SIDIPE
“Incontro con il Presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini”
Intenso e ricco di contenuti è stato l’incontro che il Presidente di Alleanza Nazionale, On. Gianfranco FINI, ha concesso alla delegazione del Sindacato dei Direttori Penitenziaria, SI.DI.PE.-aff. Cisl/Fps, guidata dal segretario nazionale Enrico Sbriglia.
Nel corso dell’incontro del 3 febbraio a Udine, sono state esposte le maggiori problematiche del mondo delle carceri, in particolare si è parlato della singolare gestione complessiva degli organici del personale della polizia penitenziaria, rilevandosi come sempre più spesso essi vengano sottratti, con modalità discutibili, agli istituti penitenziari, determinando situazioni davvero allarmanti nelle carceri che, soprattutto nelle sedi del Nord d’Italia, patiscono spaventosi vuoti nei reparti del Corpo, rendendo ancora più usurante e pericoloso il lavoro dei poliziotti penitenziari.
I Direttori Penitenziari d’istituto e degli uffici dell’esecuzione penale esterna, al riguardo, auspicano che al più presto vi sia un urgente cambio di tendenza, attraverso un migliore e più corretto utilizzo dei poliziotti penitenziari, restituendo il personale di polizia penitenziaria negli istituti ed impegnandolo nello svolgimento, effettivo, dei compiti istituzionali, finanche nuovi, non da ultimi quelli che possano contribuire ad agevolare il lavoro degli Uepe (si tratta degli uffici che gestiscono le misure alternative alla pena, consentendo la deflazione della popolazione detenuta nelle carceri…), inducendo, nel rispetto dei programmi predisposti dagli specialisti del trattamento ed approvati dalla magistratura di sorveglianza, ad una maggiore e strategica fruizione di misure alternative alla detenzione, al fine di riservare la risorsa “carcere”, economicamente più dispendiosa per le casse pubbliche, alle sole ipotesi in cui non sia percorribile altra soluzione.
Al fine di recuperare ingenti risorse umane, i direttori propongono il possibile scioglimento del GOM (Gruppo Operativo Mobile), che considerano antieconomico ed inadeguato nella gestione dei detenuti ad Alta Sicurezza e 41 bis, posto che oggi la generalità degli istituti penitenziari possono contare sull’importante presenza dei Commissari di Polizia Penitenziaria, talchè vi sono tutte le professionalità sufficienti ad evitare “gestioni speciali”, che per loro natura possono sfuggire alle regole generali e trasparenti di governo del personale, determinano situazioni non comprensibili all’interno dello stesso Corpo.
Inoltre, anche sul piano del messaggio che passa attraverso i Gom, sembrano riproporsi metodologie di lavoro le quali, richiamandosi ad una cronica e mai risolta emergenza, risultano però idonee a conferire eccessiva importanza ai rappresentanti della criminalità organizzata, verso i quali le misure che si adottano appaiono in grado di enfatizzarne i ruoli di leadership piuttosto che esaltare il primato della legge che si esprime, di regola, attraverso la “ordinarietà” delle norme che in concreto si applicano.
È di tutta evidenza, infatti, come appaia poco credibile mantenere per anni modelli improntati all’emergenza tout court, ancor di più ove non si sia riusciti concretamente a debellare definitivamente taluni fenomeni criminali e, semmai, se ne siano importati degli altri attraverso l’immigrazione incontrollata.
Il SI.DI.PE. ha inoltre evidenziato l’esigenza fortemente sentita di rivedere i modelli organizzativi
dell’Amm.ne Penitenziaria, distinguendo chiaramente le funzioni di indirizzo e di controllo, che impongono “un centro” snello e leggero, da quelle di concreta gestione, tipiche della realtà periferica, del front-line..
Nel corso dell’incontro, il Sidipe ha ricordato come la Riforma Meduri della dirigenza penitenziaria, per la tiepidezza degli attuali governanti, sia rimasta mortificata dalla lentezza con la quale NON si è ancora proceduto in tema di stipula del primo contratto di categoria, e come ciò faccia il paio con il disinteresse mostrato verso tutto il personale penitenziario, in specie quello ancora compreso nel c.d. “Comparto Ministeri”, auspicando che tutti gli operatori penitenziari siano destinatari in futuro di un contratto di diritto pubblico, in quanto una è la funzione penitenziaria alla quale tutti i lavoratori contribuiscono con pari dignità professionale.
All’incontro hanno partecipato gli onorevoli Roberto Menia e Manlio Contento che già in passato, con il Sen. Antonino Caruso, si erano personalmente interessati alla “Questione Penitenziaria”.
Il Presidente Fini, mostrando significativa conoscenza delle specifiche tematiche trattate, ha ribadito chiaramente come ritenga necessario rilanciare la questione penitenziaria, strategica nella gestione complessiva delle problematiche della sicurezza, rappresentando come sia ragionevole, e rispondente ad una “Giustizia mite ma decisa”, puntare decisamente sulle misure alternative alla pena e sulla professionalità della polizia penitenziaria e degli specialisti del trattamento, nonché come si debbano mettere in cantiere le più opportune iniziative amministrative per evitare la dispersione di personale di polizia penitenziaria, per affidare ad esso nuovi specialistici compiti e per assicurare a quanti operino nelle carceri condizioni di lavoro meno logoranti delle attuali.
In ultimo, i Dirigenti sindacali presenti all’incontro (i direttori della Casa di Reclusione di Padova e di Tolmezzo, ove sono ospitati detenuti ad alta sicurezza, quello di Udine, di Belluno, quello di Trieste, il direttore UEPE di Udine, Gorizia e Pordenone…), hanno ricordato come sia giunto il momento di vedere al vertice del DAP, in un futuro non lontano, un Capo Dipartimento che provenga dal ruolo dei dirigenti penitenziari, nella considerazione condivisa che l’organizzazione delle carceri e del dipartimento ell’amm.ne penitenziaria debba rispondere a logiche ed abilità di alta amministrazione piuttosto che a quelle, pur rispettabili, che attengano la funzione giurisdizionale.
Nel corso dell’incontro del 3 febbraio a Udine, sono state esposte le maggiori problematiche del mondo delle carceri, in particolare si è parlato della singolare gestione complessiva degli organici del personale della polizia penitenziaria, rilevandosi come sempre più spesso essi vengano sottratti, con modalità discutibili, agli istituti penitenziari, determinando situazioni davvero allarmanti nelle carceri che, soprattutto nelle sedi del Nord d’Italia, patiscono spaventosi vuoti nei reparti del Corpo, rendendo ancora più usurante e pericoloso il lavoro dei poliziotti penitenziari.
I Direttori Penitenziari d’istituto e degli uffici dell’esecuzione penale esterna, al riguardo, auspicano che al più presto vi sia un urgente cambio di tendenza, attraverso un migliore e più corretto utilizzo dei poliziotti penitenziari, restituendo il personale di polizia penitenziaria negli istituti ed impegnandolo nello svolgimento, effettivo, dei compiti istituzionali, finanche nuovi, non da ultimi quelli che possano contribuire ad agevolare il lavoro degli Uepe (si tratta degli uffici che gestiscono le misure alternative alla pena, consentendo la deflazione della popolazione detenuta nelle carceri…), inducendo, nel rispetto dei programmi predisposti dagli specialisti del trattamento ed approvati dalla magistratura di sorveglianza, ad una maggiore e strategica fruizione di misure alternative alla detenzione, al fine di riservare la risorsa “carcere”, economicamente più dispendiosa per le casse pubbliche, alle sole ipotesi in cui non sia percorribile altra soluzione.
Al fine di recuperare ingenti risorse umane, i direttori propongono il possibile scioglimento del GOM (Gruppo Operativo Mobile), che considerano antieconomico ed inadeguato nella gestione dei detenuti ad Alta Sicurezza e 41 bis, posto che oggi la generalità degli istituti penitenziari possono contare sull’importante presenza dei Commissari di Polizia Penitenziaria, talchè vi sono tutte le professionalità sufficienti ad evitare “gestioni speciali”, che per loro natura possono sfuggire alle regole generali e trasparenti di governo del personale, determinano situazioni non comprensibili all’interno dello stesso Corpo.
Inoltre, anche sul piano del messaggio che passa attraverso i Gom, sembrano riproporsi metodologie di lavoro le quali, richiamandosi ad una cronica e mai risolta emergenza, risultano però idonee a conferire eccessiva importanza ai rappresentanti della criminalità organizzata, verso i quali le misure che si adottano appaiono in grado di enfatizzarne i ruoli di leadership piuttosto che esaltare il primato della legge che si esprime, di regola, attraverso la “ordinarietà” delle norme che in concreto si applicano.
È di tutta evidenza, infatti, come appaia poco credibile mantenere per anni modelli improntati all’emergenza tout court, ancor di più ove non si sia riusciti concretamente a debellare definitivamente taluni fenomeni criminali e, semmai, se ne siano importati degli altri attraverso l’immigrazione incontrollata.
Il SI.DI.PE. ha inoltre evidenziato l’esigenza fortemente sentita di rivedere i modelli organizzativi
dell’Amm.ne Penitenziaria, distinguendo chiaramente le funzioni di indirizzo e di controllo, che impongono “un centro” snello e leggero, da quelle di concreta gestione, tipiche della realtà periferica, del front-line..
Nel corso dell’incontro, il Sidipe ha ricordato come la Riforma Meduri della dirigenza penitenziaria, per la tiepidezza degli attuali governanti, sia rimasta mortificata dalla lentezza con la quale NON si è ancora proceduto in tema di stipula del primo contratto di categoria, e come ciò faccia il paio con il disinteresse mostrato verso tutto il personale penitenziario, in specie quello ancora compreso nel c.d. “Comparto Ministeri”, auspicando che tutti gli operatori penitenziari siano destinatari in futuro di un contratto di diritto pubblico, in quanto una è la funzione penitenziaria alla quale tutti i lavoratori contribuiscono con pari dignità professionale.
All’incontro hanno partecipato gli onorevoli Roberto Menia e Manlio Contento che già in passato, con il Sen. Antonino Caruso, si erano personalmente interessati alla “Questione Penitenziaria”.
Il Presidente Fini, mostrando significativa conoscenza delle specifiche tematiche trattate, ha ribadito chiaramente come ritenga necessario rilanciare la questione penitenziaria, strategica nella gestione complessiva delle problematiche della sicurezza, rappresentando come sia ragionevole, e rispondente ad una “Giustizia mite ma decisa”, puntare decisamente sulle misure alternative alla pena e sulla professionalità della polizia penitenziaria e degli specialisti del trattamento, nonché come si debbano mettere in cantiere le più opportune iniziative amministrative per evitare la dispersione di personale di polizia penitenziaria, per affidare ad esso nuovi specialistici compiti e per assicurare a quanti operino nelle carceri condizioni di lavoro meno logoranti delle attuali.
In ultimo, i Dirigenti sindacali presenti all’incontro (i direttori della Casa di Reclusione di Padova e di Tolmezzo, ove sono ospitati detenuti ad alta sicurezza, quello di Udine, di Belluno, quello di Trieste, il direttore UEPE di Udine, Gorizia e Pordenone…), hanno ricordato come sia giunto il momento di vedere al vertice del DAP, in un futuro non lontano, un Capo Dipartimento che provenga dal ruolo dei dirigenti penitenziari, nella considerazione condivisa che l’organizzazione delle carceri e del dipartimento ell’amm.ne penitenziaria debba rispondere a logiche ed abilità di alta amministrazione piuttosto che a quelle, pur rispettabili, che attengano la funzione giurisdizionale.
Prima di chiudere l’incontro, il segretario nazionale del SI.DI.PE. ha consegnato al Pres. Fini una serie di proposte, le quali, provenendo dal terreno dell’esperienza sul campo, hanno l’obiettivo di modernizzare il sistema penitenziario, prevedendosi l’attribuzione di nuove competenze ai dirigenti penitenziari, attraverso la migrazione di alcune dalla magistratura di sorveglianza, segnatamente in materia di permessi premio ed ammissione al lavoro all’esterno, in ragione della natura sostanzialmente amministrativa dei provvedimenti in questione, nonché in quale modo reperire risorse da destinare al sistema penitenziario e, da ultimo, come risulti importante realizzare nuove carceri, attraverso lo strumento finanziario del “Project Financing”:
carceri che abbiano caratteristiche tali da consentire alle stesse di essere dei veri e propri distretti industriali ed artigianali, ove le persone detenute possano lavorare ricevendo la giusta retribuzione nel rispetto dei contratti collettivi di lavoro, ma anche per davvero risarcire, ed in tempo reale, lo Stato delle spese di giustizia, di mantenimento in carcere (oggi un detenuto “rimborsa” l’erario pagando la somma ridicola di €. 1,69 al giorno…) e le vittime dei reati e/o le parti civili.
A tal proposito, non dimenticando le criticità locali, si è ricordato come in Friuli Venezia Giulia “manchino” almeno due istituti penitenziari (anche in questo modo si denega giustizia…), a Gorizia (quello che c’è è fatiscente e pericoloso per gli stessi operatori penitenziari…) ed a Pordenone (l’attuale istituto, insufficiente, è sito in un antico maniero al centro della città…).
Così come deve prevedersi l’urgente costituzione, senza appesantire la spesa corrente e con risorse umane e strumentali già disponibili sul territorio, di un Provveditorato Regionale dell’Amm.ne Penitenziaria per il Friuli Venezia Giulia, anche al fine di rispettarne la dignità di regione autonoma, oggi costretta a condividere tematiche penitenziarie, diverse per problematicità e complessità, con il Veneto ed il Trentino Alto Adige, con conseguenti appesantimenti amministrativi, farraginosità e problematicità anche nel concreto utilizzo delle risorse umane e materiali che provengono dallo Stato.
Seppure il quadro attuale politico fa presupporre che, per il momento, ben poche novità si vedranno, è possibile invece ritenere che, quando la situazione risulterà a breve stabilizzata, molte delle proposte auspicate dal SI.DI.PE. – aff. CISL/Fps, così come è stato per la Legge Meduri, troveranno sicura e concreta realizzazione e di tanto gioveranno tutti: gli operatori penitenziari, le persone detenute e la società libera.
Il Segretario Nazionale
Enrico Sbriglia
carceri che abbiano caratteristiche tali da consentire alle stesse di essere dei veri e propri distretti industriali ed artigianali, ove le persone detenute possano lavorare ricevendo la giusta retribuzione nel rispetto dei contratti collettivi di lavoro, ma anche per davvero risarcire, ed in tempo reale, lo Stato delle spese di giustizia, di mantenimento in carcere (oggi un detenuto “rimborsa” l’erario pagando la somma ridicola di €. 1,69 al giorno…) e le vittime dei reati e/o le parti civili.
A tal proposito, non dimenticando le criticità locali, si è ricordato come in Friuli Venezia Giulia “manchino” almeno due istituti penitenziari (anche in questo modo si denega giustizia…), a Gorizia (quello che c’è è fatiscente e pericoloso per gli stessi operatori penitenziari…) ed a Pordenone (l’attuale istituto, insufficiente, è sito in un antico maniero al centro della città…).
Così come deve prevedersi l’urgente costituzione, senza appesantire la spesa corrente e con risorse umane e strumentali già disponibili sul territorio, di un Provveditorato Regionale dell’Amm.ne Penitenziaria per il Friuli Venezia Giulia, anche al fine di rispettarne la dignità di regione autonoma, oggi costretta a condividere tematiche penitenziarie, diverse per problematicità e complessità, con il Veneto ed il Trentino Alto Adige, con conseguenti appesantimenti amministrativi, farraginosità e problematicità anche nel concreto utilizzo delle risorse umane e materiali che provengono dallo Stato.
Seppure il quadro attuale politico fa presupporre che, per il momento, ben poche novità si vedranno, è possibile invece ritenere che, quando la situazione risulterà a breve stabilizzata, molte delle proposte auspicate dal SI.DI.PE. – aff. CISL/Fps, così come è stato per la Legge Meduri, troveranno sicura e concreta realizzazione e di tanto gioveranno tutti: gli operatori penitenziari, le persone detenute e la società libera.
Il Segretario Nazionale
Enrico Sbriglia
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