L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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sabato 14 giugno 2008

Sicurezza/Giustizia: Garante di Bologna; preoccupato da nuove norme

Sesto Potere, 14 giugno 2008

L’Ufficio del Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna esprime preoccupazione per le annunciate riforme legislative in materia penale, in parte già realizzate con l’emanazione del decreto-legge del 21 maggio contenente misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, a cominciare dal possibile ampliamento dei tempi di permanenza nei Cpt, Centri di Permanenza temporanea, la cui denominazione risulta non a caso già mutata nel decreto legge in "centri di identificazione e di espulsione ", nonché per la già introdotta e contestata aggravante comune costituita dall’essere irregolare sul territorio.

L’orientamento legislativo, che vede nel disegno di legge presentato anche l’introduzione della figura di reato dell’essere irregolarmente entrato nel territorio, tende a costruire una figura di reo non in base a condotte realmente offensive, ma in base alla condizione soggettiva della categoria presa in considerazione, nel presente i clandestini, e pone le basi per un inaccettabile diritto penale del nemico, foriero di discriminazione e inutile per la sicurezza pubblica.

La preoccupazione è avvertita in modo particolare per le ricadute sul territorio: per quanto riguarda il carcere della Dozza, che rappresenta oggi il carcere più complesso del paese, con una percentuale di stranieri ormai al 70%, sovraffollato, carente di personale ormai in modo cronico e contro ogni ragionevolezza, il possibile aumento di presenze in carcere rischia di paralizzare le attività rieducative in corso, stremare il personale della sicurezza e dell’area trattamentale, trasformare il penitenziario in un ancor più grande contenitore di disagio sociale, dove la reclusione sarà sganciata dal trattamento e dal rispetto delle norme di civiltà che regolano la vita in carcere, con conseguenze inimmaginabili.

Quanto al Cpta di Via Mattei, che nel corso del tempo si è strutturato in modo unico in Italia, dotandosi di un progetto sociale che, in sintonia con l’ente locale, ha assicurato maggiore attenzione alle persone, in una prospettiva di riduzione del danno, fornendo servizi , dai mediatori culturali agli psicologi, agli sportelli informativi, il rischio concreto è la trasformazione dello stesso in un centro di raccolta degli espellendi che potranno essere trattenuti sino a 18 mesi, periodo che rappresenta a tutti gli effetti una vera e propria detenzione, senza la garanzie della legislazione penitenziaria e della magistratura di sorveglianza, con la probabile compromissione dei risultati importanti sin qui ottenuti.

La Garante auspica che in sede di conversione del decreto legge e di esame del disegno di legge si tenga conto delle ricadute drammatiche che un ulteriore aumento di carcerizzazione, anche attraverso i "centri di espulsione e identificazione", può avere sugli istituti oggi presenti, tenendo conto che l’immigrazione non può essere considerata solo un problema di ordine pubblico, ma richiede una serie di interventi mirati, tra cui gli accordi per la riammissione nei paesi di origine, l’incentivazione al rientro, la regolarizzazione di chi sta già svolgendo effettiva attività lavorativa.