CGIL Dirigenza penitenziaria: forte preoccupazione per le scelte del Governo.
Comunicato stampa Cgil Dirigenza penitenziaria
fonte: cgil
I dirigenti penitenziari esprimono forte preoccupazione per le scelte che il Governo sta assumendo sul tema della sicurezza e dell'immigrazione clandestina.
I direttori degli istituti penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, riunitisi a Roma in una assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil, hanno denunciato la grave situazione di sovraffollamento che già si riscontra in alcune fra le più significative realtà penitenziarie del Paese.
L'inarrestabile trend di nuovi ingressi nel sistema carcerario (circa mille unità al mese), l'ampliamento del ricorso alla pena detentiva che l'Esecutivo ha deciso nei suoi primi atti di governo, i devastanti effetti che il DDL sull'immigrazione clandestina avrà sul sistema penitenziario prefigurano un percorso molto pericoloso per la tenuta dell'intero sistema carcerario e per il Paese stesso.
Fra qualche mese le carceri scoppieranno letteralmente e sarà impossibile governarle nel rispetto delle finalità che la Costituzione affida alla pena; a nulla serviranno allora le ripetute dichiarazioni di esponenti del Governo che offrono come soluzione a questo scenario ormai scontato la costruzione di nuove carceri (tutte ancora da finanziarie, da progettare)
Il Governo, quindi, rifletta attentamente sugli effetti che avranno le scelte che si stanno assumendo e provi a orientare diversamente la propria azione, a cominciare dalla riforma del codice penale ormai non più rinviabile: ricorso al carcere solo per i reati più gravi e di maggior allarme sociale, investimenti per le attività di recupero e di reinserimento quali veri e propri fattori di produzione di sicurezza, e ricorso a misure penali diverse dal carcere; sono queste le soluzioni che necessiterebbero.
V'è infine una grande questione che riguarda già ora l'esigibilità dei diritti del lavoro di chi opera nelle carceri con responsabilità di governo.
Circa 500 dirigenti penitenziari operano da tre anni senza contratto di lavoro, senza un sistema di diritti e di tutele professionali, senza il riconoscimento dei livelli di responsabilità che quotidianamente vengono esercitati.
I Ministri Alfano e Brunetta devono aprire al più presto un confronto con le rappresentanze della dirigenza affinché innanzitutto venga garantita la piena titolarità nell'esercizio delle funzioni ad ogni singolo dirigente (vi sono ancora molti istituti penitenziari privi di direttore titolare e, al contrario, realtà amministrative più che adeguatamente provviste di unità dirigenziali) e per giungere al più presto alla sottoscrizione di un accordo contrattuale che riconosca finalmente il valore e la delicatezza delle funzioni esercitate dal direttore di un carcere o di un ufficio di esecuzione penale esterna.
I direttori degli istituti penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, riunitisi a Roma in una assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil, hanno denunciato la grave situazione di sovraffollamento che già si riscontra in alcune fra le più significative realtà penitenziarie del Paese.
L'inarrestabile trend di nuovi ingressi nel sistema carcerario (circa mille unità al mese), l'ampliamento del ricorso alla pena detentiva che l'Esecutivo ha deciso nei suoi primi atti di governo, i devastanti effetti che il DDL sull'immigrazione clandestina avrà sul sistema penitenziario prefigurano un percorso molto pericoloso per la tenuta dell'intero sistema carcerario e per il Paese stesso.
Fra qualche mese le carceri scoppieranno letteralmente e sarà impossibile governarle nel rispetto delle finalità che la Costituzione affida alla pena; a nulla serviranno allora le ripetute dichiarazioni di esponenti del Governo che offrono come soluzione a questo scenario ormai scontato la costruzione di nuove carceri (tutte ancora da finanziarie, da progettare)
Il Governo, quindi, rifletta attentamente sugli effetti che avranno le scelte che si stanno assumendo e provi a orientare diversamente la propria azione, a cominciare dalla riforma del codice penale ormai non più rinviabile: ricorso al carcere solo per i reati più gravi e di maggior allarme sociale, investimenti per le attività di recupero e di reinserimento quali veri e propri fattori di produzione di sicurezza, e ricorso a misure penali diverse dal carcere; sono queste le soluzioni che necessiterebbero.
V'è infine una grande questione che riguarda già ora l'esigibilità dei diritti del lavoro di chi opera nelle carceri con responsabilità di governo.
Circa 500 dirigenti penitenziari operano da tre anni senza contratto di lavoro, senza un sistema di diritti e di tutele professionali, senza il riconoscimento dei livelli di responsabilità che quotidianamente vengono esercitati.
I Ministri Alfano e Brunetta devono aprire al più presto un confronto con le rappresentanze della dirigenza affinché innanzitutto venga garantita la piena titolarità nell'esercizio delle funzioni ad ogni singolo dirigente (vi sono ancora molti istituti penitenziari privi di direttore titolare e, al contrario, realtà amministrative più che adeguatamente provviste di unità dirigenziali) e per giungere al più presto alla sottoscrizione di un accordo contrattuale che riconosca finalmente il valore e la delicatezza delle funzioni esercitate dal direttore di un carcere o di un ufficio di esecuzione penale esterna.
<< Home page