L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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mercoledì 13 febbraio 2008

Carcere- La replica dell'Amministrazione Penitenziaria all'articolo di denuncia di Gian Antonio Stella

A proposito degli organici della polizia penitenziaria
di Ettore Ferrara (Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria)

Corriere della Sera, 13 febbraio 2008

Desidero aggiungere alcune riflessioni all’articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato il 7 febbraio, che ha colto aspetti reali che attengono alla gestione della sicurezza degli istituti e al difficile compito, non sempre adeguatamente riconosciuto, svolto dalla Polizia penitenziaria. L’articolo evidenzia, correttamente, le difficoltà con cui si confronta il nostro personale, dovute, tra l’altro, anche alle gravi carenze degli organici presenti negli istituti penitenziari del Nord. Osservo, però, che il problema degli organici riguarda l’intero territorio nazionale, e dipende in gran parte da una pianta organica insufficiente, risalente al 2001, che non tiene conto né dei nuovi istituti aperti successivamente, né dei più gravosi compiti assunti nel tempo dalla Polizia penitenziaria. Il problema è poi gravato dai vuoti che quell’organico presenta, oggi pari a 3900 unità.
Va detto che l’Amministrazione non assiste inerte a tale stato di cose. A tale riguardo mi pare opportuno ricordare che i circa 450 agenti recentemente assunti sono stati, nell’ottobre scorso, tutti assegnati nelle sedi del Nord, ove tuttora prestano servizio. Nel contempo si è realizzata un’inversione di tendenza nei processi di mobilità verso il Sud. Per effetto di questi interventi in Lombardia si è passati dalle 4.148 unità, presenti ad ottobre 2007, alle 4.287 del 31 gennaio 2008, mentre in Emilia Romagna si è passati da 1800 a 1867 unità, in Liguria da 915 a 954 e in Toscana da 2.360 a 2.429. Ciò senza trascurare le esigenze del Centro-Sud, infatti anche qui si registrano gravi carenze di organico che in qualche istituto raggiungono anche le 200 unità. La conseguenza è che non si colgono significative differenziazioni tra il Nord e il Sud con riferimento ai carichi di lavoro oggettivamente rilevabili, anche se è pur vero che condizioni socio-economiche differenziate certamente rendono più gravoso il servizio prestato nelle sedi del Nord.
Ed è per questo che il Dap sta compiendo atti significativi per rendere meno onerose le condizioni di lavoro (ad esempio rafforzando gli strumenti tecnologici di sicurezza) e si sta adoperando per la realizzazione di alloggi per il personale in servizio al nord o per la ristrutturazione e l’ammodernamento delle caserme già esistenti. Tutto questo nell’assoluto e doveroso rispetto della dignità del nostro personale.