LANCIO D'AGENZIA: REDATTORE SOCIALE
Polizia penitenziaria negli Uepe: domani si riapre confronto
10 luglio 2007
Si terrà domani, dopo diversi rinvii, l’incontro tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e i sindacati, in merito alla proposta di inserire la polizia penitenziaria negli uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe).
A circa due mesi dalla presentazione della prima bozza di decreto del Ministro Mastella, il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, con il blog www.solidarietaasmilano.blogspot.com, continua a raccogliere giornalmente comunicati, critiche, dichiarazioni di dissenso su tale proposta.
Secondo il Comitato di Solidarietà, "con la nuova bozza di decreto, definita di concerto con il Ministero degli Interni, sono state apportate modifiche insufficienti e comunque non sostanziali rispetto a quanto richiesto in questi due mesi di mobilitazione dagli assistenti sociali e da tutti coloro che hanno espresso perplessità e dissenso all’iniziativa del Ministero della Giustizia. Anzi con il nuovo decreto interministeriale il servizio Uepe diviene parte integrante degli Organismi di Ordine Pubblico e Sicurezza a scapito della sua natura di Servizio Sociale".
A tal proposito, l’On. Servodio del gruppo parlamentare dell’Ulivo, rileva che "è a rischio la connotazione sociale degli Uepe e il sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti, dopo oltre 30 anni di’attività e nonostante le statistiche e i risultati di diverse ricerche dimostrino che la stessa sia stata svolta, seppur con pochi investimenti, in termini positivi anche rispetto alla ricaduta sulla recidiva e di conseguenza sulla sicurezza dei cittadini".
Con un interrogazione parlamentare presentata il 5 luglio, l’On. Servodio ha richiesto al Ministro Mastella di "prendere in considerazione tali preoccupazioni e di trovare, all’interno di un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative, altri strumenti e soluzioni che permettano di attenuare il rischio di creare contrapposizioni tra operatori".
Chiede inoltre di sapere "se è sua intenzione impegnarsi per superare la previsione di inserire presso gli Uepe i nuclei di polizia penitenziaria e per escludere, tra l’eventuale competenza della polizia penitenziaria sulle misure alternative al carcere, il controllo della misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale (nel rispetto dell’art.72 dell’ordinamento penitenziario e dell’art.118 del regolamento di esecuzione)".
Per l’Ordine nazionale assistenti sociali, che nei giorni scorsi ha inviato al Ministro Mastella e al Direttore Generale dell’Amministrazione Penitenziaria, una nuova lettera, continuano ad emergere "perplessità circa gli obiettivi che si intendono perseguire con la riforma in corso".
Per l’Ordine, nella nuova bozza di decreto permangono aspetti ancora non sufficientemente chiariti, "in particolare rispetto a: titolarità della gestione del caso e ruolo del previsto "responsabile del nucleo di verifica"; titolarità del monitoraggio e della valutazione della fase di sperimentazione; criteri sui quali si baserà tale valutazione".
Afferma in una nota Anna Muschitiello, segretaria nazionale del Casg: "A conferma che le obiezioni sul decreto ministeriale, espresse da parte del Casg, degli assistenti sociali degli Uepe di tutta Italia e da tutti coloro che hanno appoggiato la mobilitazione di questi mesi, non erano del tutto infondate, lo dimostra la necessità di emanare un decreto interministeriale.
A nostro parere, nella nuova bozza di decreto, definita di concerto con il Ministero degli Interni, non solo non sono state accolte le richieste e valutate attentamente le perplessità sulla legittimità di tale operazione, ma si sono peggiorate le condizioni in cui avverrà tale sperimentazione, ribadendo la volontà che i nuclei di polizia penitenziaria siano collocati negli Uepe e configurando in maniera più incisiva, che nella precedente bozza di Decreto Ministeriale, un ruolo dei Direttori degli Uepe (assistenti sociali anch’essi), sempre più vicino a quello di funzionari di Polizia, piuttosto che di Dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico-professionale, rafforzando l’immagine del servizio Uepe come parte integrante degli Organismi di ordine pubblico e sicurezza a scapito della sua natura di servizio sociale".
E continua: "Siamo inoltre confortati dalle recenti dichiarazioni di un autorevole esponente della Magistratura, il presidente Alessandro Margara che afferma espressamente: l’operazione in corso muove da una serie di non corrette e anche errate impostazioni della materia, che se non modificate in tempo utile possono risultare pericolose e irreversibili.
In particolare: ‘non possono essere modificate con provvedimenti amministrativi competenze e funzioni nella esecuzione delle misure alternative previste dalla legge.
L’intervento del Prefetto nell’esecuzione penale esterna è preoccupante perché modifica un processo ormai secolare (a partire dagli anni 20 del 1900) che vede il sistema penitenziario inserito totalmente nel Ministero della Giustizia e non dell’Interno’
"Alla luce delle riflessioni sopra riportate - conclude la Muschitiello - appaiono del tutto pretestuose e fuorvianti le interpretazioni che vogliono ridurre l’opposizione a questa operazione come un conflitto tra professionalità, perché è chiaro che di mezzo ci sono questioni molto più importanti che riguardano la qualità della democrazia del nostro paese. Spiace infine constatare che queste operazioni sono portate a compimento dall’attuale Governo che vorrebbe più di altri rappresentare i valori della legalità, della solidarietà e della democrazia".
10 luglio 2007
Si terrà domani, dopo diversi rinvii, l’incontro tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e i sindacati, in merito alla proposta di inserire la polizia penitenziaria negli uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe).
A circa due mesi dalla presentazione della prima bozza di decreto del Ministro Mastella, il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, con il blog www.solidarietaasmilano.blogspot.com, continua a raccogliere giornalmente comunicati, critiche, dichiarazioni di dissenso su tale proposta.
Secondo il Comitato di Solidarietà, "con la nuova bozza di decreto, definita di concerto con il Ministero degli Interni, sono state apportate modifiche insufficienti e comunque non sostanziali rispetto a quanto richiesto in questi due mesi di mobilitazione dagli assistenti sociali e da tutti coloro che hanno espresso perplessità e dissenso all’iniziativa del Ministero della Giustizia. Anzi con il nuovo decreto interministeriale il servizio Uepe diviene parte integrante degli Organismi di Ordine Pubblico e Sicurezza a scapito della sua natura di Servizio Sociale".
A tal proposito, l’On. Servodio del gruppo parlamentare dell’Ulivo, rileva che "è a rischio la connotazione sociale degli Uepe e il sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti, dopo oltre 30 anni di’attività e nonostante le statistiche e i risultati di diverse ricerche dimostrino che la stessa sia stata svolta, seppur con pochi investimenti, in termini positivi anche rispetto alla ricaduta sulla recidiva e di conseguenza sulla sicurezza dei cittadini".
Con un interrogazione parlamentare presentata il 5 luglio, l’On. Servodio ha richiesto al Ministro Mastella di "prendere in considerazione tali preoccupazioni e di trovare, all’interno di un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative, altri strumenti e soluzioni che permettano di attenuare il rischio di creare contrapposizioni tra operatori".
Chiede inoltre di sapere "se è sua intenzione impegnarsi per superare la previsione di inserire presso gli Uepe i nuclei di polizia penitenziaria e per escludere, tra l’eventuale competenza della polizia penitenziaria sulle misure alternative al carcere, il controllo della misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale (nel rispetto dell’art.72 dell’ordinamento penitenziario e dell’art.118 del regolamento di esecuzione)".
Per l’Ordine nazionale assistenti sociali, che nei giorni scorsi ha inviato al Ministro Mastella e al Direttore Generale dell’Amministrazione Penitenziaria, una nuova lettera, continuano ad emergere "perplessità circa gli obiettivi che si intendono perseguire con la riforma in corso".
Per l’Ordine, nella nuova bozza di decreto permangono aspetti ancora non sufficientemente chiariti, "in particolare rispetto a: titolarità della gestione del caso e ruolo del previsto "responsabile del nucleo di verifica"; titolarità del monitoraggio e della valutazione della fase di sperimentazione; criteri sui quali si baserà tale valutazione".
Afferma in una nota Anna Muschitiello, segretaria nazionale del Casg: "A conferma che le obiezioni sul decreto ministeriale, espresse da parte del Casg, degli assistenti sociali degli Uepe di tutta Italia e da tutti coloro che hanno appoggiato la mobilitazione di questi mesi, non erano del tutto infondate, lo dimostra la necessità di emanare un decreto interministeriale.
A nostro parere, nella nuova bozza di decreto, definita di concerto con il Ministero degli Interni, non solo non sono state accolte le richieste e valutate attentamente le perplessità sulla legittimità di tale operazione, ma si sono peggiorate le condizioni in cui avverrà tale sperimentazione, ribadendo la volontà che i nuclei di polizia penitenziaria siano collocati negli Uepe e configurando in maniera più incisiva, che nella precedente bozza di Decreto Ministeriale, un ruolo dei Direttori degli Uepe (assistenti sociali anch’essi), sempre più vicino a quello di funzionari di Polizia, piuttosto che di Dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico-professionale, rafforzando l’immagine del servizio Uepe come parte integrante degli Organismi di ordine pubblico e sicurezza a scapito della sua natura di servizio sociale".
E continua: "Siamo inoltre confortati dalle recenti dichiarazioni di un autorevole esponente della Magistratura, il presidente Alessandro Margara che afferma espressamente: l’operazione in corso muove da una serie di non corrette e anche errate impostazioni della materia, che se non modificate in tempo utile possono risultare pericolose e irreversibili.
In particolare: ‘non possono essere modificate con provvedimenti amministrativi competenze e funzioni nella esecuzione delle misure alternative previste dalla legge.
L’intervento del Prefetto nell’esecuzione penale esterna è preoccupante perché modifica un processo ormai secolare (a partire dagli anni 20 del 1900) che vede il sistema penitenziario inserito totalmente nel Ministero della Giustizia e non dell’Interno’
"Alla luce delle riflessioni sopra riportate - conclude la Muschitiello - appaiono del tutto pretestuose e fuorvianti le interpretazioni che vogliono ridurre l’opposizione a questa operazione come un conflitto tra professionalità, perché è chiaro che di mezzo ci sono questioni molto più importanti che riguardano la qualità della democrazia del nostro paese. Spiace infine constatare che queste operazioni sono portate a compimento dall’attuale Governo che vorrebbe più di altri rappresentare i valori della legalità, della solidarietà e della democrazia".
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