Vorrei intervistare la vicina di Brunetta
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Fino a un mesetto eravamo tutti in luna di miele (perdonate la banalità giornalistica: si fa per capirsi). I sondaggi dicevano che il governo godeva di ottima popolarità in tutto il paese, e il più popolare di tutti era il ministro della Pubblica amministrazione, che raccontava di ricevere gli incoraggiamenti della gente per la strada, a cominciare dai dipendenti pubblici, compresa la sua vicina di casa maestra elementare. I sindacati erano entusiasti della nuova situazione, o almeno facevano finta di esserlo. Raffaele Bonanni sembrava veramente contento di non avere più a che fare con Prodi e faceva capire che il rinnovo dei contratti sarebbe stato difficile solo per colpa del precedente governo che non aveva lasciato i soldi necessari. Quelli della Cgil mugugnavano in privato, ma in pubblico facevano ampie concessioni di credito ai nuovi ministri. Il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda invitava il governo ad agire invocando "una riforma decisiva per rilanciare l'economia", e il ministro Sacconi nelle interviste si rammaricava che "la parte più moderata della Cgil" (cioè proprio Podda e la Funzione pubblica) fosse in minoranza all'interno di quel sindacato.
Il comportamento dei sindacati era tutto sommato comprensibile. Quando ti trovi di fronte un governo che ha ottenuto un pieno mandato dagli elettori e che comincia a lavorare, non ha alcun senso dichiarare guerre preventive: contano solo i fatti.
Ecco, adesso i fatti sono arrivati. Per i contratti si prevedono aumenti pari a metà dell'inflazione, in compenso si tagliano i premi di produttività e si bloccano le promozioni, le assunzioni dei precari sono rinviate all'anno del mai, si estende e appesantisce la trattenuta sulla malattia, le dotazioni finanziarie degli apparati statali vengono drasticamente ridimensionate, in qualche ministero si cominciano a contare gli esuberi, si parla di trasferimenti e licenziamenti.
La luna di miele fra governo e pubblico impiego è finita.
Dappertutto si annunciano manifestazioni, si diffondono volantini, si organizzano iniziative.
Il 28 luglio a Roma dovrebbe esserci una mobilitazione unitaria di Cgil Cisl Uil, che stanno pensando a una fiaccolata serale intorno al Colosseo.
Sempre il 28, il personale del ministero del Lavoro ha convocato assemblee unitarie cittadine all'esterno delle sedi di lavoro.
Già oggi pomeriggio i dipendenti del ministero della Salute protestano davanti a Montecitorio.
Il 24 mattina invece il presidio a Piazza Montecitorio lo faranno i dipendenti delle agenzie fiscali.
Al ministero dei Beni culturali il Consiglio Superiore ha approvato un documento contro i tagli agli investimenti in cultura, la Uil organizza per il 22 luglio una manifestazione nazionale nei musei e nelle biblioteche, il segretario Gianfranco Cerasoli appoggia il ministro ma lo invita a dimettersi se non otterrà un aumento delle risorse.
Lo stesso giorno, il 22, i lavoratori degli archivi notarili di Cgil Cisl e Uil organizzano un sit-in al ministero della Giustizia contro "i tagli indiscriminati a retribuzione e organici".
Per il ministero dello Sviluppo economico, dove si prevedono 700 posti di lavoro in meno, si mobilitano i segretari nazionali di categoria, che accusano il ministro Scajola e denunciano "l'attacco al lavoro pubblico". Assemblea dei lavoratori martedì.
Oggi sono in piazza persino polizia e forze armate, che in genere prima di fare una manifestazione contro il governo di centrodestra ci pensano dieci volte.
Le Rdb-Cub hanno già tenuto la loro prima manifestazione e si preparano allo sciopero in autunno.
Protestano anche i sindacati autonomi meno ostili al centrodestra. La Confsal, con il suo segretario Marco Paolo Nigi, definisce "irricevibili" le proposte economiche del governo e conclude: "L'unica risposta obbligata è la mobilitazione immediata di tutti i lavoratori pubblici". L'Ugl di Renata Polverini avverte: "Si rischia il conflitto".
Carlo Podda stigmatizza le "comunicazioni ad effetto" di Brunetta (che ha ipotizzato di ricorrere alla Guardia di Finanza per stanare gli assenteisti) e commenta: "Siamo oltre la soglia del sopportabile, alla denigrazione ed alla lesione della dignità delle persone che lavorano al servizio dei cittadini e del Paese".
Il segretario della Cisl Rino Tarelli dichiara: "Il ministro deve rassegnarsi al fatto che il sindacato non intende seguirlo sulla strada dell’insulto e della provocazione".
E chissà cosa sta dicendo la vicina di casa di Renato Brunetta.
Il comportamento dei sindacati era tutto sommato comprensibile. Quando ti trovi di fronte un governo che ha ottenuto un pieno mandato dagli elettori e che comincia a lavorare, non ha alcun senso dichiarare guerre preventive: contano solo i fatti.
Ecco, adesso i fatti sono arrivati. Per i contratti si prevedono aumenti pari a metà dell'inflazione, in compenso si tagliano i premi di produttività e si bloccano le promozioni, le assunzioni dei precari sono rinviate all'anno del mai, si estende e appesantisce la trattenuta sulla malattia, le dotazioni finanziarie degli apparati statali vengono drasticamente ridimensionate, in qualche ministero si cominciano a contare gli esuberi, si parla di trasferimenti e licenziamenti.
La luna di miele fra governo e pubblico impiego è finita.
Dappertutto si annunciano manifestazioni, si diffondono volantini, si organizzano iniziative.
Il 28 luglio a Roma dovrebbe esserci una mobilitazione unitaria di Cgil Cisl Uil, che stanno pensando a una fiaccolata serale intorno al Colosseo.
Sempre il 28, il personale del ministero del Lavoro ha convocato assemblee unitarie cittadine all'esterno delle sedi di lavoro.
Già oggi pomeriggio i dipendenti del ministero della Salute protestano davanti a Montecitorio.
Il 24 mattina invece il presidio a Piazza Montecitorio lo faranno i dipendenti delle agenzie fiscali.
Al ministero dei Beni culturali il Consiglio Superiore ha approvato un documento contro i tagli agli investimenti in cultura, la Uil organizza per il 22 luglio una manifestazione nazionale nei musei e nelle biblioteche, il segretario Gianfranco Cerasoli appoggia il ministro ma lo invita a dimettersi se non otterrà un aumento delle risorse.
Lo stesso giorno, il 22, i lavoratori degli archivi notarili di Cgil Cisl e Uil organizzano un sit-in al ministero della Giustizia contro "i tagli indiscriminati a retribuzione e organici".
Per il ministero dello Sviluppo economico, dove si prevedono 700 posti di lavoro in meno, si mobilitano i segretari nazionali di categoria, che accusano il ministro Scajola e denunciano "l'attacco al lavoro pubblico". Assemblea dei lavoratori martedì.
Oggi sono in piazza persino polizia e forze armate, che in genere prima di fare una manifestazione contro il governo di centrodestra ci pensano dieci volte.
Le Rdb-Cub hanno già tenuto la loro prima manifestazione e si preparano allo sciopero in autunno.
Protestano anche i sindacati autonomi meno ostili al centrodestra. La Confsal, con il suo segretario Marco Paolo Nigi, definisce "irricevibili" le proposte economiche del governo e conclude: "L'unica risposta obbligata è la mobilitazione immediata di tutti i lavoratori pubblici". L'Ugl di Renata Polverini avverte: "Si rischia il conflitto".
Carlo Podda stigmatizza le "comunicazioni ad effetto" di Brunetta (che ha ipotizzato di ricorrere alla Guardia di Finanza per stanare gli assenteisti) e commenta: "Siamo oltre la soglia del sopportabile, alla denigrazione ed alla lesione della dignità delle persone che lavorano al servizio dei cittadini e del Paese".
Il segretario della Cisl Rino Tarelli dichiara: "Il ministro deve rassegnarsi al fatto che il sindacato non intende seguirlo sulla strada dell’insulto e della provocazione".
E chissà cosa sta dicendo la vicina di casa di Renato Brunetta.
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