione penitenziaria, considerate le notevoli osservazioni formulate dalle organizzazioni sindacali, ha ritenuto opportuno rinviare l’incontro a nuova data.
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