FP CGIL LOMBARDIA
TRUFFA' ED OPPORTUNITA'
Nella condivisione totale di quanto espresso dalla collega Anna Greco, concordando nella lettura del delicato momento di transizione che stiamo attraversando, approfitto dell’occasione per riferirvi le mie riflessioni sulla riunione della Delegazione trattante nazionale per il Comparto ministeri penitenziario.
Prima però ritengo necessario partire dal momento storico che tutto l’assetto sindacale e sociale sta attraversando: è evidente che questo governo vuole smembrare pezzi del lavoro pubblico per renderli appetibili al business privato (il nostro Comparto non fa eccezione), realizzando cassa nell’intervento sui lavoratori pubblici, salvo mettere in crisi le stesse amministrazioni pubbliche che devono salassarsi per pagare le numerose visite fiscali causate dagli interventi della legge 133/08 (e non solo).
Le nostre prossime tredicesime ahimè non subiranno né interventi né integrazioni, come avevamo richiesto, con la restituzione del drenaggio fiscale.
Scendendo nei dettagli del nostro ambito, è dei giorni scorsi il grave cambiamento che si vuole applicare, solo per questioni di economicità, al settore minorile, assimilandolo a quello degli adulti, a cominciare dal passaggio del personale civile al Dipartimento Organizzazione Giudiziaria con la creazione di una Direzione Generale minorile. Da questo è facile prevedere il futuro assorbimento dei detenuti minori nelle carceri per adulti, con buona pace del trattamento personalizzato e della necessità di organizzare percorsi ad hoc in strutture dedicate.
Lo scenario si arricchisce poi di spinte rivendicative scomposte e coordinate da forze sindacali minoritarie che soffiano sulle divisioni e sul malcontento, umiliando i lavoratori con parallelismi assurdi e truffaldini allo scopo di rastrellare tessere e consensi.
Anche dai lavori svolti nei due incontri finora effettuati dalla delegazione trattante, è emerso il malessere dei posti di lavoro di tutti i lavoratori ministeriali (il penitenziario è sensibile alle lusinghe di ipotetici approdi al comparto sicurezza sul modello forestale come i giudiziari sono tesi a rivendicare la creazione di un dipartimento giudiziario; la sanità penitenziaria si avventura in quella pubblica in molte realtà senza “rete di protezione” e, ovunque, soffia il vento del corporativismo). La Delegazione Nazionale ha dunque ritenuto necessario assumere un preciso profilo di politica sindacale sull’argomento.
E’ stato infatti ribadito il fermo intento della FP CGIL di non cedere la dignità dei lavoratori a nessun prezzo, ritenendo quale unica possibilità di valorizzare le diverse figure professionali l’integrazione dell’articolato contrattuale: superamento dell’accordo sui buoni pasto, formazione professionale integrata con agenzie formative istituzionali (Università), riconoscimento dei crediti formativi finalizzato alla progressione in carriera, migliore trattamento accessorio e penalizzazioni alle amministrazioni che dilazionano i rimborsi dei lavoratori o non osservano gli accordi siglati per mobilità e straordinari, solo per citare alcuni aspetti suscettibili di integrazioni ed arricchimenti.
La FP CGIL non spinge gli operatori sulla china pericolosa dell’assimilazione al comparto sicurezza per una serie di motivi che nulla hanno a che vedere con le accuse di politicizzazione dell’azione sindacale: chi ci conosce sa che abbiamo scioperato contro Prodi, Berlusconi e quanti abbiano espresso difformità rispetto agli accordi presi. La CGIL non è un sindacato concertativo ad oltranza né di lotta aprioristica, è solo il sindacato dei lavoratori per i lavoratori.
Perché dunque questa avversione alla fusione del comparto ministeri al comparto sicurezza del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria? Perché anzitutto verrebbero perse una serie di prerogative tipiche del contratto privatistico del comparto Ministeri (possibilità di scioperare, di eleggere RSU, di svincolarsi dalla dipendenza gerarchica mantenendo quella funzionale), per entrare a costo zero (il solo che il bilancio nazionale può permettersi in questo momento) nella sicurezza… come hanno fatto del comparto forestale. Sapete come stanno il lavoratori di quel comparto? Né ministeriali né poliziotti ma sospesi in un limbo che, oltre a tanta incertezza lascia amarezza e peggiori condizioni di lavoro. O forse si preferisce l’inquietudine della sanità penitenziaria che ha un transito tumultuoso proprio per l’esiguità dei fondi messi a disposizione?
Si è riflettuto anche sul ragionamento che se tanta è la necessità di barattare identità e indennità in cambio dei diritti faticosamente maturati in linea con gli altri ministeri, perché non proporre un concorso interno, riservato ed agevolato per i dipendenti con un’anzianità minima, così da poter accedere effettivamente e completamente alle prerogative del comparto sicurezza?
In tutta questa confusione il nostro sindacato ha salda l’idea della tutela dei diritti e delle esigenze di tutte le parti sociali, dei diritti di cittadinanza degli utenti i servizi pubblici e dei lavoratori, di quelli penitenziari fra gli altri, e non intende lanciarli in avventure senza prospettive coerenti coi mandati istituzionali o prive di un complessivo, solido e convincente assetto finanziario e operativo. Si tratta dell’esistenza delle persone, non di una roulette in cui si gioca d’azzardo!!
Proprio su questo la Delegazione trattante ha pensato di intervenire: sulla valorizzazione delle professionalità esistenti attraverso il contratto integrativo e le nuove declatatorie professionali, stimolando la progressione attraverso periodiche e costanti ipotesi integrate da formazione professionale sia interna che esterna all’amministrazione di appartenenza e limitando per quanto possibile la discrezionalità del dirigente.
Quale potrebbe essere lo scenario senza questa proposta alternativa? Un carcere tutto polizia e ruolo tecnico sottoposto ad una dipendenza funzionale da chi?
Non è sufficiente la confusione tuttora vigente fra comandanti e dirigenti per l’esercizio del potere?
La lotta sarà dura, perché se c’è, come abbiamo visto, chi non sa o non vuole intervenire per evitare ogni progressione del potere d’acquisto dei salari, colpendo per reperire ciò che resta dei redditi fissi, c’è anche chi glli fa da spalla affievolendo la forza di aggregazione del sindacato ed accentuando le divisioni.
Questo l’unico obbiettivo visibile: economizzare sempre e comunque sul lavoro ammantandosi con coltri di ipocrisia e falsità.
Occorre invece attrezzarsi sui posti di lavoro per respingere questi ennesimi tentativi di parlare alla “pancia” dei lavoratori più che al loro cervello, e nello specifico porre in essere tutti quei collegamenti che serviranno a riequilibrare l’attività amministrativa e trattamentale penitenziaria.
Gli stipendi esorbitanti dei dirigenti, il miraggio della vice dirigenza, il bombardamento mediatico ed informatico cui siamo soggetti serve solo allo scopo di confondere ed illudere con false promesse, tanto più fraudolente quanto più avanzate con approssimazione da chi invece dovrebbe sentire tutto il peso della responsabilità di coordinare e guidare i lavoratori.
Noi, sono convinta, sapremo rispondere da lavoratori con dignità a queste lusinghe, forti di quello che abbiamo imparato anche, spesso, nella nostra vita sindacale con la nostra presenza ed il nostro impegno serio, sincero e costante; senza “effetti speciali” ma con leale, realistico ragionamento.
La Coordinatrice Regionale FP CGIL Lombardia
Comparto Penitenziario Ministeri
Barbara Campagna
Nella condivisione totale di quanto espresso dalla collega Anna Greco, concordando nella lettura del delicato momento di transizione che stiamo attraversando, approfitto dell’occasione per riferirvi le mie riflessioni sulla riunione della Delegazione trattante nazionale per il Comparto ministeri penitenziario.
Prima però ritengo necessario partire dal momento storico che tutto l’assetto sindacale e sociale sta attraversando: è evidente che questo governo vuole smembrare pezzi del lavoro pubblico per renderli appetibili al business privato (il nostro Comparto non fa eccezione), realizzando cassa nell’intervento sui lavoratori pubblici, salvo mettere in crisi le stesse amministrazioni pubbliche che devono salassarsi per pagare le numerose visite fiscali causate dagli interventi della legge 133/08 (e non solo).
Le nostre prossime tredicesime ahimè non subiranno né interventi né integrazioni, come avevamo richiesto, con la restituzione del drenaggio fiscale.
Scendendo nei dettagli del nostro ambito, è dei giorni scorsi il grave cambiamento che si vuole applicare, solo per questioni di economicità, al settore minorile, assimilandolo a quello degli adulti, a cominciare dal passaggio del personale civile al Dipartimento Organizzazione Giudiziaria con la creazione di una Direzione Generale minorile. Da questo è facile prevedere il futuro assorbimento dei detenuti minori nelle carceri per adulti, con buona pace del trattamento personalizzato e della necessità di organizzare percorsi ad hoc in strutture dedicate.
Lo scenario si arricchisce poi di spinte rivendicative scomposte e coordinate da forze sindacali minoritarie che soffiano sulle divisioni e sul malcontento, umiliando i lavoratori con parallelismi assurdi e truffaldini allo scopo di rastrellare tessere e consensi.
Anche dai lavori svolti nei due incontri finora effettuati dalla delegazione trattante, è emerso il malessere dei posti di lavoro di tutti i lavoratori ministeriali (il penitenziario è sensibile alle lusinghe di ipotetici approdi al comparto sicurezza sul modello forestale come i giudiziari sono tesi a rivendicare la creazione di un dipartimento giudiziario; la sanità penitenziaria si avventura in quella pubblica in molte realtà senza “rete di protezione” e, ovunque, soffia il vento del corporativismo). La Delegazione Nazionale ha dunque ritenuto necessario assumere un preciso profilo di politica sindacale sull’argomento.
E’ stato infatti ribadito il fermo intento della FP CGIL di non cedere la dignità dei lavoratori a nessun prezzo, ritenendo quale unica possibilità di valorizzare le diverse figure professionali l’integrazione dell’articolato contrattuale: superamento dell’accordo sui buoni pasto, formazione professionale integrata con agenzie formative istituzionali (Università), riconoscimento dei crediti formativi finalizzato alla progressione in carriera, migliore trattamento accessorio e penalizzazioni alle amministrazioni che dilazionano i rimborsi dei lavoratori o non osservano gli accordi siglati per mobilità e straordinari, solo per citare alcuni aspetti suscettibili di integrazioni ed arricchimenti.
La FP CGIL non spinge gli operatori sulla china pericolosa dell’assimilazione al comparto sicurezza per una serie di motivi che nulla hanno a che vedere con le accuse di politicizzazione dell’azione sindacale: chi ci conosce sa che abbiamo scioperato contro Prodi, Berlusconi e quanti abbiano espresso difformità rispetto agli accordi presi. La CGIL non è un sindacato concertativo ad oltranza né di lotta aprioristica, è solo il sindacato dei lavoratori per i lavoratori.
Perché dunque questa avversione alla fusione del comparto ministeri al comparto sicurezza del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria? Perché anzitutto verrebbero perse una serie di prerogative tipiche del contratto privatistico del comparto Ministeri (possibilità di scioperare, di eleggere RSU, di svincolarsi dalla dipendenza gerarchica mantenendo quella funzionale), per entrare a costo zero (il solo che il bilancio nazionale può permettersi in questo momento) nella sicurezza… come hanno fatto del comparto forestale. Sapete come stanno il lavoratori di quel comparto? Né ministeriali né poliziotti ma sospesi in un limbo che, oltre a tanta incertezza lascia amarezza e peggiori condizioni di lavoro. O forse si preferisce l’inquietudine della sanità penitenziaria che ha un transito tumultuoso proprio per l’esiguità dei fondi messi a disposizione?
Si è riflettuto anche sul ragionamento che se tanta è la necessità di barattare identità e indennità in cambio dei diritti faticosamente maturati in linea con gli altri ministeri, perché non proporre un concorso interno, riservato ed agevolato per i dipendenti con un’anzianità minima, così da poter accedere effettivamente e completamente alle prerogative del comparto sicurezza?
In tutta questa confusione il nostro sindacato ha salda l’idea della tutela dei diritti e delle esigenze di tutte le parti sociali, dei diritti di cittadinanza degli utenti i servizi pubblici e dei lavoratori, di quelli penitenziari fra gli altri, e non intende lanciarli in avventure senza prospettive coerenti coi mandati istituzionali o prive di un complessivo, solido e convincente assetto finanziario e operativo. Si tratta dell’esistenza delle persone, non di una roulette in cui si gioca d’azzardo!!
Proprio su questo la Delegazione trattante ha pensato di intervenire: sulla valorizzazione delle professionalità esistenti attraverso il contratto integrativo e le nuove declatatorie professionali, stimolando la progressione attraverso periodiche e costanti ipotesi integrate da formazione professionale sia interna che esterna all’amministrazione di appartenenza e limitando per quanto possibile la discrezionalità del dirigente.
Quale potrebbe essere lo scenario senza questa proposta alternativa? Un carcere tutto polizia e ruolo tecnico sottoposto ad una dipendenza funzionale da chi?
Non è sufficiente la confusione tuttora vigente fra comandanti e dirigenti per l’esercizio del potere?
La lotta sarà dura, perché se c’è, come abbiamo visto, chi non sa o non vuole intervenire per evitare ogni progressione del potere d’acquisto dei salari, colpendo per reperire ciò che resta dei redditi fissi, c’è anche chi glli fa da spalla affievolendo la forza di aggregazione del sindacato ed accentuando le divisioni.
Questo l’unico obbiettivo visibile: economizzare sempre e comunque sul lavoro ammantandosi con coltri di ipocrisia e falsità.
Occorre invece attrezzarsi sui posti di lavoro per respingere questi ennesimi tentativi di parlare alla “pancia” dei lavoratori più che al loro cervello, e nello specifico porre in essere tutti quei collegamenti che serviranno a riequilibrare l’attività amministrativa e trattamentale penitenziaria.
Gli stipendi esorbitanti dei dirigenti, il miraggio della vice dirigenza, il bombardamento mediatico ed informatico cui siamo soggetti serve solo allo scopo di confondere ed illudere con false promesse, tanto più fraudolente quanto più avanzate con approssimazione da chi invece dovrebbe sentire tutto il peso della responsabilità di coordinare e guidare i lavoratori.
Noi, sono convinta, sapremo rispondere da lavoratori con dignità a queste lusinghe, forti di quello che abbiamo imparato anche, spesso, nella nostra vita sindacale con la nostra presenza ed il nostro impegno serio, sincero e costante; senza “effetti speciali” ma con leale, realistico ragionamento.
La Coordinatrice Regionale FP CGIL Lombardia
Comparto Penitenziario Ministeri
Barbara Campagna
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