Carcere/giustizia- Indulto a "effetto zero" entro la fine dell’anno
di Andrea Maria Candidi- Il Sole 24 Ore, 7 aprile 2008
Svanito l’effetto indulto le carceri tornano a riempirsi. Ed è di nuovo emergenza: secondo il ministero della Giustizia si è già raggiunta la soglia dei 52mila detenuti. Ben oltre il livello di massima capienza, con una media di 113 presenze per 100 posti. Con questo ritmo, alla fine dell’anno ci ritroveremo al punto di partenza: alla vigilia dell’approvazione della legge sull’indulto, quando le carceri scoppiavano con 60 mila reclusi. A mandare in tilt i penitenziari anche i recidivi: un terzo dei detenuti che hanno avuto lo sconto di pena (oltre 8.500) è di nuovo in ceppi. E tra le strutture più grandi, in affanno il San Vittore di Milano e Bologna Dozza.
Indulto a effetto zero entro fine anno. Secondo le cifre raccolte dal ministero della Giustizia, già oggi l’affollamento nelle carceri ha superato il livello di pareggio tra posti disponibili e numero di "ospiti", con una media di 113 detenuti presenti per 100 letti. E se il trend non si modifica, a dicembre si tornerà ai livelli pre-indulto con i 139 reclusi per 100 posti di fine 2005. Dati i numeri, il Parlamento fu quasi "costretto" a intervenire per svuotare gli istituti penitenziari al limite del collasso, approvando la contestatissima legge che, da un giorno all’altro, ha ridotto di tre anni le pene ai condannati per tutta una serie di reati.
Oltre alle polemiche di allora l’indulto ha comunque lasciato il segno. Soprattutto nei molti "scottati" in prima persona dal ritorno al crimine di chi ha beneficiato del provvedimento di clemenza. È infatti drammaticamente alto il numero di detenuti usciti dal carcere grazie alla legge del 2006 che sono immediatamente rientrati perché hanno commesso nuovi reati. Più o meno un terzo secondo le ultime stime: oltre 8.500 recidivi su poco più di 27mila condannati usciti di galera. Migliaia di ex detenuti, dunque, che non solo hanno velocemente di monticato le pessime condizioni di vivibilità appena lasciate dietro le sbarre, ma che ora sommano pena a pena. Non va infatti dimenticato che chi commette nuovamente reati nei cinque anni successivi all’applicazione dell’indulto, aggiunge alla punizione per il nuovo crimine quella che lo sconto aveva "abbuonato".
Il fenomeno dei recidivi ha un grande peso nel saldo finale. Guardando ai numeri, infatti, tra il 2006 (quando più si è fatto sentire l’effetto dell’indulto) e il 2007 le presenze negli istituti sono passate da 39.005 a 48.693. Un aumento di circa 10mila detenuti, buona parte dei quali erano da poco tornati in libertà grazie allo sconto di pena.
E, allarme sicurezza a parte, il massiccio reingresso nelle carceri spinge a una riflessione sul carattere (anche) rieducativo della pena. Come infatti dimostrato da una recente ricerca (la sintesi è riportata nell’articolo qui sotto), la qualità della condizione di detenzione vissuta non sembra scoraggiare in alcun modo la propensione a delinquere di nuovo. Cancellando così l’equazione "tanto peggiore è stata la mia esperienza, tanto più tardi vorrò ripeterla".
Costretto a dimenticarsi in fretta dell’indulto sarà invece l’esecutivo che uscirà dalle urne del 13 e 14 aprile. Svanito l’effetto svuotamento, è come se le lancette del tempo fossero tornate indietro. Con la questione della capacità delle carceri di assorbire l’esercito dei condannati che torna in primo piano, tra le priorità da affrontare.
Il Governo uscente lascia comunque traccia di qualche eredità. Con uno dei suoi programmi esecutivi di azione, infatti, il Ministero della Giustizia ha dato il via alla predisposizione di un piano triennale di interventi di risanamento e di adeguamento degli istituti penitenziari.
Presupposto di questo piano è l’indagine conoscitiva quasi completata, dicono al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - tra i vari istituti carcerari (205 in tutta Italia). L’obiettivo dell’inchiesta è quello di conoscere le condizioni strutturali e, soprattutto, gli spazi a disposizione nell’ottica del potenziamento della capienza. È un punto di partenza anche se ancora assai lontano dall’affrontare il nodo cruciale, quello cioè dell’edilizia penitenziaria. Su questo fronte aver goduto, seppure per breve tempo, dei benefici derivanti dall’indulto ha cancellato dall’agenda delle priorità il capitolo degli investimenti. Che saranno invece necessari nell’immediato futuro. Anche per non dover assistere, dopo la stagione dei condoni, anche a quella degli indulti.
Svanito l’effetto indulto le carceri tornano a riempirsi. Ed è di nuovo emergenza: secondo il ministero della Giustizia si è già raggiunta la soglia dei 52mila detenuti. Ben oltre il livello di massima capienza, con una media di 113 presenze per 100 posti. Con questo ritmo, alla fine dell’anno ci ritroveremo al punto di partenza: alla vigilia dell’approvazione della legge sull’indulto, quando le carceri scoppiavano con 60 mila reclusi. A mandare in tilt i penitenziari anche i recidivi: un terzo dei detenuti che hanno avuto lo sconto di pena (oltre 8.500) è di nuovo in ceppi. E tra le strutture più grandi, in affanno il San Vittore di Milano e Bologna Dozza.
Indulto a effetto zero entro fine anno. Secondo le cifre raccolte dal ministero della Giustizia, già oggi l’affollamento nelle carceri ha superato il livello di pareggio tra posti disponibili e numero di "ospiti", con una media di 113 detenuti presenti per 100 letti. E se il trend non si modifica, a dicembre si tornerà ai livelli pre-indulto con i 139 reclusi per 100 posti di fine 2005. Dati i numeri, il Parlamento fu quasi "costretto" a intervenire per svuotare gli istituti penitenziari al limite del collasso, approvando la contestatissima legge che, da un giorno all’altro, ha ridotto di tre anni le pene ai condannati per tutta una serie di reati.
Oltre alle polemiche di allora l’indulto ha comunque lasciato il segno. Soprattutto nei molti "scottati" in prima persona dal ritorno al crimine di chi ha beneficiato del provvedimento di clemenza. È infatti drammaticamente alto il numero di detenuti usciti dal carcere grazie alla legge del 2006 che sono immediatamente rientrati perché hanno commesso nuovi reati. Più o meno un terzo secondo le ultime stime: oltre 8.500 recidivi su poco più di 27mila condannati usciti di galera. Migliaia di ex detenuti, dunque, che non solo hanno velocemente di monticato le pessime condizioni di vivibilità appena lasciate dietro le sbarre, ma che ora sommano pena a pena. Non va infatti dimenticato che chi commette nuovamente reati nei cinque anni successivi all’applicazione dell’indulto, aggiunge alla punizione per il nuovo crimine quella che lo sconto aveva "abbuonato".
Il fenomeno dei recidivi ha un grande peso nel saldo finale. Guardando ai numeri, infatti, tra il 2006 (quando più si è fatto sentire l’effetto dell’indulto) e il 2007 le presenze negli istituti sono passate da 39.005 a 48.693. Un aumento di circa 10mila detenuti, buona parte dei quali erano da poco tornati in libertà grazie allo sconto di pena.
E, allarme sicurezza a parte, il massiccio reingresso nelle carceri spinge a una riflessione sul carattere (anche) rieducativo della pena. Come infatti dimostrato da una recente ricerca (la sintesi è riportata nell’articolo qui sotto), la qualità della condizione di detenzione vissuta non sembra scoraggiare in alcun modo la propensione a delinquere di nuovo. Cancellando così l’equazione "tanto peggiore è stata la mia esperienza, tanto più tardi vorrò ripeterla".
Costretto a dimenticarsi in fretta dell’indulto sarà invece l’esecutivo che uscirà dalle urne del 13 e 14 aprile. Svanito l’effetto svuotamento, è come se le lancette del tempo fossero tornate indietro. Con la questione della capacità delle carceri di assorbire l’esercito dei condannati che torna in primo piano, tra le priorità da affrontare.
Il Governo uscente lascia comunque traccia di qualche eredità. Con uno dei suoi programmi esecutivi di azione, infatti, il Ministero della Giustizia ha dato il via alla predisposizione di un piano triennale di interventi di risanamento e di adeguamento degli istituti penitenziari.
Presupposto di questo piano è l’indagine conoscitiva quasi completata, dicono al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - tra i vari istituti carcerari (205 in tutta Italia). L’obiettivo dell’inchiesta è quello di conoscere le condizioni strutturali e, soprattutto, gli spazi a disposizione nell’ottica del potenziamento della capienza. È un punto di partenza anche se ancora assai lontano dall’affrontare il nodo cruciale, quello cioè dell’edilizia penitenziaria. Su questo fronte aver goduto, seppure per breve tempo, dei benefici derivanti dall’indulto ha cancellato dall’agenda delle priorità il capitolo degli investimenti. Che saranno invece necessari nell’immediato futuro. Anche per non dover assistere, dopo la stagione dei condoni, anche a quella degli indulti.
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