L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

sabato 26 gennaio 2008

UGL Ministeri

Ugl- nelle carceri attività dall’alba al tramonto…
26 gennaio 2008

A poco più di un anno dall’approvazione del provvedimento di indulto, l’allarme sul sovraffollamento delle carceri è nuovamente suonato e giorno dopo giorno, i nostri istituti di pena si vanno riempiendo sempre di più, avendo già superato la soglia della capacità c.d. "tollerabile". D’altra parte, tutto ciò era largamente prevedibile, sulla scorta di quanto accaduto nel passato in occasione dell’emanazione di analoghi provvedimenti.
È di tutta evidenza quindi, che non si può risolvere il problema in questo modo, contribuendo tra l’altro (ma non è una conseguenza di poco conto) ad elevare il tasso di criminalità della società, immettendo nella stessa così tanti criminali che non hanno terminato di scontare la loro giusta pena: inoltre, e ci sembra altrettanto grave, si lancia un chiaro segnale di impotenza alle vittime dei reati ed ai cittadini onesti tutti, rinforzando nel contempo il senso di impunità negli autori degli stessi.
Insomma, l’indulto è stata la classica cura assai peggiore del male che avrebbe dovuto curare. In realtà, profondamente diversa dovrebbe essere la strada da percorrere per riformare il carcere e renderlo, per quanto possibile, vicino a quel modello di struttura rieducativa e riabilitante che la norma vorrebbe. In primis, bisognerebbe garantire il lavoro a tutti i detenuti, per sottrarli all’ozio totale che è il peggior nemico di ogni progetto di reinserimento: soltanto il lavoro, con l’impegno ed il senso di responsabilità che richiede, può avere una valenza trattamentale e rieducativa.
Lavoro retribuito, secondo i parametri stabiliti dall’ordinamento penitenziario, concependo due circuiti netti e distinti: lavoro all’interno del carcere per i detenuti più pericolosi e per i quali non è ipotizzabile un reingresso anticipato nella società, e lavoro all’esterno per gli altri, con impiego in lavori di pubblica utilità, con prescrizioni ed obblighi più o meno stringenti a seconda delle diverse situazioni, disciplinati dai diversi regimi previsti dalle diverse misure alternative alla detenzione.
All’interno del carcere poi, una giornata organizzata dall’alba al tramonto, con attività sportive, ricreative e culturali da integrare al lavoro di cui si è detto. Tutto questo, lo sappiamo bene, richiede grandi sforzi soprattutto economici, investimenti massicci in risorse, strutture e personale: ma non possiamo accettare che il leit motiv della carenza di risorse, giustifichi lo sfascio di questa istituzione, fondamentale per ogni società che si voglia definire civile, così come ricordava il Mahatma Ghandi, che affermò come il grado di civiltà di una Nazione si misura dallo stato delle sue carceri.

Unione Generale del Lavoro
Coordinamento Nazionale Giustizia
Il Segretario Nazionale, Paola Saraceni