Giustizia: Maroni; risposta non emergenziale ma "di sistema"
Adnkronos, 9 giugno 2008
Il ministro dell’Interno: "Serve una risposta non emergenziale, ma di sistema". Poi annuncia: "Chiederò ai presidenti delle commissioni di togliere l’emendamento sulla prostituzione dal decreto e di inserirlo nel ddl".
Per rispondere alla richiesta di sicurezza serve "una risposta non emergenziale, ma di sistema, dando più poteri ai sindaci, ma anche finanziando i mezzi per realizzarli". A spiegarlo è stato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni (nella foto), che ha partecipato oggi al Teatro Regio di Parma a un incontro operativo con i 21 sottoscrittori della "Carta di Parma". A conclusione dell’appuntamento, che è durato circa due ore, Maroni ha rimarcato che occorre "dare risposte non in termini di emergenza e interventi una tantum, come gli sgomberi nei campi Rom con ruspe e telecamere che spostano semplicemente il problema da un’altra parte".
"Abbiamo definito oggi - fa sapere il titolare del dicastero dell’Interno in relazione al decreto legge - addirittura proposte emendative che porterò nel provvedimento in discussione al Senato". Per quanto riguarda, invece, il disegno di legge, Maroni assicura che continuerà "il rapporto con i sindaci". Ai quali chiede "un rapporto di scambio informale, poco istituzionale, ma pragmatico, che è la cosa che mi interessa di più. Il confronto costante con i sindaci è utile in quanto sono esponenti di prima fila della comunità e hanno il polso della situazione". Quanto alle risorse per la sicurezza, dice il ministro, "chiederemo che siano escluse dal Patto di stabilità".
I sindaci dal canto loro hanno chiesto maggiori risorse, "l’estensione delle competenze dei sindaci ai temi di sicurezza urbana", e in particolare, di "considerare la possibilità di inserire il fermo di polizia municipale per comportamenti contro la sicurezza urbana"
Maroni ha poi annunciato che chiederà "ai presidenti delle commissioni di togliere l’emendamento sulla prostituzione dal decreto e di inserirlo nel disegno di legge, per poter avanzare una proposta più articolata e completa che non sia solo repressiva".
Il titolare del dicastero dell’Interno ricorda anche di avere già rilanciato "un’idea non mia, ma già formalizzata in proposta di legge nei governi passati, di eros center. Ritengo comunque più utile spostare questo dibattito dal decreto di legge al disegno di legge - ribadisce - per avere una proposta complessiva da parte del governo che venga approvata a luglio".
Riguardo in particolare all’eventualità di punire come reato l’adescamento "ha pro e contro - sottolinea il ministro - Significa rendere reato questo comportamento e arrivare a rinchiudere nelle carceri decine di migliaia di persone". In altri Paesi, ha fatto notare Maroni, "il problema è stato risolto diversamente, con regolamentazione e controllo. Si potrebbe anche consentire a queste signore di pagare le tasse, fatto non trascurabile". Insomma, per il ministro, bisogna "introdurre nell’ordinamento italiano una soluzione definitiva".
Maroni è infine tornato sul reato di immigrazione clandestina, "lo strumento giuridico che ci consente il provvedimento di espulsione immediata", mentre sull’annunciata stretta in tema di intercettazioni non si sbilancia: "Ho letto solo anticipazioni giornalistiche. Se verrà portato venerdì in Consiglio dei ministri un provvedimento, lo vedrò e saprò valutare".
A proposito, invece, della destinazione di maggiore risorse in tema di sicurezza, il ministro afferma esserci la possibilità di "escludere dal patto di stabilità le spese sostenute dagli enti locali per quanto riguarda la sicurezza".
Fermo di polizia per i "reati urbani"
Fermo di polizia nei confronti di chi attua comportamenti contro la sicurezza urbana. Una misura da attuare da parte delle forze di Polizia municipale per fermare in celle di sicurezza chi si renda colpevole di reati quali l’atto vandalico, l’aggressione, il vandalismo. È questa una delle proposte concrete avanzate dai 21 sindaci di città del Nord firmatari della "Carta di Parma" per la sicurezza urbana che oggi, nel capoluogo emiliano, hanno incontrato il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il quale, a proposito della proposta di fermo, precisa essere una richiesta dell’ultima ora, per cui afferma: "Affronteremo il problema e daremo una risposta adeguata. Si tratta di una esigenza forte che ha la base un problema serio. Non sono rivendicazioni sindacali, ma il sintomo di problemi reali", dice Maroni.
Il reato di adescamento ha pro e contro
Sul tema della prostituzione, e in particolare sulla proposta di introdurre il reato di adescamento, Roberto Maroni tira il freno a mano. Il ministro dell’Interno, che oggi ha incontrato a Parma 21 sindaci sul tema della sicurezza, spiega infatti: "Oggi abbiamo solo accennato a quello che è un tema complesso. In passato io ho rilanciato delle proposte, cioè quelle degli eros center o quartieri a luci rosse, che erano state formalizzate dalle passate legislature". Ma, continua Maroni, "penso che bisogna spostare il tema dal decreto al disegno di legge, per avere un paio di settimane e raccogliere le idee per una proposta che verrà discussa nel disegno di legge a luglio-agosto".
Che al titolare del Viminale la proposta del reato di adescamento non convinca fino in fondo lo si capisce quando afferma: "È una proposta che ha i suoi pro e contro, perché significa rendere delittuoso un comportamento, ma poi bisogna attrezzare le forze dell’ordine per rinchiudere decine di migliaia di persone". In altri Paesi europei, prosegue il ministro, "il problema è stato risolto con la regolamentazione igienico-sanitaria ed i controlli, tra cui non ultimi quelli per far pagare a queste signore le tasse, che è cosa non trascurabile" conclude Maroni.
Soliani (Pd): bene Maroni su risorse e poteri ai sindaci
"L’iniziativa dei sindaci e la risposta tempestiva del ministro Maroni sono un fatto positivo. Sono chiari e condivisibili i maggiori poteri ai sindaci in fatto di sicurezza nelle città, ma il resto è ancora confuso e insufficiente". Lo dice Albertina Soliani, componente dell’ufficio di presidenza del gruppo del Pd al Senato, a margine dell’incontro con il ministro Maroni e con i 21 sindaci, sottoscrittori della "Carta di Parma", che si è tenuto al Teatro Regio della città ducale. Per Soliani, "sicurezza significa anche integrazione degli immigrati: lavoro, casa, scuola, ricongiungimenti familiari. Di questo si parla pochissimo mentre sono fondamentali politiche di inclusioni perché da sola la repressione non basta. La stessa proposta del ministro di istituire il reato di immigrazione clandestina serve, come egli stesso ha detto, a favorire l’immediata espulsione. Maroni sa benissimo che, come sostiene Bossi, l’istituzione del reato serve solo a dare l’impressione di fermare l’invasione, le leggi non sono un manifesto, troppo facile scrivere parole, che poi non sono praticabili".
Inoltre, aggiunge la senatrice, "al governo chiediamo politiche più incisive ed efficaci: regolamentazione dei flussi, in rapporto al mercato del lavoro, politiche di integrazione, lotta senza quartiere alle organizzazioni criminali, grandi e piccole, che sfruttano i clandestini, o le badanti, o le prostitute. Siamo di fronte a fenomeni di grandi portata e il governo non può limitarsi a piccole risposte, per quanto utili nell’immediato. Non si può inventare un reato per poter più facilmente contrastare l’immigrazione. Siamo vicini al reato per il fatto solo di esistere".
Sindaco di Piacenza: dal governo una tempestiva attenzione
"Un impegno positivo e concreto che aspettavamo da tempo da parte del governo centrale, e lo dice chi ha un’altra appartenenza politica rispetto a Roberto Maroni". Lo afferma il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, al termine del confronto, tenutosi oggi a Parma, tra i 21 primi cittadini del Nord firmatari della "Carta di Parma" per la sicurezza urbana e il ministro dell’Interno del Carroccio. A Maroni, Reggi dà atto di aver dato alla richieste dei sindaci "una giusta e tempestiva attenzione". Entrando nel merito dei provvedimenti discussi, Reggi auspica che nel decreto legge riguardante il tema della sicurezza ci siano "meno vincoli alle ordinanze in tema di sicurezza emesse dai primi cittadini, altrimenti rischiamo che il Tar ci impallini ogni volta".
Sindaco di Ravenna: bene il decreto Maroni per le città
In attesa che il ministro dell’Interno Roberto Maroni dia risposta alla proposta dei sindaci di fermare i nemici della "sicurezza urbana", la nuova possibilità di adottare provvedimenti al riguardo riceve il plauso del primo cittadino di Ravenna. "Applicherò l’articolo 6 del decreto Maroni - annuncia Fabrizio Matteucci - che contiene un’importante novità: la possibilità da parte del sindaco di emettere ordinanze contingibili e urgenti per prevenire ed eliminare non solo "gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica", previsione già contenuta nelle vecchie norme, ma anche gravi pericoli che possano pregiudicare la "sicurezza urbana". Una novità "finalmente riconosciuta" ai sindaci che, per Matteucci, renderebbe più efficace il contrasto a "comportamenti e fatti tali da minacciare concretamente la pacifica ed ordinata convivenza civile". Se poi le ordinanze non bastano, scatta quella che Matteucci chiama la "fase due", cioè la repressione. Come nel caso degli abusivi nei parcheggi cittadini, dove il primo cittadino andrà a dare un’occhiata nei prossimi giorni (mentre stasera alle 19.30 affiancherà gli agenti della municipale impegnati nei controlli alla stazione).
Zone vietate alle prostitute? il Comune di Bologna ci pensa
Vietare alcune zone abitate della città all’esercizio della prostituzione. Il Comune di Bologna non esclude di poter applicare una delle norme approvate dal precedente ministro dell’Interno, Giuliano Amato, per contrastare il fenomeno delle lucciole. A ipotizzarlo è Libero Mancuso, assessore alla Sicurezza di Palazzo D’Accursio, a margine della presentazione degli emendamenti del Pd al decreto "Sicurezza" del Governo Berlusconi, organizzata oggi a Bologna dai parlamentari bolognesi democratici, Walter Vitali e Salvatore Vassallo. Nel pieno della polemica sulla possibile definizione del reato di adescamento, e sui fogli di via a carico delle prostitute, Mancuso ricorda che già lui, in tempi non sospetti, aveva proposto a Bologna di adottare il sistema della zonizzazione delle prostitute. "Non era una proposta così scandalosa - sostiene Mancuso - da qualche anno la applicano a Venezia, dove le prostitute vengono riunite in luoghi della città non abitati, sotto il controllo della Polizia per evitare il racket e con il sostegno sanitario e psicologico del Comune". Ad ogni modo, sottolinea poi l’assessore, "già con il ministro Amato venne data la possibilità ai sindaci di vietare alcune zone della città all’esercizio della prostituzione". Una misura, ritiene Mancuso, che andrebbe però accompagnata da "sanzioni più dissuasive", anche se non è escluso possa essere applicata sotto le Due Torri. A chi gli chiede se effettivamente il Comune ci stia pensando, Mancuso ribatte: "Noi pensiamo sempre. E comunque, se sfrutteremo questa possibilità, ne discuteremo prima con i presidenti di Quartiere".
Per quanto riguarda le misure allo studio del Governo Berlusconi, poi, Mancuso non ha dubbi. "Il foglio di via è inutile - afferma - ci sono già le leggi per contrastare il fenomeno: quella che consente di rispedire a casa i cittadini comunitari e quella per l’espulsione degli extracomunitari".
L’occasione per parlare nuovamente di contrasto alla prostituzione è stata la presentazione dei 50 emendamenti che il gruppo del Pd al Senato presenterà nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia per modificare il testo del decreto legge in materia di sicurezza del Governo. Riguardano essenzialmente un rafforzamento della "espulsione degli stranieri che delinquono - spiega Vitali - e la promozione di una immigrazione regolare", attraverso una programmazione triennale del decreto flussi, contenuto nella Bossi-Fini, e un allungamento della validità del permesso di soggiorno. Il punto più combattuto resta però l’aggravante di immigrazione clandestina, voluta dal ministro degli Interni, Roberto Maroni.
"L’aggravante specifica è anticostituzionale - tuona Vitali - è una violazione palese dell’articolo 3. Anche l’Associazione nazionale magistrati ha fatto presente il rischio di paralisi dei meccanismi giudiziari e penitenziari a causa di questa norma".
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