Giustizia- Espulsioni, cpt, commissari speciali e... braccialetti!
di Laura Eduati- Liberazione, 22 aprile 2008
Ronde, commissari speciali per la sicurezza, espulsioni massicce, polizia regionale. Come era prevedibile, dopo lo stupro e l’accoltellamento di una giovane sudafricana da parte di un rumeno nella stazioncina romana La Storta, centrodestra e centrosinistra fanno a gara per promettere il pugno di ferro contro la criminalità straniera, talvolta commettendo svarioni come quello di Rutelli secondo il quale "in Italia ci sono un milione e centomila rom". In realtà, nonostante manchi un censimento preciso, i rom sono circa dieci volte di meno e cioè 150mila.
Il problema è che spesso le boutade dei politici non potrebbero essere messe in pratica perché violano i principi giuridici e costituzionali. Cominciamo delle ronde rilanciate dal futuro ministro dell’Interno Roberto Maroni. "Non si tratta di militarizzare il territorio" assicura il leghista. Tuona l’ex magistrato Antonio Di Pietro: "Le ronde sono anticostituzionali" ed è "inaccettabile" che dei semplici cittadini vadano in giro armati.
È proprio ciò che ribadiscono gli avvocati penalisti in una nota preoccupata dell’Unione Camere Penali, dove si specifica l’ovvio e cioè che la sicurezza pubblica va tutelata ma "nel rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà costituzionali".
Il sindaco di Cittadella (Pd) Massimo Bitonci, balzato alle cronache nazionali per l’ordinanza anti-sbandati che rifiuta l’iscrizione all’anagrafe ai cittadini comunitari poveri, dice che nessuno ci ha capito niente e che, in fondo, le ronde sono semplici gruppi di volontari disarmati con il semplice compito di segnalare sospetti delinquenti alle forze dell’ordine in sotto organico.
La realtà è che Bitonci, sotto il profilo giuridico, ha ragione. La legge peraltro non impedirebbe che un Comune desse in appalto la sicurezza dei cittadini ad una società di vigilanza privata e armata. Ma questa vigilanza dovrebbe limitarsi esclusivamente a segnalare eventuali reati alla polizia, senza intervenire. Le ronde, armate o disarmate, potrebbero sventare dei crimini arrestando il colpevole in flagranza di reato e consegnarlo alle forze dell’ordine. Nulla più.
A Roma, la piazza da conquistare domenica con il ballottaggio, "città insicura e violenta" assicura Robilotta del Pdl, Alemanno promette di cacciare 20mila clandestini e di istituire un commissario speciale per la sicurezza. Entrambe le misure cozzano con il diritto. La convenzione di Strasburgo vieta le espulsioni di massa, mentre bisognerebbe cambiare la legge per permettere ad una figura istituzionale di riunire i poteri di sindaco, prefetto e questore. Per ora al sindaco è permesso di prendere dei provvedimenti urgenti circa la salvaguardia dell’incolumità pubblica ma non per la pubblica sicurezza, altrimenti ogni città avrebbe regole differenti, decisamente incostituzionale.
Nei giorni scorsi la Lega ha promesso poi di dare completa applicazione alla Bossi-Fini. "La legge Bossi-Fini è inefficace perché colpisce allo stesso modo i clandestini, coloro che vogliono vivere in Italia di nascosto, e gli irregolari cioè gli stranieri che per ragioni meramente burocratiche non hanno un valido permesso di soggiorno" sottolinea l’avvocato Lucio Barletta dell’associazione Sos Diritti Onlus di Roma. È come sparare col cannone ad una mosca, dice Barletta. In questo modo, soltanto il 2% dei criminali stranieri viene effettivamente rimpatriato, mentre spesso viene riaccompagnato alla frontiera il clandestino che cercava l’integrazione onesta.
Secondo le stime Caritas gli stranieri senza documenti sono circa 1 milione. Espellerli tutti costerebbe probabilmente miliardi di euro. La soluzione? Distinguere i delinquenti dagli stranieri che vogliono integrarsi. "Peraltro il tasso di criminalità degli stranieri regolari è leggermente inferiore a quella italiana" conclude Barletta. E il 25% dei detenuti prima dell’indulto erano straniero che avevano violato semplicemente l’ordine di espulsione senza aver commesso altri reati.
"La Bossi-Fini crea l’immagine di un invasore potenzialmente criminale" commenta l’avvocato padovano Marco Paggi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi): "una legge che mantiene una amministrazione inefficiente e sprecona. Una scelta politica del tanto peggio tanto meglio". Basta vedere, dice Paggi, i dati sui Cpt che il nuovo governo si appresta a potenziare e moltiplicare: a malapena una persona su tre viene poi accompagnata alla frontiera " e spesso", concorda Paggi, "non si tratta di criminali".
Il centrodestra promette di espellere immediatamente lo straniero che commette reati. Anche questo è vietato dalla Costituzione: il processo va fatto in Italia, ed eventualmente la pena scontata in patria previo accordo bilaterale con il Paese d’origine.
Rutelli risponde ad Alemanno rilanciando con una commissione consultiva per la sicurezza integrata dal suggestivo acronimo Csi, anticipando che se sarà eletto sindaco si occuperà personalmente dell’ordine pubblico senza deleghe agli assessorati. Fin qui, nulla di illegale. Tuttavia i pacchetti sicurezza bipartisan, appoggiati anche dal Partito democratico, fanno storcere il naso ai giuristi.
I sindaci vogliono più poteri sulla sicurezza, ma anche questo travalica i normali compiti affidati ai primi cittadini. E per quanto riguarda il potere dei prefetti di espellere dei cittadini comunitari in base alla pericolosità e non ai crimini effettivamente compiuti, si tratta di una ampia concessione alla discrezionalità delle forze di polizia.
Tutto ciò varrebbe, forse, se esistesse davvero un allarme criminalità. "In realtà i reati non aumentano e lo dicono le stesse forze dell’ordine" conclude Paggi "ma aumenta la percezione della criminalità. Vorrei che ci fosse questa sensibilità per le morti sul lavoro, ma l’impressione è che siamo talmente abituati a questa piaga che ce la prendiamo con gli altri, gli stranieri. Parliamo dell’integralismo islamico ma questo è il nostro integralismo, la xenofobia, che è fatta di insicurezza, paura e ignoranza".
L’unica idea che sembra correttamente in linea con la legge è il braccialetto elettronico per le donne che girano da sole, proposto dall’ex sindaco di Roma. A bocciarlo intervengono, però, le donne del centrodestra come la segretaria generale del sindacato Ugl Renata Polverini: "Non abbiamo bisogno dell’antifurto".
A difesa di Rutelli intervengono le 22 candidate nella lista civica per Rutelli, augurandosi la distribuzione di un milione di braccialetti. L’iniziativa trova il placet della ex ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini e di politiche del calibro di Linda Lanzillotta e Maria Pia Garavaglia, che non vedono nulla di male nel dispositivo che all’occorrenza potrebbe inviare un sms di soccorso alle forze dell’ordine. Anzi, per Garavaglia il braccialettino indispettisce il centrodestra proprio perché è un’idea concreta.
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