Agenzia Dire
Giustizia: affidamento ai servizi, recidive solo in 19% dei casi
5 novembre 2007
Roma - Una giornata di confronto sugli scenari aperti dalle proposte di riforma della giustizia che riguardano le misure alternative e, in particolare, l’affidamento in prova al servizio sociale. Ne parleranno mercoledì 7 novembre a Roma, gli assistenti sociali iscritti all’Ordine, insieme ai vertici dell’amministrazione giudiziaria, ai rappresentanti della professione, ad esponenti del mondo del volontariato e della magistratura di sorveglianza.
L’affidamento in prova è la forma di esecuzione penale più "aperta" prevista dalla legge italiana, ormai da più di trent’anni. Viene scontata completamente all’esterno della struttura carceraria, nella comunità, e ha come titolare del trattamento il servizio sociale, inserito nel sistema penitenziario dal 1975.
Secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria, i risultati sono positivi sia per quanto riguarda la percentuale di revoche dell’affidamento che si attesta, nell’ultimo anno, sul 4%, sia per il totale di revoche di tutte le misure alternative che raggiunge poco più del 6%.
Tutto questo nonostante la crescita delle misure alternative sia stata costante ed esponenziale. Dal 1991, quando i casi erano meno di 5.000, si è giunti nel 2005 a quota 45.000. Ma il dato più significativo è quello relativo alla recidiva: secondo una ricerca condotta dalla stessa amministrazione penitenziaria, per i sette anni che vanno dal 1998 al 2005, solo nel 19% dei casi vi era stata recidiva tra i soggetti affidati in prova al servizio sociale, contro la recidiva del 68,45% riscontrata per coloro che avevano scontato la condanna in detenzione e che erano stati scarcerati, a fine pena, nel ’98.
5 novembre 2007
Roma - Una giornata di confronto sugli scenari aperti dalle proposte di riforma della giustizia che riguardano le misure alternative e, in particolare, l’affidamento in prova al servizio sociale. Ne parleranno mercoledì 7 novembre a Roma, gli assistenti sociali iscritti all’Ordine, insieme ai vertici dell’amministrazione giudiziaria, ai rappresentanti della professione, ad esponenti del mondo del volontariato e della magistratura di sorveglianza.
L’affidamento in prova è la forma di esecuzione penale più "aperta" prevista dalla legge italiana, ormai da più di trent’anni. Viene scontata completamente all’esterno della struttura carceraria, nella comunità, e ha come titolare del trattamento il servizio sociale, inserito nel sistema penitenziario dal 1975.
Secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria, i risultati sono positivi sia per quanto riguarda la percentuale di revoche dell’affidamento che si attesta, nell’ultimo anno, sul 4%, sia per il totale di revoche di tutte le misure alternative che raggiunge poco più del 6%.
Tutto questo nonostante la crescita delle misure alternative sia stata costante ed esponenziale. Dal 1991, quando i casi erano meno di 5.000, si è giunti nel 2005 a quota 45.000. Ma il dato più significativo è quello relativo alla recidiva: secondo una ricerca condotta dalla stessa amministrazione penitenziaria, per i sette anni che vanno dal 1998 al 2005, solo nel 19% dei casi vi era stata recidiva tra i soggetti affidati in prova al servizio sociale, contro la recidiva del 68,45% riscontrata per coloro che avevano scontato la condanna in detenzione e che erano stati scarcerati, a fine pena, nel ’98.
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