L'ESPRESSO
Inchiesta- Caro Mastella… dacci la "spintarella"
di Gianluca Di Feo e Marco Lillo
1 febbraio 2008
Magistrati in cerca di promozioni. Appalti per l’ambiente. Più di 100 episodi da contestare. Ecco cosa c’è negli altri atti dell’inchiesta capuana sull’ex ministro.
Più di cento episodi da contestare, con un capitolo consistente sulle toghe sporche, un altro sulla spartizione di appalti e infine un filone sulle gare pilotate per i depuratori che dovevano salvare la Campania dall’inquinamento. È questa la bomba giudiziaria che la procura di Santa Maria Capua Vetere ha trasmesso ai colleghi di Napoli. Materiale grezzo, che deve essere ancora vagliato e tradotto in ipotesi di reato. O fascicoli in fase di completamento, come quello sui presunti giudici corrotti. Perché l’inchiesta capuana oggi spaventa più la magistratura che la politica. E vede per la prima volta uomini di partito e uomini di legge uniti nel tirare un sospiro di sollievo per la liberazione di Sandra Mastella, nonostante il Tribunale della Libertà abbia riconosciuto la fondatezza degli indizi e imposto l’obbligo di dimora.
L’inchiesta spaventa quei pubblici ministeri che la ritengono una esagerazione, quasi una provocazione che fa il gioco della politica: una mossa azzardata e inopportuna. Ma spaventa ancora di più uno squadrone di giudici sorpresi mentre bussavano alle porte del Palazzo in cerca di una raccomandazione. La Procura capuana ha registrato uno dei momenti chiave nella storia della giustizia italiana, alla vigilia della nomina di decine di nuovi capi degli uffici giudiziari. In tanti erano pronti a contattare quelli che apparivano come i luogotenenti del ministro: il consuocero Carlo Camilleri e l’instancabile Vincenzo Lucariello, protagonista di una incredibile carriera che l’ha visto cominciare come netturbino, andare in pensione come segretario generale del Tar e finire in cella a 73 anni. Alcuni invocavano una spintarella, altri chiedevano un aiuto concreto.
A leggere gli atti, venivano indicate due strade: quella maestra passava per il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura. E quella secondaria usava il bypass dei ricorsi amministrativi: Tar prima e Consiglio di Stato poi. Dove Lucariello vantava e dimostrava di avere agganci potenti. Non è un caso che, secondo le indagini dei pm capuani, dopo l’invio dei primi provvedimenti il neopresidente del Consiglio di Stato organizza un incontro con Lucariello in un’area di servizio sull’autostrada Roma-Napoli, ignorando di essere pedinato dai carabinieri.
A settembre in una delle telefonate il presidente dei gip napoletani, Renato Vuosi, altro peso massimo nella geografia giudiziaria, descrive un incontro con l’allora ministro. Si discute della situazione di Salerno, ossia la nomina del nuovo procuratore capo. "Io gli ho detto... praticamente devi vedere come mi devi sistemare. Lui (Mastella, ndr) ha detto: ‘Non ti preoccupare". Lucariello: "Gli hai spiegato che ci sta giurisprudenza consolidata?". "Gliel’ho detto. Infatti ha detto: "Mandami". Loro lunedì prossimo devono incontrarsi con Mancino. Che lui l’ha chiamato: "Mancino qua dobbiamo vedere cosa fare con tutti questi trasferimenti". Allora lui mi ha detto: "Tu manda, me li porti, tieni il contatto con Frunzio (vice capo di gabinetto del Guardasigilli, ndr)... Vediamo un poco in che modo che caso mai io lunedì io ne parlo pure a Mancino".
Nicola Mancino è il vicepresidente del Csm, l’organo di autogoverno dei magistrati che decide le nomine. Ma nella registrazione è anche indicata la strada alternativa: "Lui (Mastella, ndr) mi ha detto: "Ieri abbiamo nominato Salvatore quindi con il Consiglio di Stato se vi serve qualcosa"... Ho detto sì ma se andiamo al Consiglio di Stato, saluti e arrivederci. Hai capito?".
Lucariello replica ridendo: "Paolo Salvatore è amico mio, lui l’ha conosciuto tramite me... Ah, sotto questo aspetto... Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria". E mette in campo tutta la sacra famiglia. Non sarebbe l’unico dossier di questo tenore. Molte delle spintarelle, chieste esplicitamente o solo vagheggiate, potrebbero avere un profilo disciplinare. Ma ci sono anche vicende che richiamano la corruzione.
Come le trattative tra un imprenditore campano, che guida un gruppo di rilevanza nazionale e ha rapporti intensi con la pubblica amministrazione, e un alto magistrato. O le richieste di informazioni sullo stato di avanzamento di cause penali e ricorsi sugli appalti. Decine di episodi che i pm di Napoli hanno ereditato da Maurizio Giordano e Alessandro Cimmino.
Il Pm ostinato
Cimmino è l’uomo che ha fatto nascere questa istruttoria. Non parla con i giornalisti, non ha mai rilasciato un’intervista, non ha tessere di correnti, né frequentazioni rilevanti. Trentasette anni, magistrato da 7, ne ha trascorsi quattro come pm a Foggia prima di passare a Santa Maria: una procura minore, ma strategica sull’asse di potere tra Napoli e Roma. L’unico debole che gli si riconosce è la famiglia: venne deriso quando chiese due settimane di permesso per seguire il più piccolo dei suoi tre bambini. Ogni mattina fa il pendolare guidando la sua auto per 50 chilometri: negli ultimi due anni ha quasi sempre pranzato con un panino e la cuffia in testa, per riascoltare le intercettazioni. Ha una concezione rigorosa del suo dovere: una visione così rigida e ostinata dal venire definita "ottusa" da diversi suoi colleghi. Dicono che respinga ogni valutazione politica e tattica dell’attività inquirente.
Anche le frasi di Gerardo D’Ambrosio sull’opportunità processuale per Alessandro Cimmino sono "cinismo giudiziario": sostengono che abbia una sola fede, quella dell’obbligatorietà dell’azione penale e nell’uguaglianza davanti alla legge. Nella terra degli ozi capuani non ha perso tempo: partendo da una denuncia per abusi edilizi, ha fatto arrestare un notabile ds e avviato la maxi-inchiesta sull’Udeur di Nicola Ferraro. Di sicuro però non si è fatto amare. Ha indagato su cinque colleghi, trasmettendo gli atti a Roma. Ha indagato persino sul procuratore aggiunto, accusandolo di avere spinto gli investigatori a distruggere un’informativa che riguardava il parente di un magistrato. Anche in questo caso nella capitale è stato tutto archiviato, ritenendo che quello distrutto non fosse un documento ufficiale, mentre il Csm non ha mosso un dito.
Cimmino non è mai stato tenero nemmeno con le forze dell’ordine: ha fatto arrestare un poliziotto che lavorava per la Procura. Un precedente che ha contribuito a tutelare il segreto sulle indagini. Perché in questo silenzio totale, il pm aveva valutato l’ipotesi di chiedere l’arresto anche per Clemente Mastella. Ma a fine estate, quando era ancora in vigore la legge Boato che vietava l’uso delle telefonate tra parlamentari e indagati, il gip Francesco Chiaromonte aveva preso tempo: prima di chiedere al Parlamento l’autorizzazione per le intercettazioni, voleva esaminare tutte le trascrizioni. Poi la Consulta aveva annullato la legge, permettendo l’utilizzo dei colloqui. A quel punto, però, è mancato il tempo.
Adesso gli ispettori del ministero stanno vagliando una pioggia di esposti contro Cimmino. I pochi che hanno potuto incontrarlo lo descrivono preoccupato, quasi rassegnato a una rappresaglia: senza però nulla di cui rimproverarsi. Ha un unico rammarico: quello di non avere completato il lavoro, per carenza di esperienza, di mezzi e forse di superiori che lo sostenessero in un’inchiesta così delicata.
Il Governatore smemorato
Il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore ora deciderà come e se proseguire. A partire dalla posizione di Antonio Bassolino. Il governatore, presunta vittima delle manovre contestate ai Mastella, a novembre aveva ricevuto un invito a comparire. Era accusato di abuso d’ufficio per la sostituzione del commissario di una Asi sannita, l’associazione sviluppo industriale. Aveva risposto con una memoria di poche pagine, in cui sostanzialmente scriveva di essersi limitato a firmare un testo redatto dai tecnici della Regione.
Peccato che gli investigatori avessero intercettato tutte le trattative tra lui, i suoi collaboratori e gli emissari di Mastella che pretendevano quella poltrona. Un esempio? L’assessore Udeur Luigi Nocera viene registrato mentre descrive l’incontro con Bassolino: "Allora lui ha chiamato davanti a me Andrea Cozzolino (Assessore Ds che sul suo sito si definisce "delfino" del governatore, ndr) e ha detto: "Fai la verifica per il commissariamento, anche se non è al 100 per cento mi assumo la responsabilità di fare il decreto". A chi ha mentito: ai giudici o ai politici?
"Lo rovino. A partire dalla giustizia"…
"Allora hai capito o no? O ci danno una cosa o non esiste più per me Bassolino. Perché gli faccio un mazzo quadrato che non hai neanche idea. A partire dalla giustizia... Perché io so i cazzi come stanno. Glielo spieghi ad Andrea?".
È una delle telefonate chiave nell’inchiesta sui coniugi Mastella. Il primo dicembre 2006 l’allora Guardasigilli chiama il consuocero Carlo Camilleri, che ha il cellulare sotto controllo. Discutono della poltrona che sarebbe stata sottratta all’Udeur. Ed è lì che il ministro in carica pronuncia quella frase che di politico ha molto poco. Per i pubblici ministeri che hanno sostenuto l’accusa, l’aspetto più inquietante è quel "A partire dalla giustizia": non può entrarci il dicastero romano, estraneo agli assetti di potere campani.
E allora? C’è dietro una minaccia sull’uso di segreti da riferire agli uomini di Bassolino, a quell’Andrea individuato dagli inquirenti nell’assessore Andrea Cozzolino, braccio destro del governatore? È questa l’ipotesi presentata davanti al Tribunale della Libertà, quella dell’estorsione in cui la politica è solo in secondo piano rispetto agli interessi. Una ricostruzione accolta dai magistrati del Riesame.
In tutta la telefonata Clemente Mastella è infuriato: "Incazzato nero. Perché mentre Clemente li difendeva tu gli fai...". Il leader dell’Udeur studia il colpo subìto alla Regione Campania con la nomina al vertice delle case popolari di Benevento di un uomo designato dai Ds. Analizza il comportamento dei suoi assessori. Camillieri li accusa di "averlo preso per il culo. Tutti quanti. Antonio Fantini e anche Fernando Errico ci hanno pigliato per il culo". Mastella replica: "Ma cosa vietava al signor Nocera di chiamarmi... Me lo devi spiegare Carlo. Per i cazzi suoi mi chiama diecimila volte".
Il ministro sembra temere il complotto, avverte il consuocero: "Si sono messi d’accordo pure loro. Attento". Anche per questo decide di contrattaccare. Chiede ai suoi una prova di fedeltà, mettendo alle corde il governo regionale di centrosinistra: "Carlo, tu chiami a loro se no per martedì è crisi di giunta". E ancora: "Io dico o questo o siamo costretti a dimetterci... Anche sul piano sanitario faccio finta di nulla... Loro non ci rappresentano... L’Udeur non è più in giunta".
A un certo punto tira in ballo anche Sandro De Franciscis, presidente della Provincia di Caserta e cugino acquisito del procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere. "Noi per fare questa assenza stiamo perdendo pure a coso... a De Franciscis". Che infatti poi è passato dall’Udeur al Pd. Ed è diventato bersaglio dello scontro tra il ministro già dimissionario e il capo degli inquirenti capuani. Molto più sintetiche le telefonate tra Mastella e Vincenzo Lucariello, l’uomo che seguiva le cause nei Tribunali amministrativi. È paradossale, ma era Lucariello a informare il ministro del buon esito delle cause che stavano a cuore al consuocero o al sistema di potere dell’Udeur.
Il 4 maggio parla del procedimento sul Comune di Limatola: "È tutto a posto, è stato respinto il ricorso. La sentenza sarà pubblica tra quattro o cinque giorni". E Clemente replica: "Va bene". Il 21 maggio parlano della comunità montana del Taburno: "È andata benissimo... È stata disposta l’integrazione e l’aggiornano. Se domani mandi qualcuno". Mastella risponde: "Benissimo, ok. Grazie! Lo dico a Franco allora che viene da voi".
L’interrogatorio a Luigi Annunziata
Questi che riportiamo sono ampi stralci del verbale reso il 2 novembre 2007 da Luigi Annunziata, direttore generale dell’ospedale di Caserta. Davanti ai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano, Annunziata precisa le sue accuse alla signora Sandra Lonardo Mastella e ai vertici campani dell’Udeur. In parte risponde a domande sul contenuto di intercettazioni telefoniche.
È la seconda volta che viene interrogato e le sue deposizioni determineranno una delle accuse di tentata concussione contro la signora Mastella. Il verbale è stato depositato nell’udienza del Tribunale della Libertà che ha revocato gli arresti domiciliari della signora Mastella, presidente del consiglio regionale campano, dispondendo però l’obbligo di dimora. E riconoscendo quindi la fondatezza delle indagini condotte dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Il documento è uno spaccato impressionante sulla gestione della sanità pubblica in Campania.
Dall’ultima volta che ho reso dichiarazioni, sono continuate le richieste di mia rimozione da parte del Ferraro (ndr Nicola Ferraro, consigliere regionale Udeur e segretario provinciale a Caserta, anche lui arrestato) almeno con cadenza settimanale, presso l’assessorato alla Sanità. Inoltre mentre ero a Capri, ho invitato a sedersi con me per consumare un aperitivo il ministro Mastella e sua moglie Sandra Lonardo, ma la stessa testualmente diceva "se c’è lui (riferendosi a me), questo traditore, io non mi siedo". Sono andati via e null’altro è successo.
Adr (a domanda rispondo) Il presidente Lonardo mi chiese di nominare il primario di ginecologia. Io dissi che non era possibile. Si trattava di tal Passaretti che mi fu prima indicato dal Ferraro; voglio precisare che non ho mai ritenuto di dovere riferire a lei delle mie scelte, così come a nessuno degli appartenenti al mio partito politico di iniziale "elezione", ossia l’Udeur. Il presidente si interessò. Il Ferraro fu più perentorio, proprio e anche per i suoi modi.
Adr (a domanda rispondo) So perfettamente che ogni giorno ossia appena può il presidente Lonardo chiede la mia rimozione all’assessore Montemarano (ndr assessore regionale alla Sanità, esponente del Pd) . Lo so perché di volta in volta dal personale dell’assessorato mi viene riferito che la stessa si reca da lui. Ma pure quel giorno a Capri mi disse che dovevo andare via. Io ero amico del Mastella, uno che umanamente gli ero vicino.
Adr (a domanda rispondo) Quando dico la "nutella" indico la Lonardo
Adr (a domanda rispondo) La presidente non ha firmato l’interpellanza ma è stata lei a influenzare tutto il gruppo, non ha firmato solo per far vedere il suo ruolo super partes. È chiaro che se si interpellano gli altri esponenti Udeur tenderanno a negare la sua diretta partecipazione.
Adr (a domanda rispondo) Ricordo che mi chiese anche altro. Di nominare il primario in neurochirurgia indicatomi in Cantone. So questa circostanza perché la moglie del Cantone, tale Cingotti, mi disse che aveva parlato con la Lonardo andando a Ceppaloni per far raccomandare il marito. In seguito la Lonardo, prima delle elezioni comunali a Caserta, mi chiese come mai non avessi fatto niente per Cantone, io le dissi che non avrei fatto nulla. Dopo questi dinieghi si verificò l’interpellanza parlamentare regionale. Del resto fino a pochi mesi prima quel gruppo Udeur era tutto contento di me e dopo il mio rifiuto di nominare i due primari citati parte questa interpellanza dal gruppo politico Udeur. Il Ferraro inoltre aveva anche fini personali quali la richiesta di leggere capitolati prima di presentarli, cosa che mi sono rifiutato di fare. Io sono l’unico che dopo che il Mastella è diventato ministro mi sono messo contro la moglie dello stesso rifiutando di accondiscendere alle sue richieste. Ritengo che il Ferraro sia andato dalla Lonardo a lamentare la mia non accondiscendenza alle richieste del partito. Di qui la posizione stessa della Lonardo. La cosa precipita quando volevano anche il direttore sanitario. Come già le avevo detto il senatore Barbato mi diede il direttore amministrativo. Prima della mia nomina dissi che avrei voluto come direttore sanitario Paternostro dirigente del pronto soccorso però di estrazione "Forza Italia". Fantini (ndr Antonio, segretario regionale Udeur) mi disse non c’è problema, e così feci. L’Uduer voleva Agnese Iovino, che ho ricevuto ma non ho nominato con una giustificazione di carattere politico, ovviamente Fantini non ha creduto a questa scusa riconoscendomi il mio carattere indipendente.
Adr (a domanda rispondo) La posizione del Mastella è quella di chi testualmente dice "Se mi dite (ossia mia moglie, gli assessori e i consiglieri Udeur) che Annunziata è un problema, va bene, eliminiamo il problema", quindi è chiaro che lui è a conoscenza del fatto e che ha dato il via libera all’intera operazione anche se mi risulta difficile pensare, per stima e per rapporti pregressi che ho con lui, che lui possa avere fatto una cosa del genere.
Adr (a domanda rispondo) La nomina di Izzo l’ho fatta perché è bravo. La Lonardo in tale occasione mi ha dato del delinquente all’indomani della nomina dello stesso. La Lonardo chiamò Fantini e gli disse che ero un delinquente. Era intorno al 4 febbraio 2007. Io negai di averlo fatto ma fui smentito dal presidente Fantini che mi disse proprio che la Lonardo glielo aveva detto. Attribuii la nomina alla precedente gestione ma Fantini mi chiese una copia della delibera di nomina. Non avendola mandai per fax un foglio bianco volendo far credere che il fax era rotto. Fantini richiamò ma la mia segretaria disse che in realtà il foglio bianco avrei voluto mandarglielo io così, e così fui scoperto.
Adr (a domanda rispondo) La Lonardo si inviperì anche all’indomani della nomina del direttore sanitario.
Adr (a domanda rispondo) Pur avendo saputo delle iniziative dell’Udeur nelle persone indicate di farmi fuori dall’incarico non ho mai provato per dignità di far intervenire il segretario di partito, il Mastella, proprio perché essendo un politico non volevo riconoscere comunque questo ruolo degli altri e comunque implorando una pietà. Ho voluto resistere attraverso le capacità dimostrate sul campo non attraverso il passaggio politico. Le pressioni sono state fortissime e comunque singolari rispetto a un direttore generale. È chiaro che se i miei conti non fossero stati a posto non sarei già stato mandato via. Ora peraltro sono passati ad attaccare il direttore del Santobono con un’interpellanza simile a quella che hanno presentato contro di me Adr (a domanda rispondo) Loro (ossia Lonardo e gli assessori Udeur) erano sicuri che io mi sarei prestato a richieste di carattere clientelare ma io non ho mai aderito a tale indirizzo in quanto la nomina di presidente della Giunta e dell’assessore mi.... a raggiungere obiettivi tecnici e non clientelari, come di fatto è avvenuto.
di Gianluca Di Feo e Marco Lillo
1 febbraio 2008
Magistrati in cerca di promozioni. Appalti per l’ambiente. Più di 100 episodi da contestare. Ecco cosa c’è negli altri atti dell’inchiesta capuana sull’ex ministro.
Più di cento episodi da contestare, con un capitolo consistente sulle toghe sporche, un altro sulla spartizione di appalti e infine un filone sulle gare pilotate per i depuratori che dovevano salvare la Campania dall’inquinamento. È questa la bomba giudiziaria che la procura di Santa Maria Capua Vetere ha trasmesso ai colleghi di Napoli. Materiale grezzo, che deve essere ancora vagliato e tradotto in ipotesi di reato. O fascicoli in fase di completamento, come quello sui presunti giudici corrotti. Perché l’inchiesta capuana oggi spaventa più la magistratura che la politica. E vede per la prima volta uomini di partito e uomini di legge uniti nel tirare un sospiro di sollievo per la liberazione di Sandra Mastella, nonostante il Tribunale della Libertà abbia riconosciuto la fondatezza degli indizi e imposto l’obbligo di dimora.
L’inchiesta spaventa quei pubblici ministeri che la ritengono una esagerazione, quasi una provocazione che fa il gioco della politica: una mossa azzardata e inopportuna. Ma spaventa ancora di più uno squadrone di giudici sorpresi mentre bussavano alle porte del Palazzo in cerca di una raccomandazione. La Procura capuana ha registrato uno dei momenti chiave nella storia della giustizia italiana, alla vigilia della nomina di decine di nuovi capi degli uffici giudiziari. In tanti erano pronti a contattare quelli che apparivano come i luogotenenti del ministro: il consuocero Carlo Camilleri e l’instancabile Vincenzo Lucariello, protagonista di una incredibile carriera che l’ha visto cominciare come netturbino, andare in pensione come segretario generale del Tar e finire in cella a 73 anni. Alcuni invocavano una spintarella, altri chiedevano un aiuto concreto.
A leggere gli atti, venivano indicate due strade: quella maestra passava per il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura. E quella secondaria usava il bypass dei ricorsi amministrativi: Tar prima e Consiglio di Stato poi. Dove Lucariello vantava e dimostrava di avere agganci potenti. Non è un caso che, secondo le indagini dei pm capuani, dopo l’invio dei primi provvedimenti il neopresidente del Consiglio di Stato organizza un incontro con Lucariello in un’area di servizio sull’autostrada Roma-Napoli, ignorando di essere pedinato dai carabinieri.
A settembre in una delle telefonate il presidente dei gip napoletani, Renato Vuosi, altro peso massimo nella geografia giudiziaria, descrive un incontro con l’allora ministro. Si discute della situazione di Salerno, ossia la nomina del nuovo procuratore capo. "Io gli ho detto... praticamente devi vedere come mi devi sistemare. Lui (Mastella, ndr) ha detto: ‘Non ti preoccupare". Lucariello: "Gli hai spiegato che ci sta giurisprudenza consolidata?". "Gliel’ho detto. Infatti ha detto: "Mandami". Loro lunedì prossimo devono incontrarsi con Mancino. Che lui l’ha chiamato: "Mancino qua dobbiamo vedere cosa fare con tutti questi trasferimenti". Allora lui mi ha detto: "Tu manda, me li porti, tieni il contatto con Frunzio (vice capo di gabinetto del Guardasigilli, ndr)... Vediamo un poco in che modo che caso mai io lunedì io ne parlo pure a Mancino".
Nicola Mancino è il vicepresidente del Csm, l’organo di autogoverno dei magistrati che decide le nomine. Ma nella registrazione è anche indicata la strada alternativa: "Lui (Mastella, ndr) mi ha detto: "Ieri abbiamo nominato Salvatore quindi con il Consiglio di Stato se vi serve qualcosa"... Ho detto sì ma se andiamo al Consiglio di Stato, saluti e arrivederci. Hai capito?".
Lucariello replica ridendo: "Paolo Salvatore è amico mio, lui l’ha conosciuto tramite me... Ah, sotto questo aspetto... Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria". E mette in campo tutta la sacra famiglia. Non sarebbe l’unico dossier di questo tenore. Molte delle spintarelle, chieste esplicitamente o solo vagheggiate, potrebbero avere un profilo disciplinare. Ma ci sono anche vicende che richiamano la corruzione.
Come le trattative tra un imprenditore campano, che guida un gruppo di rilevanza nazionale e ha rapporti intensi con la pubblica amministrazione, e un alto magistrato. O le richieste di informazioni sullo stato di avanzamento di cause penali e ricorsi sugli appalti. Decine di episodi che i pm di Napoli hanno ereditato da Maurizio Giordano e Alessandro Cimmino.
Il Pm ostinato
Cimmino è l’uomo che ha fatto nascere questa istruttoria. Non parla con i giornalisti, non ha mai rilasciato un’intervista, non ha tessere di correnti, né frequentazioni rilevanti. Trentasette anni, magistrato da 7, ne ha trascorsi quattro come pm a Foggia prima di passare a Santa Maria: una procura minore, ma strategica sull’asse di potere tra Napoli e Roma. L’unico debole che gli si riconosce è la famiglia: venne deriso quando chiese due settimane di permesso per seguire il più piccolo dei suoi tre bambini. Ogni mattina fa il pendolare guidando la sua auto per 50 chilometri: negli ultimi due anni ha quasi sempre pranzato con un panino e la cuffia in testa, per riascoltare le intercettazioni. Ha una concezione rigorosa del suo dovere: una visione così rigida e ostinata dal venire definita "ottusa" da diversi suoi colleghi. Dicono che respinga ogni valutazione politica e tattica dell’attività inquirente.
Anche le frasi di Gerardo D’Ambrosio sull’opportunità processuale per Alessandro Cimmino sono "cinismo giudiziario": sostengono che abbia una sola fede, quella dell’obbligatorietà dell’azione penale e nell’uguaglianza davanti alla legge. Nella terra degli ozi capuani non ha perso tempo: partendo da una denuncia per abusi edilizi, ha fatto arrestare un notabile ds e avviato la maxi-inchiesta sull’Udeur di Nicola Ferraro. Di sicuro però non si è fatto amare. Ha indagato su cinque colleghi, trasmettendo gli atti a Roma. Ha indagato persino sul procuratore aggiunto, accusandolo di avere spinto gli investigatori a distruggere un’informativa che riguardava il parente di un magistrato. Anche in questo caso nella capitale è stato tutto archiviato, ritenendo che quello distrutto non fosse un documento ufficiale, mentre il Csm non ha mosso un dito.
Cimmino non è mai stato tenero nemmeno con le forze dell’ordine: ha fatto arrestare un poliziotto che lavorava per la Procura. Un precedente che ha contribuito a tutelare il segreto sulle indagini. Perché in questo silenzio totale, il pm aveva valutato l’ipotesi di chiedere l’arresto anche per Clemente Mastella. Ma a fine estate, quando era ancora in vigore la legge Boato che vietava l’uso delle telefonate tra parlamentari e indagati, il gip Francesco Chiaromonte aveva preso tempo: prima di chiedere al Parlamento l’autorizzazione per le intercettazioni, voleva esaminare tutte le trascrizioni. Poi la Consulta aveva annullato la legge, permettendo l’utilizzo dei colloqui. A quel punto, però, è mancato il tempo.
Adesso gli ispettori del ministero stanno vagliando una pioggia di esposti contro Cimmino. I pochi che hanno potuto incontrarlo lo descrivono preoccupato, quasi rassegnato a una rappresaglia: senza però nulla di cui rimproverarsi. Ha un unico rammarico: quello di non avere completato il lavoro, per carenza di esperienza, di mezzi e forse di superiori che lo sostenessero in un’inchiesta così delicata.
Il Governatore smemorato
Il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore ora deciderà come e se proseguire. A partire dalla posizione di Antonio Bassolino. Il governatore, presunta vittima delle manovre contestate ai Mastella, a novembre aveva ricevuto un invito a comparire. Era accusato di abuso d’ufficio per la sostituzione del commissario di una Asi sannita, l’associazione sviluppo industriale. Aveva risposto con una memoria di poche pagine, in cui sostanzialmente scriveva di essersi limitato a firmare un testo redatto dai tecnici della Regione.
Peccato che gli investigatori avessero intercettato tutte le trattative tra lui, i suoi collaboratori e gli emissari di Mastella che pretendevano quella poltrona. Un esempio? L’assessore Udeur Luigi Nocera viene registrato mentre descrive l’incontro con Bassolino: "Allora lui ha chiamato davanti a me Andrea Cozzolino (Assessore Ds che sul suo sito si definisce "delfino" del governatore, ndr) e ha detto: "Fai la verifica per il commissariamento, anche se non è al 100 per cento mi assumo la responsabilità di fare il decreto". A chi ha mentito: ai giudici o ai politici?
"Lo rovino. A partire dalla giustizia"…
"Allora hai capito o no? O ci danno una cosa o non esiste più per me Bassolino. Perché gli faccio un mazzo quadrato che non hai neanche idea. A partire dalla giustizia... Perché io so i cazzi come stanno. Glielo spieghi ad Andrea?".
È una delle telefonate chiave nell’inchiesta sui coniugi Mastella. Il primo dicembre 2006 l’allora Guardasigilli chiama il consuocero Carlo Camilleri, che ha il cellulare sotto controllo. Discutono della poltrona che sarebbe stata sottratta all’Udeur. Ed è lì che il ministro in carica pronuncia quella frase che di politico ha molto poco. Per i pubblici ministeri che hanno sostenuto l’accusa, l’aspetto più inquietante è quel "A partire dalla giustizia": non può entrarci il dicastero romano, estraneo agli assetti di potere campani.
E allora? C’è dietro una minaccia sull’uso di segreti da riferire agli uomini di Bassolino, a quell’Andrea individuato dagli inquirenti nell’assessore Andrea Cozzolino, braccio destro del governatore? È questa l’ipotesi presentata davanti al Tribunale della Libertà, quella dell’estorsione in cui la politica è solo in secondo piano rispetto agli interessi. Una ricostruzione accolta dai magistrati del Riesame.
In tutta la telefonata Clemente Mastella è infuriato: "Incazzato nero. Perché mentre Clemente li difendeva tu gli fai...". Il leader dell’Udeur studia il colpo subìto alla Regione Campania con la nomina al vertice delle case popolari di Benevento di un uomo designato dai Ds. Analizza il comportamento dei suoi assessori. Camillieri li accusa di "averlo preso per il culo. Tutti quanti. Antonio Fantini e anche Fernando Errico ci hanno pigliato per il culo". Mastella replica: "Ma cosa vietava al signor Nocera di chiamarmi... Me lo devi spiegare Carlo. Per i cazzi suoi mi chiama diecimila volte".
Il ministro sembra temere il complotto, avverte il consuocero: "Si sono messi d’accordo pure loro. Attento". Anche per questo decide di contrattaccare. Chiede ai suoi una prova di fedeltà, mettendo alle corde il governo regionale di centrosinistra: "Carlo, tu chiami a loro se no per martedì è crisi di giunta". E ancora: "Io dico o questo o siamo costretti a dimetterci... Anche sul piano sanitario faccio finta di nulla... Loro non ci rappresentano... L’Udeur non è più in giunta".
A un certo punto tira in ballo anche Sandro De Franciscis, presidente della Provincia di Caserta e cugino acquisito del procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere. "Noi per fare questa assenza stiamo perdendo pure a coso... a De Franciscis". Che infatti poi è passato dall’Udeur al Pd. Ed è diventato bersaglio dello scontro tra il ministro già dimissionario e il capo degli inquirenti capuani. Molto più sintetiche le telefonate tra Mastella e Vincenzo Lucariello, l’uomo che seguiva le cause nei Tribunali amministrativi. È paradossale, ma era Lucariello a informare il ministro del buon esito delle cause che stavano a cuore al consuocero o al sistema di potere dell’Udeur.
Il 4 maggio parla del procedimento sul Comune di Limatola: "È tutto a posto, è stato respinto il ricorso. La sentenza sarà pubblica tra quattro o cinque giorni". E Clemente replica: "Va bene". Il 21 maggio parlano della comunità montana del Taburno: "È andata benissimo... È stata disposta l’integrazione e l’aggiornano. Se domani mandi qualcuno". Mastella risponde: "Benissimo, ok. Grazie! Lo dico a Franco allora che viene da voi".
L’interrogatorio a Luigi Annunziata
Questi che riportiamo sono ampi stralci del verbale reso il 2 novembre 2007 da Luigi Annunziata, direttore generale dell’ospedale di Caserta. Davanti ai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano, Annunziata precisa le sue accuse alla signora Sandra Lonardo Mastella e ai vertici campani dell’Udeur. In parte risponde a domande sul contenuto di intercettazioni telefoniche.
È la seconda volta che viene interrogato e le sue deposizioni determineranno una delle accuse di tentata concussione contro la signora Mastella. Il verbale è stato depositato nell’udienza del Tribunale della Libertà che ha revocato gli arresti domiciliari della signora Mastella, presidente del consiglio regionale campano, dispondendo però l’obbligo di dimora. E riconoscendo quindi la fondatezza delle indagini condotte dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Il documento è uno spaccato impressionante sulla gestione della sanità pubblica in Campania.
Dall’ultima volta che ho reso dichiarazioni, sono continuate le richieste di mia rimozione da parte del Ferraro (ndr Nicola Ferraro, consigliere regionale Udeur e segretario provinciale a Caserta, anche lui arrestato) almeno con cadenza settimanale, presso l’assessorato alla Sanità. Inoltre mentre ero a Capri, ho invitato a sedersi con me per consumare un aperitivo il ministro Mastella e sua moglie Sandra Lonardo, ma la stessa testualmente diceva "se c’è lui (riferendosi a me), questo traditore, io non mi siedo". Sono andati via e null’altro è successo.
Adr (a domanda rispondo) Il presidente Lonardo mi chiese di nominare il primario di ginecologia. Io dissi che non era possibile. Si trattava di tal Passaretti che mi fu prima indicato dal Ferraro; voglio precisare che non ho mai ritenuto di dovere riferire a lei delle mie scelte, così come a nessuno degli appartenenti al mio partito politico di iniziale "elezione", ossia l’Udeur. Il presidente si interessò. Il Ferraro fu più perentorio, proprio e anche per i suoi modi.
Adr (a domanda rispondo) So perfettamente che ogni giorno ossia appena può il presidente Lonardo chiede la mia rimozione all’assessore Montemarano (ndr assessore regionale alla Sanità, esponente del Pd) . Lo so perché di volta in volta dal personale dell’assessorato mi viene riferito che la stessa si reca da lui. Ma pure quel giorno a Capri mi disse che dovevo andare via. Io ero amico del Mastella, uno che umanamente gli ero vicino.
Adr (a domanda rispondo) Quando dico la "nutella" indico la Lonardo
Adr (a domanda rispondo) La presidente non ha firmato l’interpellanza ma è stata lei a influenzare tutto il gruppo, non ha firmato solo per far vedere il suo ruolo super partes. È chiaro che se si interpellano gli altri esponenti Udeur tenderanno a negare la sua diretta partecipazione.
Adr (a domanda rispondo) Ricordo che mi chiese anche altro. Di nominare il primario in neurochirurgia indicatomi in Cantone. So questa circostanza perché la moglie del Cantone, tale Cingotti, mi disse che aveva parlato con la Lonardo andando a Ceppaloni per far raccomandare il marito. In seguito la Lonardo, prima delle elezioni comunali a Caserta, mi chiese come mai non avessi fatto niente per Cantone, io le dissi che non avrei fatto nulla. Dopo questi dinieghi si verificò l’interpellanza parlamentare regionale. Del resto fino a pochi mesi prima quel gruppo Udeur era tutto contento di me e dopo il mio rifiuto di nominare i due primari citati parte questa interpellanza dal gruppo politico Udeur. Il Ferraro inoltre aveva anche fini personali quali la richiesta di leggere capitolati prima di presentarli, cosa che mi sono rifiutato di fare. Io sono l’unico che dopo che il Mastella è diventato ministro mi sono messo contro la moglie dello stesso rifiutando di accondiscendere alle sue richieste. Ritengo che il Ferraro sia andato dalla Lonardo a lamentare la mia non accondiscendenza alle richieste del partito. Di qui la posizione stessa della Lonardo. La cosa precipita quando volevano anche il direttore sanitario. Come già le avevo detto il senatore Barbato mi diede il direttore amministrativo. Prima della mia nomina dissi che avrei voluto come direttore sanitario Paternostro dirigente del pronto soccorso però di estrazione "Forza Italia". Fantini (ndr Antonio, segretario regionale Udeur) mi disse non c’è problema, e così feci. L’Uduer voleva Agnese Iovino, che ho ricevuto ma non ho nominato con una giustificazione di carattere politico, ovviamente Fantini non ha creduto a questa scusa riconoscendomi il mio carattere indipendente.
Adr (a domanda rispondo) La posizione del Mastella è quella di chi testualmente dice "Se mi dite (ossia mia moglie, gli assessori e i consiglieri Udeur) che Annunziata è un problema, va bene, eliminiamo il problema", quindi è chiaro che lui è a conoscenza del fatto e che ha dato il via libera all’intera operazione anche se mi risulta difficile pensare, per stima e per rapporti pregressi che ho con lui, che lui possa avere fatto una cosa del genere.
Adr (a domanda rispondo) La nomina di Izzo l’ho fatta perché è bravo. La Lonardo in tale occasione mi ha dato del delinquente all’indomani della nomina dello stesso. La Lonardo chiamò Fantini e gli disse che ero un delinquente. Era intorno al 4 febbraio 2007. Io negai di averlo fatto ma fui smentito dal presidente Fantini che mi disse proprio che la Lonardo glielo aveva detto. Attribuii la nomina alla precedente gestione ma Fantini mi chiese una copia della delibera di nomina. Non avendola mandai per fax un foglio bianco volendo far credere che il fax era rotto. Fantini richiamò ma la mia segretaria disse che in realtà il foglio bianco avrei voluto mandarglielo io così, e così fui scoperto.
Adr (a domanda rispondo) La Lonardo si inviperì anche all’indomani della nomina del direttore sanitario.
Adr (a domanda rispondo) Pur avendo saputo delle iniziative dell’Udeur nelle persone indicate di farmi fuori dall’incarico non ho mai provato per dignità di far intervenire il segretario di partito, il Mastella, proprio perché essendo un politico non volevo riconoscere comunque questo ruolo degli altri e comunque implorando una pietà. Ho voluto resistere attraverso le capacità dimostrate sul campo non attraverso il passaggio politico. Le pressioni sono state fortissime e comunque singolari rispetto a un direttore generale. È chiaro che se i miei conti non fossero stati a posto non sarei già stato mandato via. Ora peraltro sono passati ad attaccare il direttore del Santobono con un’interpellanza simile a quella che hanno presentato contro di me Adr (a domanda rispondo) Loro (ossia Lonardo e gli assessori Udeur) erano sicuri che io mi sarei prestato a richieste di carattere clientelare ma io non ho mai aderito a tale indirizzo in quanto la nomina di presidente della Giunta e dell’assessore mi.... a raggiungere obiettivi tecnici e non clientelari, come di fatto è avvenuto.
<< Home page