Lombardia: gli amministratori Pd e le "ronde democratiche"
di Rodolfo Sala
La Repubblica, 13 giugno 2008
Ronde democratiche in Lombardia. È una della proposte contenute nel dodecalogo per la sicurezza presentate ieri a Milano da sindaci, presidenti di Provincia e amministratori del Pd. Un pacchetto di "misure concrete e praticabili contro l’avanzare di una logica fai-da-te, in un quadro di sicurezza partecipata che coinvolge i cittadini", spiega il giovane segretario regionale Maurizio Martina.
È tutto nero su bianco, al punto 7 del pacchetto, dove si parla di istituire un corpo di "volontari della Polizia municipale", composto da privati cittadini che, dopo un’adeguata formazione e "come già avviene per i Vigili del fuoco e la Protezione civile", possono svolgere insieme ai vigili servizi di pattugliamento del territorio. Tutto in condizioni di sicurezza, anche per loro stessi. Naturalmente nessuno parla di ronde, anzi i lombardi del Pd insistono parecchio sulla profonda differenza tra questi "volontari" e i rondisti della Lega, "dei pazzi che vogliono fare gli sceriffi al fuori di ogni regola e controllo", sottolinea Carmela Rozza, consigliere comunale a Milano. Il documento è firmato tra gli altri dai presidenti di Provincia Filippo Penati (Milano), Virginio Brivio (Lecco), Lino Felissari (Mantova); dal sindaco di Pavia Piera Capitelli e dai suoi colleghi Lorenzo Guerini (Lodi), Fiorenza Broni (Mantova), Roberto Bruni (Bergamo).
Il modello da cui si è attinto per lanciare la proposta è Londra, dove dal 2001 si sta sperimentando qualcosa di simile. Sta di fatto che la legalizzazione delle ronde è già stata decisa a Monza, dove dall’anno scorso c’è un sindaco leghista, Marco Mariani. Lì l’hanno chiamato "Progetto comunale per la sicurezza partecipata", e l’assonanza almeno nominale con la proposta del Pd è evidente. E c’è un’altra proposta, tra quelle presentate ieri, a certificare che sul terreno della sicurezza il Pd lombardo non ci sta a subire l’offensiva del centrodestra rintanandosi in un buonismo che nel Nord assillato dal problema della sicurezza rischia di ampliare il divario tra le due coalizioni. Riguarda la presenza dei bambini stranieri nelle scuole dell’obbligo, che in realtà come quella di Milano arriva in qualche caso a sfiorare percentuali elevatissime: una presenza che per il Pd lombardo deve avere un tetto (attorno al 20 per cento), altrimenti non è possibile garantire percorsi autentici di integrazione scolastica.
Poi una richiesta al governo: le spese che gli enti locali dedicano agli interventi per la sicurezza non devono essere comprese nei limiti imposti dal patto di stabilità. "Il Pd della Lombardia - si legge nel documento - comprende appieno le paure e le ansie che emergono dal territorio, confermate anche dai dati del Viminale per il 2007: nelle prime 15 posizioni della classifica nazionale dei crimini compiuti si segnalano città come Milano, Brescia e Bergamo, con incrementi tra il 5 e l’8 per cento rispetto al 2006". Insomma, bisogna cambiare rotta
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