L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 21 novembre 2007

LE INQUIETUDINI SOCIALI

Patrizia Trecci assistente sociale UEPE- Genova, Savona, Imperia – vice segretaria Casg

Oggi ci troviamo in un contesto sociale dove è sempre più presente la precarietà del lavoro, della casa. In una società che ha perso le sicurezze base del proprio vivere quotidiano si sono acutizzate inquietudini e insicurezze.
Questa inquietudine ha aperto la strada ad un "nuovo senso della cultura penale". Infatti, la richiesta di sicurezza in Italia è sempre più pressante, anche se statisticamente la commissione dei reati è in sensibile calo (salvo inventare altri titoli di reato: vedi lavavetri).
Quello che emerge è l'ossessione della sicurezza del proprio ambiente sociale rispetto a quelle presenze inquietanti ed estranee, che attentano alla sua tranquillità.
La previsione di aumenti consistenti del trend penitenziario appare tanto più fondata, quanto più diventano operative le dinamiche improntate alla “tolleranza zero” rincorrendo un modello di città nuovo di zecca: senza barboni, senza drogati, senza marocchini e con galere fiammanti, piene di delinquenti. Si reagisce, insomma, contro coloro che rappresentano i segni delle inquietudini.
Nello scenario presente sembra che, come le disposizioni normative( legge Bossi- Fini; Fini-Giovanardi; ex Cirielli;...) evidenziano, il modello di sicurezza sia passato dallo stato sociale allo stato penale.

Si è passati quindi dall'intervento pubblico sociale all'intervento pubblico repressivo:
- l'istituto penitenziario diventa il contenitore di tutto ciò che ci spaventa (una volta questo ruolo era maggiormente affidato ai manicomi), che ci preoccupa, che non vogliamo vedere;
- il carcere, la pressante richiesta di controllo, può simbolicamente rappresentare il termometro che misura la febbre che ha colpito il mondo: il bisogno del controllo aumenta con l'aumentare della febbre e quindi con l'aggravarsi della patologia.

Però, per essere effettivamente incisivi e garantire città sicure:
- servono scelte coraggiose. Bisogna saper andare controcorrente, scegliendo una strada che duri nel tempo, che migliori le condizioni del paese, che garantisca dignità. Una scelta difficile ma vincente che con il necessario supporto ed investimento elimini le inquietudini sociali;
- occorrono quelle politiche sociali, quegli interventi pubblici sociali che costruiscono sicurezza. Perchè la sicurezza che è cosa diversa dall'ordine pubblico si costruisce, non la si può garantire solo con il controllo.

Quando affrontiamo l'argomento sicurezza e per questo entriamo in merito all'organizzazione di uffici e servizi dobbiamo pensare a quello che serve e quindi:
- non serve seguire la spinta delle inquietudini e creare servizi dove l'unica cosa che conta è dimostrare la complessità del lavoro attraverso la quantità e la pluralità delle professioni comprese al proprio interno:
- ma è importante favorire, mantenere un’organizzazione che condivida la necessità di attivare risorse per migliorare veramente la realtà e la vivibilità del territorio senza rincorrere le paure sociali. Un'organizzazione agile e snella che interagendo con la agenzie territoriali continui a costruire le equipe che di volta in volta si rendono necessarie.

La questione relativa alla sperimentazione dei nuclei di polizia penitenziaria all'interno degli Uepe (argomento sul quale non entro in merito in quanto in questi mesi sono già state evidenziate tutte le possibili criticità e preoccupazioni) deve essere considerata anche sotto un l'aspetto scientifico che ne verifichi a fine progetto la sua validità, la sua efficacia.... Come per tutte le sperimentazioni è necessario definire, conoscere, gli indicatori atti alla sua verifica.
Ad oggi l'unico indicatore emerso è quello riferito a quanti interventi verranno effettuati.
Questo serve a rilevare la quantità e non la qualità dell'intervento. E' un dato che non ci dirà se è migliorata la sicurezza, se è diminuita la recidiva, se ha favorito l'inclusione nel contesto sociali delle persone condannate.