Dal Programma Elettorale della Sinistra Arcobaleno
POTENZIARE LA RETE DEI SERVIZI, RICONOSCERE DIRITTI CERTI ED ESIGIBILI
Il Fondo nazionale per le politiche sociali, che è fonte di finanziamento degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, attraverso la rete integrata dei servizi creata sul territorio (strumento essenziale per finanziare i servizi socio-assistenziali forniti dai Comuni), era stata portata a 550 milioni di euro dal governo delle destre. Rifinanziato, ammonta oggi a 1660 milioni di euro, ma è comunque fortemente inadeguato per dare una risposta efficace ai bisogni sociali. La modifica del titolo V della Costituzione, con le regioni nuovi attori delle politiche sociali, ha determinato inoltre l’impossibilità di strutturare una programmazione pluriennale degli interventi su base nazionale, aumentando di fatto le differenze tra regioni ricche e povere.
Noi vogliamo:
• aumentare significativamente il Fondo nazionale per le politiche sociali, definendo una quota pro capite;
• Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali, esigibili in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale;
• Portare a termine le procedure di ratifica della Convenzione Internazionale sui diritti delle persone con disabilità e costruire un sistema di protezione sociale dove sia garantita la partecipazione delle persone interessate e le loro organizzazioni, incentivandone l’autodeterminazione;
• Sviluppare la rete dei servizi per le bambine e i bambini, mettendo al centro il piano per l’incremento degli asili nido;
• Realizzare un piano nazionale di inclusione di rom e sinti che superi la logica ghettizzante dei campi;
• Abrogare la legge Fini Giovanardi sulle droghe. Occorre decriminalizzare le condotte legate al consumo personale in una prospettiva non proibizionista. Va attuata la politica dei 4 pilastri, prevenzione ed informazione corretta, cura e riabilitazione, sperimentazione e consolidamento delle politiche di riduzione del danno, lotta al narcotraffico;
• definire un piano nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale. Contro lo stato sociale minimo e la guerra ai poveri delle politiche della tolleranza zero, occorre rispondere contrastando le nuove marginalità sociali;
• riconoscere e promuovere il ruolo sociale ed educativo dello sport, contrastandone la mercificazione in atto. Lo sport è un diritto di cittadinanza che va garantito a tutte e a tutti, con un’organica riorganizzazione del sistema sportivo, partendo dalla liquidazione della Coni Servizi Spa, e con una ridistribuzione delle risorse verso lo sport sociale e popolare.
Il Fondo nazionale per le politiche sociali, che è fonte di finanziamento degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, attraverso la rete integrata dei servizi creata sul territorio (strumento essenziale per finanziare i servizi socio-assistenziali forniti dai Comuni), era stata portata a 550 milioni di euro dal governo delle destre. Rifinanziato, ammonta oggi a 1660 milioni di euro, ma è comunque fortemente inadeguato per dare una risposta efficace ai bisogni sociali. La modifica del titolo V della Costituzione, con le regioni nuovi attori delle politiche sociali, ha determinato inoltre l’impossibilità di strutturare una programmazione pluriennale degli interventi su base nazionale, aumentando di fatto le differenze tra regioni ricche e povere.
Noi vogliamo:
• aumentare significativamente il Fondo nazionale per le politiche sociali, definendo una quota pro capite;
• Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali, esigibili in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale;
• Portare a termine le procedure di ratifica della Convenzione Internazionale sui diritti delle persone con disabilità e costruire un sistema di protezione sociale dove sia garantita la partecipazione delle persone interessate e le loro organizzazioni, incentivandone l’autodeterminazione;
• Sviluppare la rete dei servizi per le bambine e i bambini, mettendo al centro il piano per l’incremento degli asili nido;
• Realizzare un piano nazionale di inclusione di rom e sinti che superi la logica ghettizzante dei campi;
• Abrogare la legge Fini Giovanardi sulle droghe. Occorre decriminalizzare le condotte legate al consumo personale in una prospettiva non proibizionista. Va attuata la politica dei 4 pilastri, prevenzione ed informazione corretta, cura e riabilitazione, sperimentazione e consolidamento delle politiche di riduzione del danno, lotta al narcotraffico;
• definire un piano nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale. Contro lo stato sociale minimo e la guerra ai poveri delle politiche della tolleranza zero, occorre rispondere contrastando le nuove marginalità sociali;
• riconoscere e promuovere il ruolo sociale ed educativo dello sport, contrastandone la mercificazione in atto. Lo sport è un diritto di cittadinanza che va garantito a tutte e a tutti, con un’organica riorganizzazione del sistema sportivo, partendo dalla liquidazione della Coni Servizi Spa, e con una ridistribuzione delle risorse verso lo sport sociale e popolare.
UNA GIUSTIZIA EQUA E LA LOTTA AI POTERI CRIMINALI
L'ordinamento della giustizia deve fondarsi sull'eguaglianza davanti alla legge. Le "leggi vergogna", volute dal governo di centrodestra, e che le resistenze moderate hanno impedito di abrogare nei due anni di governo di centrosinistra, vanno quindi abolite, a cominciare da quella sul falso in bilancio. Garantismo vuol dire basta con la giustizia diseguale: forte con i deboli e debole con i forti.
L'autonomia e l'indipendenza della magistratura costituiscono un fondamentale diritto dei cittadini, e devono essere organizzate a tal fine, e non come privilegio di una corporazione.
Del diritto alla giustizia è aspetto fondamentale il diritto alla difesa, a cominciare da una normativa più adeguata sulla difesa d’ufficio e sul patrocinio dei non abbienti. Decisivo per le garanzie dei diritto di difesa è il ruolo dell’avvocatura, e una riforma della professione forense che la ponga nelle condizioni di svolgere al meglio tale funzione.
La percezione di insicurezza diffusa non trova spiegazioni nella dimensione qualitativa e quantitativa del crimine. Essa va comunque tenuta in considerazione in quanto è insoddisfatta la domanda di giustizia e di tutela dei diritti. La magistratura deve assicurare efficienza attraverso processi dalla durata ragionevole. Un nuovo codice penale di ispirazione garantista – come quello delineato dalla Commissione Pisapia -, la riduzione del numero complessivo di reati, la depenalizzazione delle pratiche di consumo delle droghe e della condizione di immigrato, l’abolizione dell’ergastolo e dei circuiti di massima sicurezza, oltre ad avere ricadute positive sul sovraffollamento penitenziario avrebbero una immediata ripercussione positiva sul lavoro dei magistrati che così potrebbero concentrarsi solo su questioni di grave portata criminale, riducendo i tempi infiniti della giustizia. Più in generale, vanno razionalizzate le risorse destinate alla giustizia al fine di ridurre i tempi per addivenire ad una decisione finale senza che vengano sacrificate le garanzie e i diritti dei cittadini in sede penale, amministrativa e del lavoro.
Va rivisitato inoltre il sistema sanzionatorio, che dopo l’approvazione della legge ex Cirielli sulla recidiva, è definitivamente improntato a giudicare la storia socio-penale degli imputati piuttosto che i singoli e concreti fatti da loro compiuti. È necessario ritornare al diritto penale del fatto ponendolo in contrapposizione al nuovo e pericoloso diritto penale del reo e alla deplorevole prassi dei c.d. pacchetti sicurezza, che altro non sono che misure emergenziali populiste e inefficaci.
È necessario, al contrario, investire nelle misure alternative, come dimostrato dalle statistiche, vero antidoto alla recidiva. Per queste ragioni va tenuta ferma la riforma c.d. Gozzini, con l’espansione dell’intervento degli enti locali in tema di tutela e promozione dei diritti delle persone private della libertà personale, in primis in tema di tutela e promozione della salute e del rapporto tra detenute madri e prole.
La giustizia penale non può superare un limite invalicabile, quello costituito dai diritti fondamentali della persona. Per questo va prevista, oltre all’abolizione dell’ergastolo e alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, l’introduzione di garante delle persone private o limitate nella libertà.
A oltre vent’anni dalla ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, va conseguito l’obiettivo dell’introduzione del crimine di tortura nel nostro codice penale. L’Italia versa oggi in un pericoloso e umiliante vuoto normativo che va urgentemente colmato. La tortura è un crimine contro l’umanità e la legislazione penale vigente è assolutamente insufficiente.
L’impegno e il contrasto alle mafie debbono rappresentano una priorità del programma della sinistra arcobaleno per avviare una stagione di forte discontinuità soprattutto nelle regioni del sud. Punti principali di questo rinnovato impegno sono:
• Creazione di un Testo unico della legislazione antimafia, per armonizzare e garantire maggiore organicità ad una materia così complessa e articolata
• Una legge che permette di perseguire con efficacia gli intermediatori illegali delle armi
• Una nuova normativa in materia di scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose per garantire il ripristino effettivo della legalità all’interno delle amministrazioni comunali e sostenere, anche con maggiori risorse finanziarie, l’azione dei commissari prefettizi.
• Rafforzamento della normativa in materia di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti, a garanzia della trasparenza e della legalità nei contratti di lavoro, servizio e fornitura della Pubblica Amministrazione.
• Rafforzamento degli strumenti di aggressione alle ricchezze delle mafie (anche attraverso una razionalizzazione della legislazione in materia di patrimoni di mafia) e creazione di un’Agenzia nazionale per la gestione e riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
• Estensione dell’uso sociale dei beni confiscati ai delitti contro la Pubblica Amministrazione (ad es. corruzione)
• Adottare nuovi strumenti e rafforzare quelli previsti dalla legge n. 44/99 per una maggiore incisività dell’attività delle associazioni antiracket .
La percezione di insicurezza diffusa non trova spiegazioni nella dimensione qualitativa e quantitativa del crimine. Essa va comunque tenuta in considerazione in quanto è insoddisfatta la domanda di giustizia e di tutela dei diritti. La magistratura deve assicurare efficienza attraverso processi dalla durata ragionevole. Un nuovo codice penale di ispirazione garantista – come quello delineato dalla Commissione Pisapia -, la riduzione del numero complessivo di reati, la depenalizzazione delle pratiche di consumo delle droghe e della condizione di immigrato, l’abolizione dell’ergastolo e dei circuiti di massima sicurezza, oltre ad avere ricadute positive sul sovraffollamento penitenziario avrebbero una immediata ripercussione positiva sul lavoro dei magistrati che così potrebbero concentrarsi solo su questioni di grave portata criminale, riducendo i tempi infiniti della giustizia. Più in generale, vanno razionalizzate le risorse destinate alla giustizia al fine di ridurre i tempi per addivenire ad una decisione finale senza che vengano sacrificate le garanzie e i diritti dei cittadini in sede penale, amministrativa e del lavoro.
Va rivisitato inoltre il sistema sanzionatorio, che dopo l’approvazione della legge ex Cirielli sulla recidiva, è definitivamente improntato a giudicare la storia socio-penale degli imputati piuttosto che i singoli e concreti fatti da loro compiuti. È necessario ritornare al diritto penale del fatto ponendolo in contrapposizione al nuovo e pericoloso diritto penale del reo e alla deplorevole prassi dei c.d. pacchetti sicurezza, che altro non sono che misure emergenziali populiste e inefficaci.
È necessario, al contrario, investire nelle misure alternative, come dimostrato dalle statistiche, vero antidoto alla recidiva. Per queste ragioni va tenuta ferma la riforma c.d. Gozzini, con l’espansione dell’intervento degli enti locali in tema di tutela e promozione dei diritti delle persone private della libertà personale, in primis in tema di tutela e promozione della salute e del rapporto tra detenute madri e prole.
La giustizia penale non può superare un limite invalicabile, quello costituito dai diritti fondamentali della persona. Per questo va prevista, oltre all’abolizione dell’ergastolo e alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, l’introduzione di garante delle persone private o limitate nella libertà.
A oltre vent’anni dalla ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, va conseguito l’obiettivo dell’introduzione del crimine di tortura nel nostro codice penale. L’Italia versa oggi in un pericoloso e umiliante vuoto normativo che va urgentemente colmato. La tortura è un crimine contro l’umanità e la legislazione penale vigente è assolutamente insufficiente.
L’impegno e il contrasto alle mafie debbono rappresentano una priorità del programma della sinistra arcobaleno per avviare una stagione di forte discontinuità soprattutto nelle regioni del sud. Punti principali di questo rinnovato impegno sono:
• Creazione di un Testo unico della legislazione antimafia, per armonizzare e garantire maggiore organicità ad una materia così complessa e articolata
• Una legge che permette di perseguire con efficacia gli intermediatori illegali delle armi
• Una nuova normativa in materia di scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose per garantire il ripristino effettivo della legalità all’interno delle amministrazioni comunali e sostenere, anche con maggiori risorse finanziarie, l’azione dei commissari prefettizi.
• Rafforzamento della normativa in materia di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti, a garanzia della trasparenza e della legalità nei contratti di lavoro, servizio e fornitura della Pubblica Amministrazione.
• Rafforzamento degli strumenti di aggressione alle ricchezze delle mafie (anche attraverso una razionalizzazione della legislazione in materia di patrimoni di mafia) e creazione di un’Agenzia nazionale per la gestione e riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
• Estensione dell’uso sociale dei beni confiscati ai delitti contro la Pubblica Amministrazione (ad es. corruzione)
• Adottare nuovi strumenti e rafforzare quelli previsti dalla legge n. 44/99 per una maggiore incisività dell’attività delle associazioni antiracket .
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