Discorso del Presidente Ettore Ferrara
Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Signor Presidente della Repubblica
Autorità
Gentili ospiti
A nome anche dell’Amministrazione che ho l’onore di rappresentare mi sia consentito rivolgere a voi tutti un caloroso saluto ed un ringraziamento sincero per la vostra presenza a questa cerimonia. Ringrazio il Sindaco di Napoli, per averci concesso il privilegio di tenere questa manifestazione in uno scenario cosi suggestivo e ricco di storia. E’ questo il primo anno che il tradizionale appuntamento per la festa del Corpo di Polizia Penitenziaria si tiene lontano da Roma. E ciò è il frutto di una scelta che si fonda su un duplice desiderio: 1) accrescere il senso di vicinanza del Corpo rispetto all’intera comunità nazionale; 2) contribuire a testimoniare la presenza dello Stato rispetto ai bisogni di questa meravigliosa città, i cui tanti e ben noti problemi, anche sul fronte della sicurezza, non devono assolutamente alimentare la sensazione di una condizione di solitudine ma devono viceversa tradursi in fattore di spinta per un sempre maggiore impegno di tutte le istituzioni, ed innanzi tutto di quelle che a garanzia della sicurezza sono preposte!
La celebrazione odierna riveste peraltro un rilievo particolare che in qualche modo rafforza ed esalta quelle ambizioni, ricorrendo il 190° anniversario della istituzione del Corpo, le cui radici affondano nel tempo fino al lontano 1817, allorché, contemporaneamente alla posa della prima pietra della maestosa Basilica che sovrasta la Piazza, furono promulgate nel Regno Sardo le Regie patenti che approvarono lo "Stabilimento delle Famiglie di Giustizia e delle Carceri", considerato l’atto di nascita degli allora "custodi delle carceri".
Molto tempo è trascorso da quei giorni!
Oggi la Polizia Penitenziaria continua ad operare in primo luogo all’interno dei 231 istituti penitenziari presenti sul territorio, compresi gli istituti per minori, con un organico complessivo di circa 42.000 unità, comprensivo di 3.500 donne, per garantire che regni la sicurezza e l’ordine, nonché per partecipare all’osservazione del comportamento del detenuto e alle attività trattamentali nelle quali il medesimo è impegnato, nel percorso intrapreso per il suo reinserimento sociale.
Trattasi di un’attività di grande complessità e delicatezza, che comprende compiti che sono ad un tempo di vigilanza e di recupero sociale; che pone la Polizia Penitenziaria nella zona più avanzata dell’azione di contrasto alla devianza ed alla criminalità, che al tempo stesso mette nella condizione di dover condividere con il condannato l’inevitabile sofferenza che si accompagna alla detenzione, per farsi strumento di garanzia dell’attuazione del principio costituzionale dell’umanità della pena.
In questo ambito particolare rilievo assume l’impegno più sottile e strategico assolto dalla Polizia Penitenziaria nell’osservazione delle dinamiche che si sviluppano all’interno del carcere tra singoli detenuti, o fra gruppi di questi, e che mira a evitare la creazione di posizioni di potere o l’instaurarsi di influenze negative reciproche fra i ristretti. E’ di fondamentale importanza, infatti, per la rieducazione stessa dei detenuti, che all’interno degli istituti non abbiano modo di affermarsi i valori distorti della sottocultura criminale. In proposito merita di essere ricordato il lavoro svolto al fianco delle strutture antimafia per garantire la corretta e rigorosa applicazione del regime speciale previsto dall’art. 41 bis dell’ord. Pen. (oggi riguardante poco più di 500 detenuti) e più in generale per impedire ai capi delle organizzazioni criminali, di continuare dal carcere a impartire ordini e commissionare delitti all’esterno.
Nell’esercizio delle sue funzioni di istituto la Polizia Penitenziaria è andata sviluppando modelli organizzativi e operativi sempre più sofisticati, che trovano espressione in talune rilevanti specializzazioni: così con il Servizio Navale, con la creazione del Gruppo operativo Mobile; con l’allestimento del servizio di multivideoconferenze; con l’istituzione di un servizio cinofili che svolge la quotidiana e preziosa attività di contrasto ai tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti nelle strutture penitenziarie, e che nell’ultimo anno ha consentito il sequestro di significativi quantitativi di Eroina e Hascish.
Ai compiti tradizionali altri se ne sono affiancati nel tempo, a cominciare dal servizio di traduzione e piantonamento, in precedenza svolto da Carabinieri e Polizia di Stato.
Unità del corpo sono state assegnate all’Ufficio centrale Interforze per la sicurezza personale, mentre all’interno del Dipartimento specifico analogo Ufficio è stato in questi mesi organizzato per garantire all’Amministrazione della Giustizia di provvedere in via autonoma alla tutela delle personalità a rischio che presso di essa operano in sede centrale.
A tal proposito non posso tacere come l’attività di vigilanza e tutela svolta dalla Polizia Penitenziaria sia oggetto quotidianamente di lusinghieri apprezzamenti e di insistenti richieste, anche da parte di Uffici Giudiziari. E così, dopo Roma, anche a Napoli il servizio di vigilanza dei nuovi uffici giudiziari al Centro Direzionale è stato nel corso di questo anno assunto da personale specializzato della Polizia Penitenziaria.
Sempre maggiore consistenza ed importanza è andata intanto assumendo l’attività di polizia giudiziaria svolta dai nostri agenti, che si è caratterizzata negli ultimi tempi per l’espletamento di numerose deleghe provenienti dalle Direzioni Distrettuali Antimafia.
Ulteriori competenze in materia di codice della strada risultano conferite alla Polizia Penitenziaria con legge del 2003, e per dare impulso a tale attività, che contribuirà a garantire un maggior livello di legalità e sicurezza sulle strade, è in fase di adozione un provvedimento dipartimentale volto a definire le relative procedure amministrative.
Nel contempo, in considerazione dello sviluppo che più di recente ha assunto l’area dell’esecuzione penale esterna, e dell’ulteriore incremento che potrà derivare dall’attuazione del conforme indirizzo politico più volte dichiarato dal Governo, è in fase di organizzazione la sperimentazione dell’impiego della Polizia Penitenziaria in funzione di vigilanza sui soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione.Ciò al fine di garantire alla collettività la compatibilità di tali prospettive con la comprensibile e diffusa esigenza del mantenimento di adeguati livelli di sicurezza.
Ed ancora, la Polizia Penitenziaria è pronta a dare il proprio contributo per la istituzione della banca dati del DNA secondo quanto previsto dal disegno di legge in questi giorni all’esame del Consiglio dei Ministri, che significativamente e finalmente prevede la creazione dei ruoli tecnici al suo interno.
Le funzioni istituzionali della nostra polizia segnano, dunque, una progressiva crescita, e ciò mentre si accresce anche la complessità delle competenze storicamente ad essa delegate. Il carcere dei giorni nostri, divenuto luogo di raccolta delle espressioni del disagio sociale, si caratterizza infatti sempre più per la transitorietà delle permanenze - in ragione di un turn-over di circa 100.000 detenuti all’anno -; per la presenza di patologìe, anche infettive, conseguenza di stili di vita inadeguati; per la presenza, sempre più massiccia di soggetti stranieri, che oltre alle comprensibili difficoltà di comunicazione, segna differenze sul piano dei bisogni personali, delle abitudini alimentari, delle pratiche religiose. I detenuti stranieri presenti nei nostri istituti, che negli anni novanta non superavano la percentuale media del 15%, sono oggi ben 17.048, appartenenti a 143
Nazioni, e rappresentano il 36,55% del totale dei ristretti, che in questi giorni risultano essere circa 45995
Mentre dunque viene richiesto alla Polizia Penitenziaria un impegno diretto sul fronte del contributo alla sicurezza e del contrasto alla criminalità, in una serie di attività che trovano sede al di fuori delle mura carcerarie, allo stesso tempo è il carcere stesso a chiedere che siano sviluppate nuove sensibilità professionali e nuove specializzazioni. A ciò si aggiungano i maggiori bisogni che deriveranno dalla realizzazione di nuovi ambienti di detenzione. Nella gestione del post-indulto, infatti, l’Amministrazione ha in corso di esecuzione lavori per la realizzazione di 5.688 nuovi posti di detenzione, al fine di evitare il ripetersi di fenomeni di sovraffollamento.
Orbene, non v’è dubbio che i positivi risultati di questi anni, raggiunti con risorse sempre più limitate, sono stati possibili solo grazie alla crescente professionalità e alla enorme disponibilità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Una professionalità che il recente ingresso negli istituti dei vice commissari che costituiscono il ruolo direttivo di nuova istituzione, certamente contribuirà ad accrescere ed affermare, in una prospettiva che veda, nell’ambito dell’area della sicurezza, riconoscere ai commissari quell’autonomia organizzativa e gestionale indispensabile per il più efficace svolgimento delle funzioni loro affidate. Sono infatti ormai maturi i tempi per istituire la figura professionale del direttore dell’area sicurezza, la cui funzione – al pari degli altri direttori d’area – va intesa in termini di perfetta compatibilità con le nuove competenze del dirigente-direttore dell’istituto e persino con quelle tradizionalmente svolte dal Comandante di reparto.
Una professionalità frutto di un’attività di formazione sempre più intensa ed impegnativa, oggi svolta presso l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari e in nove scuole, distribuite su tutto il territorio nazionale.
Una professionalità che, però, quanto più si traduce in risultati apprezzabili, tanto più sembra condannare questi uomini e donne a vivere nell’ombra le loro esperienze lavorative. Salvo magari a ritrovarsi impietosamente esposti al rischio della facile denigrazione allorché il loro impegno naufraghi di fronte alle mille astuzie e alla violenza di chi non sappia o non voglia accettare lo stato di privazione della libertà.
Personale di polizia chiamato spesso a gestire l’emergenza, ed ancor più di frequente a supplire a gravi carenze di organico, non solo proprie, ma anche delle altre categorie professionali (gli operatori sanitari, tecnici, gli educatori, gli assistenti sociali, gli psicologi, i contabili) che con altrettanto zelo contribuiscono al governo dell’Universo carcerario e ai quali tutti ho il dovere di esprimere in questa circostanza la mia gratitudine.
Ed è proprio la consapevolezza della complessità dei compiti affidati oggi alla Polizia Penitenziaria e della professionalità richiesta per il loro svolgimento, che fa apparire ancor più incomprensibile il diverso trattamento di carriera ad essa riservato rispetto ad altri corpi di Polizia, rendendo improcrastinabili quegli interventi ordinamentali indispensabili per la piena armonizzazione delle rispettive carriere. Interventi la cui realizzazione – magari nel quadro delle recenti iniziative volte a dare concretezza al "patto sulla sicurezza" – questa amministrazione fortemente auspica, in assoluta sintonia con quanto richiesto dalle organizzazioni sindacali, alle quali anche. in questa sede, esprimo il mio ringraziamento per la proficua e intensa collaborazione offerta all’Amministrazione.
Non potrei chiudere questo mio intervento senza ricordare le atlete e gli atleti delle Fiamme Azzurre, che anche nell’ultima stagione agonistica hanno dato lustro all’immagine della Polizia Penitenziaria sui campi di gara. Al di là dei risultati sportivi – che ci riempiono di orgoglio – ciò che merita risalto è il contributo offerto dal gruppo sportivo alla difesa dello sport, alla cultura delle
regole, alla realizzazione delle istanze più nobili. Significativo in tal senso è il protocollo di intesa intervenuto con il Comitato Italiano Paraolimpico nel luglio scorso per garantire agli atleti paraolimpici adeguato supporto in termini logistici, sanitari e finanziari da parte delle Fiamme Azzurre, per la loro preparazione e partecipazione ad eventi agonistici nazionali ed internazionali.
Il nostro Corpo di Polizia è dunque una istituzione che ha preso forma nel modo più completo dal punto di vista delle moderne strutture e dei mezzi di cui dispone; che si rende ogni giorno di più disponibile con le sue preziose risorse umane, a contribuire nel modo più rilevante alla sicurezza e all’ordine pubblico; che sotto l’egida del Ministero della Giustizia, dal quale orgogliosamente dipende, vede costantemente espandersi le sue competenze e responsabilità nel campo dell’esecuzione penale, e non solo.
Per consentire pienamente la realizzazione di questi ambiziosi obiettivi di crescita occorre prendere coscienza del ruolo assunto dalla nostra Polizia; assicurare ad essa adeguato sostegno, anche in relazione alle maggiori risorse umane necessarie; riconoscerne la funzione strategica a livello istituzionale, perché una credibile politica per la sicurezza non può non fare degli istituti penitenziari il proprio avamposto; e impegnarsi a diffondere tali consapevolezze affinché da esse questi uomini possano trarre le motivazioni necessarie per superare le tante difficoltà di tutti i giorni e contribuire così sempre più a realizzare quello che solitamente viene efficacemente definito il "carcere della speranza".
La Sua presenza a questa cerimonia, signor Presidente, della quale fortemente Le siamo tutti grati, unitamente a quella delle altre autorità che l’accompagnano, è sicura garanzia che tutto ciò possa realizzarsi con grande attenzione alle legittime aspettative di queste donne e uomini che oggi con sincero orgoglio ho avuto il privilegio di presentare a Lei ed al Paese.Ed il messaggio che ella ha voluto nell’odierna circostanza rivolgere al Corpo, per il suo elevato valore simbolico, e per la densità dei contenuti che lo contraddistingue, sicuramente ci conforta in tale convinzione.
Prima di concludere un pensiero commosso e riconoscente intendo rivolgere alle vittime della Polizia Penitenziaria che hanno sacrificato la loro vita nell’adempimento del proprio dovere, lasciandoci in eredità il loro fulgido esempio di servitori dello Stato, fino all’estremo sacrificio.
A voi tutti donne e uomini della Polizia Penitenziaria, alle vostre famiglie va in questa giornata il nostro più affettuoso saluto, ringraziamento ed augurio.
Viva la Polizia Penitenziaria, viva l’Italia.
Il Capo del Dipartimento
Pres. Ettore Ferrara
Mentre dunque viene richiesto alla Polizia Penitenziaria un impegno diretto sul fronte del contributo alla sicurezza e del contrasto alla criminalità, in una serie di attività che trovano sede al di fuori delle mura carcerarie, allo stesso tempo è il carcere stesso a chiedere che siano sviluppate nuove sensibilità professionali e nuove specializzazioni. A ciò si aggiungano i maggiori bisogni che deriveranno dalla realizzazione di nuovi ambienti di detenzione. Nella gestione del post-indulto, infatti, l’Amministrazione ha in corso di esecuzione lavori per la realizzazione di 5.688 nuovi posti di detenzione, al fine di evitare il ripetersi di fenomeni di sovraffollamento.
Orbene, non v’è dubbio che i positivi risultati di questi anni, raggiunti con risorse sempre più limitate, sono stati possibili solo grazie alla crescente professionalità e alla enorme disponibilità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Una professionalità che il recente ingresso negli istituti dei vice commissari che costituiscono il ruolo direttivo di nuova istituzione, certamente contribuirà ad accrescere ed affermare, in una prospettiva che veda, nell’ambito dell’area della sicurezza, riconoscere ai commissari quell’autonomia organizzativa e gestionale indispensabile per il più efficace svolgimento delle funzioni loro affidate. Sono infatti ormai maturi i tempi per istituire la figura professionale del direttore dell’area sicurezza, la cui funzione – al pari degli altri direttori d’area – va intesa in termini di perfetta compatibilità con le nuove competenze del dirigente-direttore dell’istituto e persino con quelle tradizionalmente svolte dal Comandante di reparto.
Una professionalità frutto di un’attività di formazione sempre più intensa ed impegnativa, oggi svolta presso l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari e in nove scuole, distribuite su tutto il territorio nazionale.
Una professionalità che, però, quanto più si traduce in risultati apprezzabili, tanto più sembra condannare questi uomini e donne a vivere nell’ombra le loro esperienze lavorative. Salvo magari a ritrovarsi impietosamente esposti al rischio della facile denigrazione allorché il loro impegno naufraghi di fronte alle mille astuzie e alla violenza di chi non sappia o non voglia accettare lo stato di privazione della libertà.
Personale di polizia chiamato spesso a gestire l’emergenza, ed ancor più di frequente a supplire a gravi carenze di organico, non solo proprie, ma anche delle altre categorie professionali (gli operatori sanitari, tecnici, gli educatori, gli assistenti sociali, gli psicologi, i contabili) che con altrettanto zelo contribuiscono al governo dell’Universo carcerario e ai quali tutti ho il dovere di esprimere in questa circostanza la mia gratitudine.
Ed è proprio la consapevolezza della complessità dei compiti affidati oggi alla Polizia Penitenziaria e della professionalità richiesta per il loro svolgimento, che fa apparire ancor più incomprensibile il diverso trattamento di carriera ad essa riservato rispetto ad altri corpi di Polizia, rendendo improcrastinabili quegli interventi ordinamentali indispensabili per la piena armonizzazione delle rispettive carriere. Interventi la cui realizzazione – magari nel quadro delle recenti iniziative volte a dare concretezza al "patto sulla sicurezza" – questa amministrazione fortemente auspica, in assoluta sintonia con quanto richiesto dalle organizzazioni sindacali, alle quali anche. in questa sede, esprimo il mio ringraziamento per la proficua e intensa collaborazione offerta all’Amministrazione.
Non potrei chiudere questo mio intervento senza ricordare le atlete e gli atleti delle Fiamme Azzurre, che anche nell’ultima stagione agonistica hanno dato lustro all’immagine della Polizia Penitenziaria sui campi di gara. Al di là dei risultati sportivi – che ci riempiono di orgoglio – ciò che merita risalto è il contributo offerto dal gruppo sportivo alla difesa dello sport, alla cultura delle
regole, alla realizzazione delle istanze più nobili. Significativo in tal senso è il protocollo di intesa intervenuto con il Comitato Italiano Paraolimpico nel luglio scorso per garantire agli atleti paraolimpici adeguato supporto in termini logistici, sanitari e finanziari da parte delle Fiamme Azzurre, per la loro preparazione e partecipazione ad eventi agonistici nazionali ed internazionali.
Il nostro Corpo di Polizia è dunque una istituzione che ha preso forma nel modo più completo dal punto di vista delle moderne strutture e dei mezzi di cui dispone; che si rende ogni giorno di più disponibile con le sue preziose risorse umane, a contribuire nel modo più rilevante alla sicurezza e all’ordine pubblico; che sotto l’egida del Ministero della Giustizia, dal quale orgogliosamente dipende, vede costantemente espandersi le sue competenze e responsabilità nel campo dell’esecuzione penale, e non solo.
Per consentire pienamente la realizzazione di questi ambiziosi obiettivi di crescita occorre prendere coscienza del ruolo assunto dalla nostra Polizia; assicurare ad essa adeguato sostegno, anche in relazione alle maggiori risorse umane necessarie; riconoscerne la funzione strategica a livello istituzionale, perché una credibile politica per la sicurezza non può non fare degli istituti penitenziari il proprio avamposto; e impegnarsi a diffondere tali consapevolezze affinché da esse questi uomini possano trarre le motivazioni necessarie per superare le tante difficoltà di tutti i giorni e contribuire così sempre più a realizzare quello che solitamente viene efficacemente definito il "carcere della speranza".
La Sua presenza a questa cerimonia, signor Presidente, della quale fortemente Le siamo tutti grati, unitamente a quella delle altre autorità che l’accompagnano, è sicura garanzia che tutto ciò possa realizzarsi con grande attenzione alle legittime aspettative di queste donne e uomini che oggi con sincero orgoglio ho avuto il privilegio di presentare a Lei ed al Paese.Ed il messaggio che ella ha voluto nell’odierna circostanza rivolgere al Corpo, per il suo elevato valore simbolico, e per la densità dei contenuti che lo contraddistingue, sicuramente ci conforta in tale convinzione.
Prima di concludere un pensiero commosso e riconoscente intendo rivolgere alle vittime della Polizia Penitenziaria che hanno sacrificato la loro vita nell’adempimento del proprio dovere, lasciandoci in eredità il loro fulgido esempio di servitori dello Stato, fino all’estremo sacrificio.
A voi tutti donne e uomini della Polizia Penitenziaria, alle vostre famiglie va in questa giornata il nostro più affettuoso saluto, ringraziamento ed augurio.
Viva la Polizia Penitenziaria, viva l’Italia.
Il Capo del Dipartimento
Pres. Ettore Ferrara
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