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mercoledì 3 dicembre 2008

Giustizia: il "metodo Brunetta", per il personale penitenziario?

di Emilio Gioventù

Italia Oggi, 3 dicembre 2008

Cercasi disperatamente personale per gli istituti di pena italiani. Agenti di polizia penitenziaria e personale civile scarseggiano. Ci vorrebbe un colpo alla Renato Brunetta per ovviare all’impossibilità di fare nuove assunzioni. Magari un bel trasferimento d’ufficio di personale in esubero della Pa lì dove ci sono posti da coprire oppure il ricorso a "processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative".

E a questo che vorrebbe aggrapparsi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quando si mette di impegno a rispondere a due interrogazioni sull’argomento presentate dai deputati Franco Ceccuzzi del Pd e da Tommaso Foti del Pdl. Il primo, nell’interrogazione cita stime di Cgil e Cisl che indicano "una carenza di organico del 30% per quanto riguarda la polizia penitenziaria e del 75% per le aree pedagogica, amministrativa e contabile".

Alfano risponde per iscritto: "Per sopperire alle esigenze di servizio la direzione è stata supportata dal provveditorato competente attraverso l’assegnazione di 46.856 ore di straordinario, con un evidente incremento rispetto al biennio precedente il cui monte ore si attestava mediamente intorno alle 42 ore".

Intanto, in attesa di poter procedere a nuove assunzioni, tocca affidarsi al "recupero e alla razionalizzazione delle risorse umane esistenti, attraverso processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative", è la risposta di Alfano che si ripete anche nella replica a Tommaso Foti che passa ai raggi X le carenze d’organico in 13 istituti penitenziari dell’Emilia Romagna.

E qui, leggendo la risposta di Alfano, il pensiero va appunto a Brunetta quando si legge che il Dap (il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria) "mediante l’adozione di provvedimento di mobilità ordinaria ha incrementato il personale" per le sedi di Bologna, Ferrara, Piacenza e Parma. Anche questa volta Alfano torna a ribadire che in attesa di poter assumere nuove unità si potrebbe pensare a motivare i dipendenti, magari adottando "sistemi di sorveglianza nuovi, capaci di valorizzare la flessibilità del servizio istituzionale" e soprattutto "in grado di assorbire meglio il maggiore carico di lavoro determinato dalla crescita della popolazione detenuta".

Colpi di professionalità creativa a parte, resta in generale il problema della carenza di organico nell’amministrazione penitenziaria. Secondo gli ultimi dati statistici forniti mancherebbero all’appello poco meno di 2.000 agenti e assistenti e una ventina di ispettori di polizia penitenziaria. Così come all’appello mancherebbe più di un migliaio di personale cosiddetto civile, ovvero di competenza ministeriale.