L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 12 novembre 2009

Idee di riforma per migliorare il sistema penitenziario

di Riccardo Arena

www.radiocarcere.com, 11 novembre 2009

Riformare la giustizia. È la frase che va più di moda. La più in voga. Frase abusata. Che non considera il sistema giustizia nel suo insieme. Si parla di riforma del processo penale, e si pensa solo ad interventi settoriali e non complessivi. La prescrizione. Si parla del sovraffollamento nelle galere e si discute solo dei contenitori e non dei contenuti. Le nuove carceri. Del tutto assente è un approccio riformatore che consideri la complessità del sistema giustizia. Un sistema composto da aspetti strettamente connessi. Processo e pena. Accertamento della responsabilità e sanzione.

Prima di parlare di nuove regole per la prescrizione, si dovrebbe discutere su un nuovo modello processuale che abbia due principali obiettivi. Una decisione in tempi rapidi. Una decisione giusta.

Così, prima di parlare della costruzione di nuove carceri, si dovrebbe discutere della chiusura di quelle vecchie. Visto che il 20% delle strutture è stato costruito tra il 1200 e il 1500, e il 60% tra il 1600 e il 1800. Alla faccia della modernità. E, visto che ci siamo, sarebbe anche più intelligente pensare di costruire non nuove carceri tutte uguali tra loro, ma carceri nuove e diverse. Strutture modellate sulla persona detenuta. Alberghi sicuri per chi è in attesa di giudizio e non è pericoloso. Carceri-fabbrica per chi è condannato. Carceri-comunità, per chi è tossicodipendente. Carceri diverse pensate per far uscire una persona detenuta migliore e non peggiore rispetto a quando è entrata.

Allo stesso tempo occorrerebbe riflettere sulle ricadute che il processo penale ha sul carcere. Un processo che oggi, oltre all’ammenda, prevede come principale sanzione la detenzione. Un’unica pena per sanzionare persone diverse tra loro, che hanno commesso diversi reati. Occorre invece pensare ad un nuovo sistema sanzionatorio.

Più che depenalizzare, sarebbe utile riflettere sulla necessità di fornire al giudice di primo grado sanzioni diverse dal carcere. Sanzioni, esecutive in primo grado, che vanno dalla pena pecuniaria, ai lavori socialmente utili, fino all’applicazione delle misure alternative. Sanzioni diverse dal carcere, da applicare caso per caso, in base alla loro idoneità a punire il singolo condannato. Pene tagliate su misura della persona condannata.

Esemplare quanto già oggi si sta attuando nel Tribunale di Milano. L’imprenditore patteggia una pena detentiva minore, versando un’ingente somma di denaro. Una pena pecuniaria severa, che servirà anche a risarcire eventuali vittime. Si tratta di milioni di euro. La pena peggiore per chi lavora col denaro.

Ma si sa, le riforme producono i loro effetti a medio o a lungo termine. E allora che fare nelle carceri dove nel frattempo ci sono sempre più detenuti? Occorre tenere fermo il livello di sovraffollamento, evitare che aumenti. Fissato un livello massimo di persone condannate, si dove fare una scelta operata caso per caso. Far uscire chi ha scontato gran parte della pena ed è meno pericoloso.

Scelta questa che andrebbe operata, non in base al reato commesso, ma in base alla concreta pericolosità della persona. Nessuna impunità. Ma un meccanismo virtuoso che consentirebbe di far entrare in carcere chi invece deve scontare una pena ed è pericoloso.