L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 7 febbraio 2008

Carcere- Il Segretario generale del Sappe invia una lettera al giornalista Antonio Stella: Improprio parlare di esubero di personale

Egregio Dott. Stella,
con il suo apprezzato acume, sul Corriere della Sera del 7 febbraio scorso, si è occupato di polizia penitenziaria ed ha messo in luce , riprendendo un’interrogazione parlamentare di Ermete Realacci, la situazione degli organici del corpo. Vorrei però chiarire alcune cose fondamentali.
La prima è che le Sue valutazioni ( e di Realacci) sui numeri dei poliziotti penitenziari negli Istituti si riferiscono a piante organiche definite autonomamente nel 2001 da un decreto ministeriale dell’allora Guardasigilli Piero Fassino, nonostante la contrarietà di tutte le organizzazioni sindacali del Corpo che giudicarono non rispondente alla realtà la ricognizione effettuata a livello nazionale ed in ogni Istituto di pena da una Commissione dell’Amministrazione penitenziaria, che per altro valutò gli organici senza un confronto con le rappresentanza sindacali delle varie realtà locali.

Alla luce di questa importante precisazione, si converrà che- stanti comunque le gravi carenze di Personale nelle sedi nel Centro- Nord Italia, è quindi improprio parlare di “esuberi di Personale” in quelle del Sud. Ad esempio, con riferimento al dato riferito alla regione Lazio che più colpisce per il presunto surplus di Agenti, c’è da dire ad onor di cronaca che si tratta di personale impiegato nei servizi e negli Uffici centrali (Ministero della Giustizia, Dipartimento penitenziario, USPEV e GOM, Ufficio Ispettivo, Ufficio Centrale di PG, etc.).

Ed è per questo che il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria SAPPE, la prima organizzazione più rappresentativa della Categoria, ha continuato a chiedere, a tutti i vari Ministri della Giustizia che si sono succeduti da 2001 ad oggi, di rivedere quelle piante organiche e quel decreto ministeriale. Richieste rimaste tutte inascoltate.

A nostro avviso due soluzioni si potrebbero adottare per fronteggiare questa emergenza. Dopo aver accertato le reali carenze di organico, si bandiscono concorsi pubblici per quelle sedi penitenziarie deficitarie. Mancano in Lombardia 500 agenti di polizia penitenziaria ? Si bandisca dunque un concorso per le sedi penitenziarie di Lombardia, Veneto o Liguria. Chi partecipa al concorso sa che andrà a fare servizio in una delle città di quelle Regioni. Ma poniamo però anche un vincolo di permanenza in quelle sedi, ed è questa la nostra proposta.

Oggi vi sono colleghi dell’Italia centro-meridionale (ed insulare) che hanno come prima sede di servizio una città del Nord. La loro legittima aspirazione è avvicinarsi al luogo di residenza, in cui spesso rimane la famiglia perché con un nostro stipendio è impossibile fronteggiare il costo della vita del Settentrione. Spessissimo, però, al Nord ci restano per decenni e addirittura vanno in pensione sempre in servizio in quella sede perché la mobilità del personale del Nord verso il Sud movimenta poche, pochissime unità. Attiviamo dunque un meccanismo di assunzioni tali che permetta, raggiunta una certa anzianità di servizio al Nord trasferendovi la propria famiglia. Assunzioni, è opportuno chiarirlo, che servirebbero a coprire i posti lasciati liberi dal personale in quiescenza.

Se non si lavora in queste due direzioni, non risolveremmo mai il problema messo in luce da Lei e da Ermete Realacci.
La ringrazio per l’attenzione che mi vorrà riservare e, con l’auspicio che queste mie considerazioni possano trovare spazio sul Corriere della Sera, le pongo cordialissimi saluti.
Il Segretario Generale
Dott. Donato Capece
fonte: www.sappe.it